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Temptation Island ci fa sentire persone migliori: noi non saremmo mai così cringe da diventare dei meme

Tra voyeurismo, voglia di sentirsi migliori e immedesimazione continua il successo di Temptation island, abbiamo commentato il reality show delle coppie con una psicologa.
Intervista a Dott.ssa Marta Giuliani
Psicoterapeuta e sessuologa clinica e fondatrice della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia
A cura di Francesca Parlato
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"È porno soft". Senza troppi panegirici e con il fare tranchant che lo contraddistingue, al critico televisivo Aldo Grasso sono bastate due parole per definire il programma di punta di Mediaset di questo luglio. Temptation island la perla estiva della produzione De Filippi quest’anno macina ascolti su ascolti, tanto che Pier Silvio Berlusconiha triplicato l’appuntamento settimanale. Diverso dagli altri reality dove opinionisti si scagliano uno contro l’altro quasi peggio dei concorrenti in cerca di un ritorno di notorietà, qui le coppie, guidate dagli autori – scafati tour operator del viaggio nei sentimenti – mettono in piazza le loro tensioni, che sono poi le tensioni di tutti noi. Fedeltà, passione, gelosia, diversità di vedute sono questi i temi che tornano e che ritornano ormai stabilmente da 11 anni (la prima edizione è andata in onda nel 2005 e si chiamava Vero amore, poi dal 2014 il programma ha cambiato nome e con quella di quest'anno siamo alla numero 14) nei villaggi selezionati dalla produzione.

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Temptation island tra voyeurismo e immedesimazione

La penultima puntata del reality delle coppie che vogliono mettersi alla prova – oppure in mostra, al lettore la scelta – ha registrato un picco di share del 31.4% (é uno dei pochi programmi che ha senso guardare mentre va in onda e non il giorno dopo on demand e anche questo è un suo punto di forza) e raggiunto 4,3 milioni di telespettatori. Un record per il programma prodotto dalla Fascino, la società di Maria De Filippi, che ancora una volta si rivela, se qualcuno avesse ancora qualche dubbio, maestra di televisione, in grado di cogliere e raccontare il presente. Il successo di Temptation island trova varie ragioni: c'è il voyeurismo, la voglia di spiare nel buco della serratura, non ne abbiamo mai abbastanza, quello che vediamo nel telefono, nelle storie di quelli che seguiamo non ci basta più e allora ci infiliamo nelle dinamiche di queste coppie che si chiudono in due resort separati, circondati da tentatori e tentatrici, vogliamo sapere come si comportano, cosa fanno, cosa pensano. E poi c'è il secondo aspetto: l'immedesimazione: quando vediamo una reazione esagerata, quando vediamo un pianto, quando vediamo qualcuno che sceglie di uscire prima, non possiamo fare a meno di chiederci: e io? Cosa avrei fatto? Le storie degli altri sono le storie di tutti.

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"Il successo di Temptation Island si fonda su una dinamica psicologica potente: il voyeurismo empatico, cioè il desiderio osservativo che mescola curiosità e identificazione. – ha detto a Fanpage.it la dottoressa Marta Giuliani, psicoterapeuta e sessuologa clinica e fondatrice della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia – Il pubblico sperimenta una forma di spinta emotiva interna: “cosa farei io?”, “come reagirei?”, evocando proiezioni di sé nelle situazioni estreme delle coppie. Il programma rappresenta un momento di condivisione sociale in una società estremamente performativa, rafforzando così quel processo di immedesimazione con quelle coppie che nel tempo servono da specchio per le proprie scelte sentimentali. Osservare la tensione che si genera tra fedeltà, passione e tentazione rimanda ad una dinamica tipica delle paure relazionali di ognuno". E poi c'è un altro aspetto: con Temptation island ci sentiamo persone migliori. Noi non potremmo mai diventare dei meme, non saremmo mai così cringe, così ridicoli. Noi parliamo un italiano migliore. Siamo più raffinati. Anche gli intellettuali guardano Temptation Island. Lo fanno per capire come va il mondo o perché, in fondo, a guardare Alessio che dice a Sonia "Vogliati bene" ci si percepisce forbiti?

Temptation island: i valori sono ancora fedeltà e monogamia?

