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Travolto e ucciso dopo un folle inseguimento da due rom: i funerali di Duccio, lutto a Firenze

“Adesso è il tempo del pieno silenzio”, ha detto don Gabbricci durante l’omelia tenutasi nella chiesa di Santa Maria a Cintoia a Firenze. I due rom restano in carcere: “Sapevano di poter uccidere. Son dotati di un’altissima capacità criminale” dice il gip nell’ordinanza.
A cura di Biagio Chiariello
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In una chiesa gremita di gente, quella di Santa Maria a Cintoia a Firenze, si sono tenuti i funerali di Duccio Dini, il ragazzo di 29 anni travolto e ucciso domenica scorsa al termine di un folle inseguimento tra auto nella zona dell'Isolotto, in via Canova. Ad officiare la messa don Massimiliano Gabbricci. “Adesso è il tempo del pieno silenzio. Poi verrà il tempo della giustizia, ma non della vendetta", ha detto il prete nel corso dell'omelia, elogiando la famiglia del giovane che ha chiesto rispetto per il proprio dolore e deciso di tenere i funerali in forma strettamente privata. Come ha riportato l'Ansa, i familiari hanno deciso di annullare la fiaccolata che doveva tenersi ieri sera nel quartiere alle 21, per evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione. "La famiglia e gli amici più stretti di Duccio Dini, in questo momento di dolore, stanno pensando solo a ricordarlo e a commemorarlo. Per questo si dissociano da qualsiasi tipo di iniziativa (fiaccolata, pagine Facebook o manifestazioni) non indetta dagli stessi", le parole rivolte dai più stretti familiari all’agenzia di stampa. A dare l'ultimo saluto a Duccio e le condoglianze alla famiglia questa mattina è arrivato anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Presente ai funerali il sindaco di Firenze, Dario Nardella che ha proclamato una giornata di lutto cittadino. "Firenze è unita più che mai nell’abbracciare la famiglia e gli amici di Duccio. Questo è il giorno del cordoglio. Ciao Duccio", ha scritto su Facebook il primo cittadino.

I rom che hanno investito Duccio "sapevano di poter uccidere"

Amet Remzi e Mustafa Dehran, i due rom arrestati per la morte di Duccio Dini, per il gip del Tribunale di Firenze sono "pericolosi",  dotati di "un'altissima capacità criminale con la totale e sistematica inosservanza delle più elementari regole del vivere civile". Soprattutto erano consapevoli che potevano uccidere qualcuno percorrendo a tutta velocità le strade urbane. È quanto spiegato dal gip nell’ordinanza che dispone nei loro confronti la misura della custodia cautelare in carcere, confermando l’accusa di omicidio volontario per dolo eventuale avanzata dalla procura. “Ci troviamo in presenza di persone sedicenti, prive di fissa dimora, totalmente carenti di occupazione e sprovviste di altri redditi leciti, dediti all’attività criminale per trarre le loro fonti di sopravvivenza, adusi all’utilizzo di alias” spiega il giudice Angelo Antonio Pezzuti nell’evidenziare il pericolo di commettere altri reati è dato anche dall'esame della personalità dei due nomadi: “La pericolosità degli indagati risulta inoltre evidente sulla base dei precedenti penali. Amet Remzi risulta aver vari precedenti tra cui quello di riduzione in schiavitù e di furto, Mustafa Dehran risulta invece essere già stato condannato in almeno tre occasioni per rapina”, si legge ancora nel documento. Remzi e Dehran avrebbero accettato il rischio di travolgere qualcuno nella loro folle corsa, come poi è realmente accaduto. Il giudice parla infatti di "totale noncuranza" e della "piena accettazione del rischio di un incidente" in "pieno giorno, con relativo traffico veicolare sostenuto, in circuito stradale urbano ad alta densità di percorrenza".

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