Guglielmo Scilla, un racconto onesto: “Mi dissero che il coming out non avrebbe aiutato a fare cinema”

La carriera tra social e teatro, il difficile momento in cui è stato operato alle corde vocali, il coming out, la fine dell’ultima relazione importante e la ricerca della persona giusta: Guglielmo Scilla (Willwoosh) si racconta a Fanpage.it.
A cura di Giusy Dente
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Guglielmo Scilla ha cominciato a farsi notare sui social col nome Willwoosh quando ancora non si parlava di influencer e content creator. Semplicemente, non esistevano e non esisteva TikTok, non c'erano i trend, non c'erano i balletti virali. "All'epoca" (e si tratta di appena una decina anni fa) c'erano gli Youtuber che portavano sulla piattaforma i loro video pieni zeppi di inventiva e creatività. Per vincere la competizione dovevi differenziarti, essere riconoscibile, fare qualcosa di diverso o comunque farlo in modo unico, come nessun altro. Non c'era la rincorsa della tendenza del momento, come accade oggi. Il panorama è completamente cambiato e lui ne ha visto tutta l'evoluzione, ma nel frattempo ha sperimentato anche cinema, radio e teatro, mantenendo intatta la voglia di comunicare e di farlo a proprio modo, senza somigliare a nessuno né accettare compromessi. Guglielmo Scilla, semplicemente, è cresciuto come persona e come professionista e con lui anche quei ragazzini che guardavano divertiti le sue parodie e le sue imitazioni su Youtube, ma che oggi continuano a seguirlo con affetto nei nuovi progetti. Sta per tornare nuovamente in tour con Avanguardia Pura, lo spettacolo scritto a quattro mani con l'amica e collega Camilla Boniardi (Camihawke): saranno a teatro dall'1 ottobre al 30 ottobre. Willwoosh a Fanpage.it ha ammesso ironicamente di aver accettato questa collaborazione quasi per beneficenza, per aiutare un'amica in difficoltà, per darle un po' di visibilità! Ma ha anche svelato chi, tra i tre fratelli, è il suo preferito. E poi ha ricordato il coming out del 2017 e l'ultima relazione sentimentale, passando per un recente capitolo di vita personale non proprio facile. L'operazione alle corde vocali lo ha costretto a stare completamente in silenzio per otto giorni: "È stato l'unico periodo della mia vita in cui sono stato zitto. Chi stava intorno a me stava da Dio".

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Abbiamo intervistato Camihawke e ha detto che con te si diverte, sei la persona che più la fa ridere: volevamo intanto sapere se il sentimento è ricambiato…

No, assolutamente no! Guarda, se ti posso dire, uno dei miei atti umanitari più grandi, forse il mio modo di comprarmi un posto in paradiso, è fare del bene agli amici, ma di non ricevere veramente nulla in cambio. Finalmente posso dirlo, grazie per la domanda! (ride ndr)

Voi lavorate tanto insieme, ma chi dei due secondo te ha avuto un maggior beneficio dal lavorare con l'altro?

Direi Camilla! (ride ndr) Lo spettacolo che facciamo insieme, per esempio, nasce proprio da una supplica di Camilla che aveva bisogno di avere un curriculum vitae un pochino più importante, voleva lavorare con dei grandi artisti. Quindi ho pensato che fosse carino iniziare a farla lavorare con me e poi magari sperare che possa incontrare anche altri grandi del teatro. 

Non temi che magari si possano inserire nella vostra amicizia invidie, screzi?

Una risposta seria diamola: effettivamente io e Camilla non abbiamo invidie, non abbiamo questo tipo di screzi perché la nostra attenzione è molto su di noi. Chi crea questo tipo di dinamiche è perché sta attento agli altri e non pensa a se stesso. Noi invece siamo molto più attenti a bacchettarci laddove sbagliamo, cercare di migliorare, pensare su di noi. Per questo per esempio fatichiamo a capire tutte quelle persone che riescono a fare solo content sugli altri, che se non hanno quello scoop, se non hanno quella roba pruriginosa non sanno che cosa dire. Mentre invece io trovo che sia molto bello che una persona riesca a creare qualcosa indipendentemente dalla caduta o dal successo di qualcun altro. Mi sembra un'autonomia creativa che secondo me andrebbe coltivata.

