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Unioncamere: nel 2012 chiuse mille imprese al giorno

Il Nord Est è l’area più colpita. Andò peggio solo nel 2009. Squinzi (Confindustria): “CGIL non è ostacolo per la crescita, siamo nella tempesta perfetta e dobbiamo remare nella stessa direzione”
A cura di Davide Falcioni
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Confindustria - Scenari Economici

Mille imprese al giorno hanno chiuso i battenti nel 2012. E' il dato sconvolgente comunicato da Unioncamere, conseguenza dalla crisi economica in cui versa il Paese. Per l'esattezza nell'anno appena concluso si sono registrate 364.972 chiusure (+24mila sul 2011) a fronte di 383.883 aperture (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011). Il saldo tra entrate e uscite è quindi positivo per 18.911 unità, ma andò peggio solo nel 2005.

Non è tuttavia la prima volta che chiudono le saracinesche 1000 imprese al giorno: andò così anche nel 2007, 2008 e nell'annus horribilis 2009, il peggiore in assoluto. In quei casi, però, le iscrizioni avevano abbondantemente superato le 400mila unità. Tornando allo scorso anno: la ricerca di Unioncamere evidenzia come si sia ristretto ulteriormente (-6.515 imprese) il tessuto imprenditoriale dell'industria manifatturiera, trascinato dalla forte contrazione dell'artigianato, che chiude l'anno con 20.319 imprese in meno, quello delle costruzioni (-7.427) e dell'agricoltura (-16.791). Il conto più salato del 2012 lo paga il Nord che perde complessivamente circa 6.600 imprese, i tre quarti delle quali (poco meno di 5mila unità) nel solo Nord-Est.

Secondo Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, per arginare la "tempesta perfetta" in cui navighiamo serve un "nuovo miracolo italiano". E sul ruolo della CGIL, accusata di frenare la crescita, ha detto: "So che anche la Cgil sta per presentare un suo documento programmatico:  non ne conosco ancora i contenuti, ma quello che vorrei ricordare è che siamo tutti sulla stessa barca, quindi dobbiamo metterci tutti a remare nella stessa direzione. Io mi auguro che si ritrovi quella coesione che ha permesso alla nostra nazione di uscire dalla crisi della seconda guerra mondiale e di diventare una delle cinque potenze economiche più forti".

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