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Usa, Trump allarga il Muslim Ban: nella lista nera anche Corea del Nord e Venezuela

Dal prossimo 18 ottobre anche i cittadini della Nord Corea, del Venezuela e del Ciad saranno nella lista nera del Muslim Ban, provvedimento per i cittadini che non possono entrare negli Stati Uniti. Il Muslim ban diventa a tempo indefinito ma perde così la sua caratteristica discriminatoria su base religiosa.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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Non più sei Paesi nella "lista nera" del Muslim Ban del presidente Donald Trump, la norma che vieta l'ingresso nel suolo statunitense ad alcune nazionalità. Il provvedimento assume nuove caratteristiche e non riguarda soltanto Paesi a maggioranza musulmana ma anche la Corea del Nord, il Venezuela e il Ciad. L'elenco dei Paesi si allarga e diventa inoltre a tempo indeterminato. A essere interessati dal provvedimento, che entrerà in vigore dal 18 ottobre prossimo, saranno Iran, Libia, Siria, Yemen, Somalia, Ciad, Corea del Nord e Venezuela. Ad uscire dalla lista è invece il Sudan.

Quest'ultimo ordine esecutivo avrà una durata indefinita e a differenza di quello precedente non riguarderà esclusivamente Paesi a maggioranza musulmana.

Fin dalla sua prima emanazione, il provvedimento di Trump era stato contestato da diversi giudici proprio per una questione di incostituzionalità dal momento che avrebbe colpito la popolazione sulla base di una discriminazione religiosa; aveva causato anche molti disordini negli aeroporti, con attivisti e avvocati schierati dalla parte dei cittadini, perché il Muslim Ban riguardava anche chi aveva un visto o un permesso per rimanere legalmente negli Stati Uniti. Diversi giudici lo avevano contestato e ora si deve esprimere la Corte Suprema, massimo organo giudiziario americano. Anche aziende e imprese avevano criticato il provvedimento. La Corte suprema si era però espressa parzialmente con la decisione di limitare gli ingressi a chi (provenendo da da Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen) non avesse legami con una persona o con una entità negli Usa. In sostanza non toccava chi aveva parenti stretti, o era già stato ammesso per lavoro o per motivi di studi.

L'ordine esecutivo nella sua prima versione coinvolgeva sette Paesi. Infatti il veto riguardava Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen per 90 giorni e proibiva gli ingressi per 120 giorni ai rifugiati, mentre i richiedenti asilo siriani erano stati bloccati a tempo indeterminato. Nella seconda versione veniva escluso l'Iraq e la concessione di visti per gli ingressi riguardava Somalia, Iran, Sudan, Libia, Yemen, Siria, con il blocco temporaneo di tutti i rifugiati.

La stampa, tra cui il Washington Post, avevano ampiamente dimostrato come il provvedimento qualora fosse stato già attivo in passato nulla avrebbe potuto fare per evitare attacchi terroristici, come quello dell' 11 settembre. Infatti la tragedia del 2001 fu opera di 19 persone di cui nessuna proveniva da un Paese della "lista nera" di Trump.

Ora con questa nuova versione del Muslim Ban la situazione sembrerebbe cambiare. Infatti aggiungendo il Paese nordcoreano e il Venezuela non si può più parlare di atto persecutorio su base religiosa, etnica o ideologica e la motivazione ufficiale per applicarlo rimane apparentemente quella di sicurezza nazionale. Pertanto chi ha già intentato un ricorso dovrà iniziare l'iter da capo e chi volesse farlo da ora dovrà utilizzare motivazioni diverse. Magari, come si sostiene anche su Repubblica, il nuovo Muslim Ban è stato forse pensato da Donald Trump proprio per aggirare tutti i ricorsi e la Corte Suprema che non ha ancora espresso in merito un giudizio definitivo.

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