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Tu prima del teatro venivi da YouTube…

C'è stata la radio, c'è stato il musical. Sembravo Fabio Volo, ma con meno successo! (ride ndr) Tante cose mi sono successe e sono state tutte quante estremamente educative e belle: rifarei tutto sinceramente.

E invece un video che non rifaresti, un personaggio, una caricatura?

In realtà c'è una cosa che non rifarei: cancellare un mio video quando è stato criticato, perché era un pochino troppo spinto. Ho sbagliato a cancellarlo, perché secondo me faceva ridere. Sicuramente era una diversa parte di me, perché era un pochino più piccantino e sarei dovuto essere più coraggioso. Quindi la cosa che non rifarei non è tanto legata a un personaggio, ma a delle mie azioni nella gestione del canale.

Ti eri fatto influenzare dai commenti negativi?

Sì, mi ero fatto influenzare perché mi dicevano: "Ma no, ma non puoi fare questa roba qui". Come Miley Cyrus che è passata da Disney Channel a cavalcare una palla: ecco, io avrei dovuto continuare a cavalcarla quella palla a testa alta (ride ndr). Oggi lo faccio.

Oggi infatti non lo rifaresti?

Non lo cancellerei, a meno che non pensassi che effettivamente i commenti mi abbiano permesso di vedere un aspetto che magari ho sottovalutato. Io mi metto molto in discussione. Un commento, una critica prima ancora di essere cestinati passano per un: "Aspetta, potrebbe esserci una radice di ragione che mi permette di migliorare".

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Del mondo dei social chi sono i tuoi amici più cari?

Ti direi Camilla (Camihawke ndr), Alice (AliceLikeAudrey ndr), Claudio (Di Biagio ndr). Ci sono tante persone che in realtà ho conosciuto attraverso i social, ma sono dei nei della mia vita. Ho tanti amici che sono fuori da questo mondo e una delle cose più sexy che io possa ricevere è il: non sapevo chi fossi.

Chi invece non sopporti dei social?

Comincio ad avere un problema con mondo del trend. Il trend mi fa ridere, mi diverte, ma allo stesso tempo sta appiattendo completamente i social network: il trend ha fatto credere a chi stava sui social di avere qualcosa da dire. Penso a YouTube, penso in genere anche al web, ai forum. Per me Internet è un'enorme lente di ingrandimento. Ha permesso di creare podcast a tutti coloro che un tempo aspiravano, per esempio alla radio: adesso in realtà il podcast è diventato una moda, lo stanno facendo tutti. Ha permesso di creare canali informativi a chi sognava di insegnare o di poter passare le proprie informazioni. Ha permesso di creare contenuti a chi voleva intrattenere, ha permesso di mostrare i propri video a videomaker, aspiranti registi. Invece adesso è una sola creatività che deve diventare milioni di video, è quel singolo balletto che tutti devono fare. E quindi è l'esatto opposto. Prima si cercava di fare la cosa che solo tu dovevi fare, gli altri avevano il terrore di fare la tua stessa cosa. Se tu facevi una cosa che minimamente era simile a un altro, tu stavi copiando. Adesso si cerca questa forma di carta carbone.

Tu hai portato nel tuo mondo anche i tuoi fratelli. Ma chi è il preferito dei tre?

Che errore… È il più piccolo, ma anche perché gli altri due sono veramente peggiori rispetto a lui, quindi non è molto difficile come scelta. Io credo che Enrico sia il preferito di tutti, ma giusto perché se ti giri dall'altra parte trovi le bestie! Vince facilissimo. E adesso che sta crescendo sta diventando odioso, infatti sono alla ricerca del mio nuovo preferito. Enrico, tu che mi sta ascoltando: occhio a come ti comporti perché sei lì lì a farci girare i coglioni!

E da chi sta per essere scalzato?

Dal terzo perché ha avuto un figlio, quindi ci ha dato il nipotino.

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Tra le tante cose che hai fatto c'è anche il cinema, che almeno apparentemente sembra accantonato rispetto agli altri progetti. È voluto?

