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Ecco perché alcuni utenti di Facebook aggiungono una N al nome

La mobilitazione sui social network è in solidarietà dei cristiani di Mosul, in Iraq, cacciati dalle forze islamiste dell’Isis: per questo molti utenti cattolici aggiungono la “N” (iniziale di Nazareno) al proprio nome.
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Forse vi siete accorti che tra i vostri amici di Facebook qualcuno ha aggiunto una “N” al proprio nome. Quindi, Mario Rossi è diventato “Mario N Rossi” e Luigi Bianchi “Luigi N Bianchi”. Non è né un virus, né un vezzo, ma una testimonianza di solidarietà ai cristiani di Mosul, in Iraq, scacciati dalla città dalle forze islamiste dell’ISIS, che sostengono che non ci sia spazio per non musulmani nelle terre sotto il loro controllo. Neppure a Mosul, città in cui la prima comunità cristiana si formò già nel secondo secolo dopo Cristo ed in cui un vescovo cattolico è presente da 1.500 anni.

L'attacco dei fondamentalisti islamici ai cristiani

Come, ai tempi di Mosè, gli ebrei segnarono le porte delle loro case con il sangue di agnello per proteggere chi vi abitava dalla furia di Dio, pronto ad uccidere tutti i primogeniti per convincere il faraone a liberare gli schiavi ebrei e lasciarli andare via dall’Egitto, così oggi i fondamentalisti tornano a segnare le case dei cristiani. Non per salvarli, ovviamente, ma per additarli pubblicamente come infedeli e traditori. I nazisti, d’altronde, facevano la stessa cosa con ebrei, testimoni di Geova ed omosessuali, obbligandoli a portare un pezzo di stoffa che simboleggiasse il loro credo o la loro condizione. Sulle porte dei cristiani di Mosul, gli islamisti segnano una “N”, che è l’iniziale del Nazareno, Gesù Cristo. Senza tante storie, nel giro di pochi giorni, Mosul, che fino a pochi anni fa contava quasi tre milioni di abitanti, è diventata una città completamente “decristianizzata” nella quasi totale indifferenza delle istituzioni internazionali, troppo impegnate ad interrogarsi sui massacri nella striscia di Gaza per occuparsi della carneficina, con molte più vittime, nel nord dell’Iraq, lo stesso Iraq in cui oggi emergono i risultati della “esportazione armata della democrazia”. Gli osservatori internazionali lo hanno certificato: a Mosul non vive ormai nemmeno più un cristiano. Era rimasta solo una donna disabile, a cui gli islamisti dell’ISIS, che vorrebbero partire dall’Iraq per riunire tutti i Paesi musulmani sotto la bandiera di un unico califfato, hanno fatto sapere che le avrebbero tagliato la testa se non se ne fosse andata. Qualche anima buona l’ha poi portata via con sé.

Se l’Onu non si muove, prova a farlo il popolo di Facebook. Il tam tam mediatico funzionicchia (perché, si sa, difendere i cristiani non è poi una cosa così trendy) e decine di migliaia di persone, in Italia come nel mondo, hanno già aggiunto la N al proprio contatto. È una scelta che non può essere modificata, almeno per un po’: il social network di Mark Zuckerberg, infatti, non consente di ricambiare il proprio nome per almeno un mese.

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