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Turchia censura Dario Fo ma per lui «È come vincere il secondo Nobel»

Il governo turco di Erdogan censura le opere teatrali di Dario Fo, accanto a quelle di Shakespeare, Cechov e Brecht, perché ritenute non rappresentative del loro paese ma per l’artista è un onore.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Dario Fo
Un ritratto di Dario Fo

Il nostro Dario Fo è scivolato nel libro nero di Erdogan. Il governo turco ha dichiarato che le sue opere non identificherebbero lo spirito nazionale del paese, pertanto il Turkish State Theatres ha deciso di bandirle mettendole all’indice. Dario Fo non è sorpreso né risentito. Anzi si sente quasi onorato del discrimine subito. «È come vincere il secondo Nobel»  dice e rincara la dose con il suo tipico umorismo «Sono tutti morti tranne me, speriamo che Erdogan non lo venga a sapere».

Nel libro nero di Erdogan anche Shakespeare, Cechov e Brecht

Sì perché le sue opere teatrali sono state censurate accanto a quelle di Shakespeare, Cechov e Brecht. Si sente in buona compagnia Dario Fo al fianco di questi grandi nomi, al punto di voler ringraziare direttamente Erdogan, afferma con ironia.

Sono onorato. Manderò una lettera di ringraziamento a Erdogan per avermi inserito in un così nobile consesso.

L'artista specifica che essere ritenuti pericolosi culturalmente sia un privilegio. 

Quando si fa dell’autarchia culturale è un triste segno. Quando ci si accanisce contro il teatro, contro la cultura vuol dire che si ha paura del punto di vista degli altri. Sono fiero di essere ritenuto pericoloso anche da quelle parti. Per mestiere ho sempre rotto le scatole a tutti, per decenni in Italia in epoca Dc sono stato censurato, bandito dalle chiese e dalle Tv. Che quelle mie pièce siano ancora urticanti per qualcuno mi rende felice.

Censurare le nostre opere vuol dire censurare la cultura democratica occidentale e dunque la democrazia stessa. Aggiunge Dario Fo mettendo in risalto il senso di mercificazione che al giorno d'oggi si prova quando si parla di cultura, sopratutto in relazione alla Turchia:

Il riferimento allo “spirito nazionale turco” è poi davvero incomprensibile. Forse vogliono ridurre il teatro e la letteratura a un prodotto Dop come il formaggio.

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