È una cosa voluta dagli altri sicuramente: qualcuno l'ha voluto! E ti rispondo onestamente senza essere l'ipocrita che sono sempre stato: una cosa con cui ho faticato è che venire da un mondo anarchico come il web ed entrare in una macchina così complessa e meravigliosa come il cinema, richiede umiltà e fortuna. Per cui ti dico che sicuramente adesso il mondo del cinema è accantonato in parte, però mi piacerebbe riuscire a creare un qualcosa che un minimo mi rappresenti anche lì. Se dovesse arrivare l'opportunità io sarei più che contento in realtà. Era una cosa che sognavo così tanto che secondo me ho fatto anche dei passi falsi o comunque delle cose che strategicamente sarebbe stato meglio anche non fare. Oggi per me la mia identità è la cosa più importante. Il cinema potrebbe ricapitare, però deve aver senso.

A proposito del "voluto dagli altri" con cui hai risposto all'inizio: pensi che qualcosa del tuo percorso, della tua persona, della tua professionalità abbia inciso nel fatto che poi tu non sia stato più richiesto su quel fronte?

Banalmente provini andati male, ma c'è stato un periodo in cui mi hanno detto pure che fare coming out non avrebbe aiutato a lavorare nel cinema, che è anche uno dei motivi per cui molti artisti non lo fanno: per paura delle conseguenze. Ricordo ancora un regista che mi ha detto: "Ma ci hai mai pensato che invece potrebbe essere perché se un cane?".  E io preferisco abbaiare che vivere in un mondo di omofobi. Per cui magari può essere anche che non sia riuscito mai a evolvere dal punto di vista attoriale.

Tu hai fatto coming out nel 2017: guardando a quel periodo cambieresti qualcosa di quella scelta, della tempistica, del modo in cui l'hai fatto?

No. Io lo feci in modo leggero, con un video: "Dieci cose mi piacciono, dieci cose che non mi piacciono". E ci infilai dentro un paio di parolacce sulle cose che mi piacevano. In realtà è arrivato dopo un percorso personale. Devo tantissimo alle persone che mi hanno deluso, quelle che non mi hanno accettato, che mi hanno fatto sentire sbagliato, tutte le persone che mi hanno tradito, perché mi hanno un certo punto permesso di cambiare la prospettiva e di farmi dire: io ho paura di deludere te, ma forse dovrei io rimanere deluso da una persona che dà così tanta importanza a una cosa così stupida che non cambia chi sono. Chi perdeva l'occasione di conoscere una bella persona eri tu, quindi questo coming out è arrivato con molta leggerezza, con molta voglia anche di rispondere a questo questo atteggiamento pruriginoso che c'era. Me lo chiedevano sotto i video, lo cercavano su Google, me lo chiedevano nelle interviste, alcune persone a cui l'avevo detto lo andavano a dire in giro senza che io lo sapessi. Allora mi sono detto: senti, lo stanno dicendo tutti, posso dirlo anch'io a questo punto e posso togliere il potere agli altri a prendermelo io.

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Come hai reagito all'outing fatto da persone dia cui ti fidavi?

Malissimo. Quando mi capitava era una ferita enorme. Ti rendi conto che vieni calpestato, diventi materiale da gossip, ma soprattutto ti senti estremamente stupido nell'esserti fidato. Sono persone che ho allontanato col tempo, ma lì per lì no: non me ne rendevo conto fino in fondo, lì per lì ho perdonato e ho mandato giù.

Non ne capivi la gravità?

Non proprio. È che se te ne andavi, avevi un mio segreto che potevi dire in giro: era un ricatto emotivo che potevi usare contro di me. Però allo stesso tempo pensavo: allora è vero che la mia sessualità può allontanare le persone. Quindi c'era anche questo: il non voler permettere a questa cosa di farmi terra bruciata attorno.

Sette anni dopo invece com'è il rapporto con la tua sessualità?

