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Azzollini: un voto di “coscienza” sporca e il rottamatore diventa un rigattiere

Azzollini viene salvato dal PD che smentisce sé stesso nella Giunta delle elezioni. Destra o sinistra non conta: vale solo il potere “ricattatorio” nei confronti del governo di turno. E così il rottamatore Renzi è finito rigattiere di vecchissimi arnesi della Prima Repubblica.
A cura di Giulio Cavalli
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Quando si alza il fragore conviene fermarsi e aspettare che si posi la polvere. Perché il caso del salvataggio del Senatore Antonio Azzollini è molto peggio di quello che sembra. Ma andiamo con ordine:

Per salvare Azzollini (come per gli altri inguardabili "salvataggi" passati) si è fatto leva sull'articolo 68 della Costituzione che dice "I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza". L'articolo della Costituzione (poi lievemente modificato) era stato pensato per proteggere le idee e i comportamenti dei Parlamentari senza che incorressero in un arresto strumentale per l'eliminazione politica di una "parte" non gradita al potere. Praticamente una legge che garantisce il diritto di idee oggi è diventata un'autorizzazione all'impunità. Ditemi chi potrebbe avere "fumus persecutionis" nei confronti di un Azzollini praticamente inesistente nell'olimpo delle "grandi battaglie" di questi ultimi anni.

La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è l'organo che, tra le altre cose, il dovere di valutare le richieste di arresto della Magistratura nei confronti dei parlamentari. È, in pratica, il luogo di approfondimento e discussione per sviscerare gli atti giudiziari e valutare eventuali atteggiamenti persecutori della magistratura. La Giunta aveva espresso voto favorevole all'arresto di Azzollini, inclusi i membri del PD e con parere favorevole ha passato la votazione finale al Senato. Quando il vicepresidente del PD Lorenzo Guerini abbozza una misera difesa dicendo che "chi ha votato contro l'arresto ha letto le carte" sta dichiarando che i membri della Giunta (anche del suo stesso partito) sono stati quindi superficiali, ignoranti e inadatti al proprio ruolo. Fate voi.

Il Nuovo Centro Destra (di cui Azzollini fa parte) è un partito con percentuali da brufolo ma è fondamentale per la tenuta del Governo Renzi, soprattutto al Senato. Alfano, Formigoni e compagnia cantante sono riusciti ad applicare la vecchia "teoria dei due forni" di andreottiana memoria per cui ci si allea mica per idee o ideologia (figurati…) ma con chi ha più bisogno di te. Destra o sinistra non conta: vale solo il potere "ricattatorio" nei confronti del governo di turno. E così il rottamatore Renzi è finito rigattiere di vecchissimi arnesi della Prima Repubblica.

Per la prima volta si spaccano pubblicamente anche i renziani: la Serracchiani dice ai giornali di vergognarsi del voto e aggiunge che il PD dovrebbe delle scuse ai suoi elettori. Ma ad un occhio più attento non sfuggirà che dopo l'uscita dal PD di Civati e di Fassina c'è urgenza di trovare una controparte che finga un'opposizione interna per gestire il consenso. Come la vecchia tecnica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Insomma leniscono con le parole i fattacci compiuti. Ma funziona sempre meno. Sempre meno.

Il voto su Azzollini è la plastica rappresentazione del fallimento della narrazione renziana: dopo anni passati ad accusare Bersani di "mollezza" alla guida oggi Matteo Renzi riesce ad infilare un filotto da brividi passando dall'intercettazione (guarda caso già scomparsa) in cui macchina vigliaccamente contro Letta a braccetto di Berlusconi, al garantismo di marmo per il padre e i componenti del proprio governo, alle uscite spericolate contro i "suoi" Crocetta e Marino, all'adulterio mal nascosto che consuma con Verdini fino al voto di ieri degno del più splendente berlusconismo. Se ci fosse il vecchio Renzi contro questo Renzi, imperverserebbe su tutti i canali televisivi. E invece gioca a biliardino, lui.

Intanto il centrodestra (quello vecchio e quello nuovo) e la Lega Nord hanno la strada spianata: con un Governo del genere è inevitabile che Renzi e il PD si usurino velocemente. I nemici di Renzi non hanno nemmeno bisogno di agire, l'autodistruzione del PD sta avvenendo da sola (come già da tempo) e il giovane Renzi non ha in più in mano l'arma delle "elezioni subito". E così si aggrappa alla sedia. Come un De Mita qualsiasi.

Altro che 40%.

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