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Bersani avverte Monti: “Riforma del lavoro insieme, oppure…”

Il segretario del Pd replica alla frecciata del premier che da Tokyo aveva parlato del basso consenso per i partiti: “O convinciamo insieme il Paese o il Paese ci prende a cazzotti, tecnici e politici”. Poi le critiche sul “problema di costituzionalità” della riforma del lavoro.
A cura di Biagio Chiariello
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O politici e tecnici insieme o cazzotti

Continua il viaggio di Mario Monti in Estremo Oriente. Dopo Seoul (dove si è reso protagonista del caso della telefonata con Cicchitto), oggi è stata la volta di Tokyo. Anche nella capitale del Giappone, il Presidente del Consiglio ha toccato il tema più sentito e discusso delle ultime settimane: la riforma del lavoro. Un provvedimento voluto dagli italiani, che hanno capito «come sia un passo necessario nell'interesse dei lavoratori» secondo il Professore, che nelle sue dichiarazioni non ha risparmiato qualche frecciata nei confronti dei partiti che non avrebbero il «consenso» cittadino a differenza del Governo. Punto di vista che non è stato molto gradito a Pier Luigi Bersani che da Lisbona ha replicato alla stoccata di Monti. «Quando sento la parola "partiti" non mi trovo. Io ho un nome e un cognome e mi chiamo Pd» spiega Bersani, in quella che ha tutta l'aria di essere una richiesta al premier di mettere i puntini sulle "i" e chiarire con chi ce l'ha.

Ma meglio evitare le polemiche e risolvere i problemi di «un Paese ammaccato e profondamente segnato dalla crisi e dagli effetti delle politiche di risanamento» dice Bersani. La soluzione? «O politici e tecnici convincono insieme il Paese o sotto la pelle del Paese ce ne è abbastanza per prendere a cazzotti politici e tecnici». Se non fosse già chiaro, il presunti conflitto tra politica e tecnica è «stucchevole», come «il battibecco tra i polli di Renzo». Bersani afferma che spesso la gente gli chiede notizie sull'operato dell'esecutivo. Da quei dialoghi lui ci ha tratto delle conclusioni: «o ci salviamo insieme o non si salva nessuno perché rischiamo, se non facciamo correzioni di cadere in un meccanismo di avvitamento tra risanamento e recessione». 

Ma per quanto Bersani porga un mano al governo dei Professori, non può esimersi dal criticare la riforma del lavoro così com'è stata portata avanti dal Governo stesso: «Non sono un costituzionalista, ma credo che chiunque veda che un problema di costituzionalità c'è.» Il riferimento è certamente agli annunciati licenziamenti per motivi economici. E le critiche alla coppia Monti-Fornero non si fermano qui.  Contestata anche la base del pensiero del governo sull'articolo 18, che peraltro lo stesso premier aveva in qualche modo ribadito in un'altra dichiarazione dal Giappone («Le imprese hanno paura di assumere perché è molto difficile licenziare, anche per ragioni economiche»). Ma Bersani non ci crede: «Non è vero, stiamo parlando di cose di cui non si conosce la concretezza. Non credo che non si assuma perché non si licenzia abbastanza».

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