Il reality di Maria De Filippi mette alla prova uno dei valori più tradizionali che abbiamo: la fedeltà. Nonostante negli ultimi anni ci sia stata un'ascesa di relazioni sempre più aperte e flessibili, le dinamiche che il programma mette in discussione sono quelle di Adamo ed Eva. Coppie, tentatori, capacità di resistenza. "Temptation Island fa testare la fedeltà o l’infedeltà, non l’apertura di una coppia. Il focus del programma sta sul movimento delle personalità quando la tentazione va in scena. La fedeltà in generale rimane sempre un valore centrale, ma non necessariamente assoluto: il suo significato varia infatti in base a significati condivisi nella coppia. Quello che conta è la co-costruzione dei confini: se entrambi decidono di valorizzare la monogamia, allora la fedeltà resta pilastro fondante; se invece si negoziano aperture consensuali, il valore muta ma non scompare." In pratica, la fedeltà non è più una regola imposta, ma un accordo negoziato. "Il valore non è inscalfibile in senso assoluto, ma la costruzione relazionale che la sostiene deve essere solida: fiducia, rispetto reciproco, riconoscimento dei bisogni e consenso informato. Dove manca uno di questi elementi, anche una coppia “aperta” può collassare sulla gestione del tradimento emotivo o fisico". 

Le reazioni dei concorrenti uomini e il cattivo esempio

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Ancora dall'indagine sulla fedeltà emerge un altro dato: l’infedeltà è percepita come un fenomeno appartenente prettamente al mondo maschile. In realtà, secondo il report, il divario non è così enorme come molti credono: in Italia, infatti, il 26% degli uomini sono stati infedeli mentre le donne seguono di poco con il 19%. Infedeltà o presunte infedeltà, avvicinamenti ai tentatori provocano nei concorrenti delle reazioni diverse. Quelle degli uomini sono solitamente le più commentate sul web. Sdraio che volano, urla, pugni nel muro, negli anni abbiamo assistito a scene che ci saremmo volentieri risparmiati, che fanno share sì ma che non aiutano una società in cui ogni due giorni c'è un femminicidio. "Le reazioni esplosive – spesso maschili – possono riflettere dinamiche di frustrazione profonda, ego minacciato e difficoltà nella regolazione emotiva. Ma alcune modalità ritualistiche di esibizione aggressiva sono anche performative: interpretano uno script culturale che associa rabbia e potere maschile. Le reazioni femminili apparentemente più contenute possono riflettere una socializzazione diversa: spesso le donne sono guidate da norme che incoraggiano l’espressione relazionale e la comunicazione emotiva piuttosto che l’aggressività. Psicologicamente, queste differenze non implicano maggiore razionalità, ma diverse strategie di coping: alcune privilegiano il dialogo, altre gesti estremi". E poi c'è lo show, sapere di essere ripresi h24, ha un effetto tutt'altro che contenitivo, anzi, "I partecipanti sanno benissimo di essere ripresi dalle telecamere in qualsiasi momento e questo porta a esagerare alcuni tratti o equilibrarne altri. Fa spettacolo, attira l’attenzione direttamente su di sé nel primo caso, rende interessante ed equilibrato il secondo". 

Le reazioni delle donne: quando la minaccia è socialmente accettabile

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Infine Temptation island ci dà l'opportunità di fare anche un'altra riflessione. È capitato che nel pinnettu le concorrenti davanti ai video dei compagni fedifraghi si lasciassero andare a espressioni forti, sgradevoli, minacciose. Espressioni che probabilmente usate dagli uomini avrebbero provocato l'immediata squalifica. Perché sentire dire da Maria Concetta "Ti ammazzo" è socialmente accettabile? "Da una prospettiva psicologica, l’uso di espressioni violente – anche se iperboliche – rappresenta un linguaggio di rottura emotiva: esprime dolore, senso di tradimento e incapacità di contenere l’ansia affettiva. Tuttavia, la differenza di reazione mediatica tra uomini e donne rispecchia sbilanciamenti percettivi: quando un uomo professa violenza verbale, può essere interpretato come minaccia credibile; se una donna lo fa, talvolta viene sbrigativamente percepito come “esagerazione emotiva". Ma ci si dovrebbe ricordare che si è in un format televisivo e come tale visto da milioni di persone: nessuno dovrebbe sentirsi autorizzato a usare formule aggressive, indipendentemente dal genere. Questo in privato figuriamoci in un contesto pubblico, qualunque esso sia, che può generare emulazioni o dare immagini distorte di come si può reagire ad alcune frustrazioni emotive. Serve un’educazione alla gestione del conflitto verbale, insegnando a riconoscere e modulare l’ira, a esprimerla senza scivolare su aggressioni simboliche o reali. Equilibrio non significa minimizzare il dolore, ma canalizzarlo in linguaggi più funzionali alla relazione". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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