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Thailandia, i 12 ragazzi bloccati nella grotta sono vivi ma “ci vorranno mesi per liberarli”

I 12 giovani calciatori ritrovati dopo 9 giorni in una grotta della Thailandia, dove si erano persi con il loro allenatore, stanno bene ma ci vorranno “probabilmente almeno quattro mesi per tirarli fuori da lì”. Lo affermano i responsabili delle squadre di soccorso, secondo i quali le operazioni potranno cominciare solo “quando il gruppo sarà tornato al cento per cento delle forze”.
A cura di Ida Artiaco
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I dodici giovani calciatori thailandesi bloccati da ormai nove giorni con il loro allenatore 25enne in una grotta a Nord del paese asiatico sono vivi, ma probabilmente ci "vorranno mesi per salvarli". L'annuncio è arrivato direttamente dall'esercito di Bangkok, a poche ore dalla notizia del loro ritrovamento, mentre continuano, per il momento con scarso successo, i tentativi di svuotare l'acqua che ha inondato la grotta Tham Luang, dove si erano persi, con enormi pompe installate dai soccorritori.

I protagonisti della vicenda, tutti di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, dovranno essere addestrati nei prossimi giorni alle immersioni durante tutta la stagione delle piogge, che termina a novembre, e attendere che il rischio di precipitazioni scenda. Per questo si pensa che i tempi di recupero siano piuttosto lunghi. Per di più, le operazioni per riportarli in superficie potranno cominciare solo quando "il gruppo sarà tornato al cento per cento delle forze".

"Non importa quanto tempo ci vuole, anche un mese. Non c'è fretta", hanno sottolineato i responsabili delle squadre di soccorso. Intanto, la fatica e la fame cominciano a farsi sentire. Era il 23 giugno scorso quando si sono perse le tracce del gruppo, prima di essere rintracciato all'interno della grotta inondata dall'acqua, e dove sono tutt'ora bloccati. "Che giorno è oggi?" "Mangiare, mangiare" sono le prime parole che i ragazzi hanno detto ai soccorritori. Nelle immagini, riprese da uno dei due speleologi britannici che per primi hanno trovato la squadra in vita assieme al loro allenatore, si vedono alcuni ragazzini rispondere in inglese elementare alle loro domande e avanzare piccole richieste. Fino a quando non saranno sani e salvi e non potranno rivedere la luce del sole, saranno nutriti e assistiti senza interruzioni, anche psicologicamente. Numerosi medici si sono già detti disponibili a trascorrere periodi con loro nel punto rialzato dove hanno trovato rifugio.

I soccorritori hanno portato nella zona protetta anche centinaia di bombole di ossigeno e stanno tentando di far arrivare cavi elettrici che consentano di avere luce e un collegamento con le famiglie. Al campo base della grotta dove si trovano i 12 ragazzini e il loro allenatore sono anche arrivate scorte di cibo per quattro mesi, nella speranza che si tratta solo di una precauzione.

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