È sereno. Anni fa stavo camminando per strada in Puglia e ho sentito uno che diceva: "Quello è ricchione". Ci ero rimasto male, perché effettivamente ci sono delle fragilità, degli angoli di sensibilità dentro di noi che non vengono mai sanati del tutto. C'è sempre un bambino dentro di noi. A me non frega niente che mi dai del frocio, però mi ricorda quando non potevo rispondere. Mi riporta a quando ero indifeso. Mi ricorda quando tutte queste certezze, tutta questa costruzione che poi ho fatto attorno alle mie fragilità, non c'erano. Per cui sì, c'è sempre un momento nel quale un insulto ti porta indietro e a volte ti trovi più fragile di quanto non pensassi.

Un altro capitolo di vita personale è stato l'operazione alle corde vocali…

Terrificante! All'interno dello spettacolo c'è un momento in cui canto, alla mia insegnante dico: "Vado dal mio foniatra per capire se sono una davvero una pippa o se c'è qualcosa che non va". Mi opero e appena mi sveglio il medico mi fa: "Guglielmo tu non dovrai parlare per otto giorni perché la situazione è più grave del previsto. Abbiamo mandato due masse sopra e sotto la corda per l'istologico. Dobbiamo capire se è un tumore". Avrei potuto perdere la possibilità di parlare come parlo adesso. Sono stato otto giorni chiuso in casa da solo, zitto, con l'attesa di questo risultato. All'inizio non si parlava proprio. Ci è voluta tanta logopedia per un mesetto e mezzo. Ora devo capire col canto… Mi son reso conto di quanto parlassi e non avevo voglia di sentire nessuno! È stato l'unico periodo in cui sono stato zitto e poi mi sono reso conto di quanto effettivamente fosse importante la mia voce per me. Io che l'ho sempre odiata, ho sempre odiato come suonava la mia voce e improvvisamente mi mancava. E questo è un grande insegnamento: tante cose che ci stanno sulle palle, quando ci vengono tolte ci rendiamo conto del valore che realmente hanno. E la mia voce era una di queste cose. L'ho sempre odiata, eppure sono troppo contento che sia tornata. Chi stava intorno a me stava da Dio: "Godiamoci sti otto giorni". 

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Come siamo messi a uomini?

Uomini a mazzi come gli asparagi, ma mai quella primizia… I mazzi di asparagi sono interessanti, ma sono in un periodo in cui mi sento più Madre Teresa. Ho passato il mio periodo Moana: è stato divertente, però adesso non ho più bisogno di un bouquet di margherite, vorrei quella singola rosa, capito? Vorrei un pochino più puntare sulla qualità.

Sei single quindi… Ma l'ultima relazione?

È finita anni anni fa, galeotto fu il Covid. È una una relazione (con Luigi Di Lella ndr) nella quale secondo me ho sbagliato tanto. Sicuramente ho subito dall'altra parte delle cose che non ho apprezzato, c'erano degli aspetti di spigolosità e di pesantezza, ma ho sbagliato più io: ho dato meno sicurezze, sono stato una persona più distante, più scostante, meno in ascolto, meno aperta, meno presente, meno anche capace di imporsi su determinate cose e troppo impositiva su altre. È stata una relazione che col senno di poi mi ha insegnato a fermarmi un secondo, respirare e rendermi conto che dall'altra parte c'era sempre qualcuno. L'ho rielaborata…se no continuiamo a fare le cazzate di sempre! Abbiamo tanti esempi di sessantenni che ancora fanno le solite cazzate. Vogliamo davvero finire così?

E come vogliamo finire? Come ti vedi in futuro?

Vorrei finire tanto saggio da rendermi conto di quando mi passa davanti una persona speciale, perché secondo me ne perdiamo tante: perché siamo stupidi, perché siamo immaturi. E tanto intelligente da rendermi conto quando una cosa non deve invece andare avanti. Ho fatto tante cavolate. Tante cose che mi hanno attirato erano cose che in realtà mi avrebbero dovuto mettere in allerta e tante cose che mi hanno allontanato invece erano delle cose belle, che non avevo la maturità di apprezzare. Da lì poi il reparto ortofrutta… Vorrei semplicemente riuscire ad avere quella capacità di bastarmi, per potermi veramente rendere conto quando passa una persona speciale per cui vale la pena  fermarsi e su cui vale la pena puntare. Vorrei non aver paura di stare insieme e non avere paura di stare da solo. Pare Marzullo improvvisamente, però è vero, ci credo davvero!

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