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Bikini per bambine con reggiseno imbottito, la pediatra: “Abbiamo normalizzato la sessualizzazione”

Da madre e pediatra, la dott.ssa Tomasini ha denunciato sui social la preoccupante adultizzazione precoce dei minori. A Fanpage.it ha detto: “La società ipersessualizza le bambine”.
Intervista a Dott.ssa Carla Tomasini
pediatra
A cura di Giusy Dente
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Una spiaggia, un gruppetto di bambini che giocano con la sabbia e si rincorrono a riva: tutto regolare. Eppure, qualcosa non torna, c'è un dettaglio che in qualche modo disturba la vista, che viene percepito come estraneo a un occhio attento: perché bambine di 6 anni indossano bikini striminziti con il reggiseno imbottito? Semplicemente, perché in commercio è quasi impossibile trovare altro. Sembra sia finita l'era del costume intero, dello slip indossato senza la parte superiore. Fino a qualche decennio fa era assolutamente normale che le bambine scorrazzassero in spiaggia senza il top: ma non oggi. Il motivo è preoccupante, come ha spiegato la dottoressa Carla Tomasini a Fanpage.it. La pediatra ha denunciato sui social l'ipersessualizzazione infantile, che passa anche per la vendita di questi costumi, che creano un forte condizionamento: "Le bambine sentono di dover rispondere a un canone estetico che ha come unico scopo quello di piacere all'uomo".

Infanzia rubata: le bambine sono vittime di una precoce sessualizzazione

La dottoressa Tomasini ha affidato ai social la sua riflessione, di madre e pediatra, scaturita da un'esperienza personale. Nell'acquistare un costume per sua figlia, si è trovata fortemente in difficoltà: "Troviamo in commercio solo costumi con la parte sopra, anche per bambine che hanno solo 1-2 anni, quando fisicamente dal punto di vista pediatrico non possono avere il seno. Questo la racconta lunga sul fatto che noi stiamo adultizzando un corpo. Il fatto stesso che i social coprano i capezzoli delle bambine (e non per una questione di protezione del minore) significa che sotto sotto noi stiamo vedendo una sessualizzazione di quel corpo. Eppure non ci preoccupiamo di coprire il volto. La maggior parte dei contenuti a carattere pedopornografico sono offerti dai genitori ai  predatori, che sono alla caccia di profili come quelli delle madri influencer. Di fatto sfruttano l'infanzia e l'innocenza dei propri bambini e bambine per monetizzare".

In particolare la dottoressa si è resa conto dell'abbondanza in commercio di bikini dotati di reggiseni imbottiti, pensati per bambine di soli 6-8 anni. "Questo ci racconta di una società che vuole ipersessualizzare le bambine in maniera estremamente precoce. Ci racconta di una società che dilata il periodo dell'adolescenza e riduce quello dell'infanzia. La normale maturazione del corpo femminile non è più accettata: la donna deve rimanere sempre con canoni adolescenziali. Anche i corpi delle donne mature e in menopausa sono digitalmente e chirurgicamente modificati, non hanno niente a che fare con quello che la natura normalmente ci dona con il passare dell'età".

Ma ovviamente a 6-8 anni una bambina non ha il seno, dunque non avrebbe motivo di portare un reggi-seno. "E se è presente è patologico – ha chiarito l'esperta – Perché si parla di pubertà precoce se la ghiandola mammaria è sviluppata. Oppure c'è un eccesso di adipe dovuto a sovrappeso o obesità infantile. Ma parliamo di patologie pediatriche da curare: in generale, prima degli 8-9 anni non dovremmo avere i segni di pubertà e si parla di corpi infantili". Questi corpi infantili, però, si trovano a dover fare i conti con una società che li vorrebbe invece già adolescenti. È una discrepanza innaturale: "A 6-8 anni una bambina dovrebbe avere la percezione di un corpo con cui può giocare, stare bene, essere serena, sperimentare l'ambiente intorno a sé, avere dei rapporti sereni con i propri coetanei senza pensare al canone estetico". Invece un reggiseno mette un focus che non dovrebbe esserci.

Le madri seppur consapevoli di tutto questo, finiscono col diventare complici, perché è la società a imporlo: "Il cortocircuito è la normalizzazione. La maggior parte dei negozi e dei brand propone questo perciò nel momento in cui tu mamma vai a comprare un costume, realmente hai delle difficoltà a trovarne uno normale, semplice, da bambina. Per cui cosa fanno molte madri? Finiscono per comprare il costume a due pezzi e buttare la parte sopra. Oppure viene tolta l'imbottitura della parte sopra. Io abito in una città di mare e lo vedo: da diversi anni tutte le bambine portano il costume a due pezzi. È normalizzato. Il problema è che se ci parli, ti dicono che hanno vergogna a stare senza la parte di sopra. Abbiamo creato un senso di vergogna, un canone estetico: senza il pezzo di sopra molte bambine si sentono incomplete".

Insomma il condizionamento è fortissimo: "Le bimbe sentono di dover rispondere a un canone estetico che ha come unico scopo quello di piacere all'uomo. E tutto questo è retrogrado dopo tutte le lotte che abbiamo fatto per arrivare ad avere una parità di genere, un'equità. Invece le nostre figlie femmine che dovrebbero crescere in un mondo che le tratta al pari degli uomini, in realtà sotto vincolate a essere schiave di un canone. Il problema di questa società è che vuole fingere di essere inclusiva, ma non lo è per niente".

L'educazione da parte dei genitori è centrale: "Alle nostre figlie dobbiamo dire che crescendo, andando avanti con gli anni, abbiamo delle modifiche nel nostro corpo, ma tutto questo è positivo, non è negativo. E con questo non voglio dire che una donna debba essere costretta ad accettare un corpo che non sente suo, se non si piace. È giusto che una donna provi a migliorarsi, è pienamente libera di farlo, ma non deve essere condizionata a farlo. Il genitore è l'unico vero filtro che rimane quando c'è una società ipercompetitiva dove un marchio se ne sbatte del benessere infantile perché deve vendere L'unica cosa che possiamo fare è rimanere con gli occhi vigili, avere uno spirito critico e coltivare questo spirito critico anche nei nostri figli fin da piccoli. Non devono subire passivamente. Questa è la grande differenza che possiamo fare oggi in questo tipo di società".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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