A chi e quando verrà venduta l’azienda di Giorgio Armani: la decisione dello stilista nel testamento

Con l'apertura del testamento di Giorgio Armani, è stata sciolta una delle domande più grandi sorte con la morte dello stilista, avvenuta il 4 settembre all'età di 91: quella sul futuro della sua azienda. Re Giorgio era un uomo profondamente dedito al lavoro: si è impegnato attivamente fino agli ultimi giorni di vita, per preparare la prossima sfilata. Difatti, proprio nel rispetto della grande passione da lui dimostrata in 50 anni di carriera, trasmessa anche a dipendenti e collaboratori, lo show si svolgerà anche senza di lui, secondo il suo volere. Lo stilista nel suo testamento ha lasciato indicazioni molto precise, sia sulla divisione dei beni che sulla gestione aziendale da qui ai prossimi mesi.
Il ruolo degli eredi di Giorgio Armani nel futuro dell'azienda
Il testamento di Giorgio Armani ha fornito le risposte che tutti attendevano. Come c'era da aspettarsi da un uomo preciso e attento come lui, non ha lasciato assolutamente nulla al caso. Nero su bianco, ci sono disposizioni chiarissime sul futuro dell'azienda senza di lui. Lo stilista aveva le idee molto chiare e nel suo testamento si percepisce sia la volontà di continuità, che l'apertura a un nuovo corso nella storia della Maison, senza tradirne i valori fondamentali e portanti, quelli da lui impressi.

Proprio in nome della continuità, sono ovviamente le persone a lui più care e più vicine quelle principalmente coinvolte, persone di famiglia che hanno avuto modo di lavorare a stretto contatto con lui. Giorgio Armani ha lasciato gran parte dei beni al compagno e storico braccio destro Leo Dell'Orco: lui è il responsabile dell'ufficio stile Uomo. Ci sono poi la sorella Rosanna e i nipoti: Andrea (nel CdA del gruppo Armani), Silvana (responsabile dell'ufficio stile Donna), Roberta (Head of Entertainment & Vip Relations).

La Fondazione Armani, con la morte dello stilista, diventerà ora proprietaria al 100% della società: il 9,9% in azioni e il 90% in nuda proprietà di azioni, con usufrutto assegnato a Leo dell'Orco, ai tre nipoti e alla sorella Rosanna. Il primo avrà la maggioranza: il 40% dei diritti di voto in azienda. Il 30% dei diritti spetteranno poi alla Fondazione, il 15% alla nipote Silvana Armani e un altro 15% al nipote Andrea Camerana. Per Roberta Armani e Rosanna Armani solo azioni senza diritto di voto.

A chi verrà ceduta l'azienda
Nel testamento è specificato che la Fondazione Armani dovrà cedere il 15% del capitale della società ad uno tra Gruppo Lvmh, Gruppo EssilorLuxottica e Gruppo l'Oreal. In alternativa "ad altre società o gruppo societario dalla stessa individuato con l’accordo di Leo Dell’Orco". Ha ben specificato anche le tempistiche di questo passaggio cruciale: trascorsi 12 mesi ed entro i primi 18 mesi dalla data di apertura della successione. È specificato che deve esserci, in questa decisione, l'accordo di Pantaleo Dell'Orco; in sua assenza, se non più in vita, quello di Andrea e Silvana. È prevista anche la possibilità di quotazione in Borsa della Società. In alternativa a questa ipotesi, Giorgio Armani ha previsto la cessione al primo acquirente di un'ulteriore quota compresa tra 30% e il 54,9% del capitale "a decorrere dal terzo anno ed entro il quinto anno dalla data di apertura della successione".

Lo stilista si è soffermato sugli aspetti tecnici, ma non solo. Ha chiarito anche le sue volontà più stilistiche, precisando di volere il mantenimento di quei valori che lui ha sempre portato avanti con fermezza in azienda: "integrità morale, correttezza, la ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato, l’attenzione all'innovazione, eccellenza, qualità e ricercatezza di prodotto". La Fondazione quindi dovrà gestire la società attenendosi a una "attenta politica di diversificazione e segmentazione dei diversi marchi aziendali, mantenendo coerenza nell'attività stilistica, di immagine di prodotto e di comunicazione".