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Quali sono i cibi ultraprocessati e perché sono un rischio per la salute

Diabete, patologie cardiache, infiammazione: il dietista Loreto Nemi ci spiega quali sono i pericoli di un abituale consumo dei cibi ultraprocessati per la salute.
Intervista a Dott. Loreto Nemi
Dietista e docente presso l'Università Unicamillus di Roma
A cura di Francesca Parlato
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In cuore nostro lo sappiamo già. Sappiamo che mangiare quello snack a base di cioccolato e crema a metà pomeriggio non farà certo bene alle nostre arterie. Sappiamo che anziché prendere la brioche al bar la mattina potremmo preparare un plumcake casalingo con la farina integrale. E che certo una zuppa pronta presa al banco frigo del supermercato non sarà salutare quanto una preparata in casa. Lo sappiamo bene. E oggi ce lo ribadisce anche la scienza, con il più grande studio fatto a proposito di cibi ultraprocessati appena pubblicato sul BMJ. Secondo i risultati delle ricerche (sono stati coinvolti quasi dieci milioni di persone) ci sono 32 effetti dannosi per la salute, tra cui rischio di malattie cardiache, diabete di tipo 2 e tumori, scatenati da un abuso di cibi ultraprocessati.

Che cosa sono i cibi ultraprocessati

Per capire cosa succede al nostro corpo se esageriamo con questo tipo di alimenti è bene fare innanzitutto in distinguo e capire cosa si intende per cibi processati e ultraprocessati. "È normale che un cibo subisca alcune trasformazioni prima di poter essere messo in vendita. La cottura, l'aggiunta di sale e olio ad esempio. – spiega a Fanpage.it il dietista Loreto Nemi – Prendiamo i legumi in scatola: i ceci già cotti con l'aggiunta di sale sono dei cibi processati. Ma in questo caso si tratta di un alimento comunque ancora salutare, perché ci sono poche trasformazioni e pochi ingredienti aggiunti". Quando oltre alla cottura intervengono altri tipi di trasformazioni o aggiunte si parla di cibi ultraprocessati. "Si tratta di alimenti che subiscono tutta una serie di ulteriori lavorazioni e soprattutto di aggiunte di altri ingredienti per esaltarne il sapore, per creare addiction, dipendenza. Pensiamo ai piatti pronti, quelli che troviamo nel banco frigo. Quelle pietanze dove l'etichetta recita "Pronto in 2 minuti nel microonde". Oppure le bevande zuccherate, gli snack, le barrette, alcuni yogurt ai quali vengono aggiunti zuccheri o cereali ".

Le conseguenze della trasformazione degli alimenti

Questa eccessiva trasformazione del cibo ha due tipi di conseguenze. "Da un lato c'è un impoverimento del contenuto nutrizionale. Magari si parte già da un alimento di scarsa qualità che nella trasformazione non fa altro che peggiorare, diventando un condensato di calorie, grassi e zuccheri malsani. Un alimento che sazia ma non nutre". Gli studi – anche se come hanno fatto notare alcuni ricercatori non coinvolti direttamente nella ricerca, bisogna sempre tenere conto di altri fattori di rischio come familiarità, cattive abitudini, fumo – confermano però la correlazione tra alcune patologie e un'alimentazione basata su alimenti di questo tipo. "Aumenta il rischio di eventi cardiovascolari, diabete, malattie del metabolismo lipidico, come il colesterolo alto. Proprio perché questi alimenti contengono grassi idrogenati e zuccheri in elevata quantità".

Se il junk food diventa una droga

Il problema sta tutto nel sapore. Questo tipo di alimenti così altamente lavorato e così poco naturale è frutto di processi chimici e trasformazioni che sono in grado da indurre in chi li consuma una vera e propria dipendenza. "Il junk food è molto appetibile, anzi è irresistibile. – spiega Nemi – Pensiamo ad alcuni tipi di patatine industriali dove basta andare a leggere la lunghissima lista di ingredienti per capire che ci troviamo davanti a un prodotto chimico e ovviamente ultraprocessato, dove le patate quasi non ci sono più". E la lista di questo tipo di alimenti studiati a tavolino è lunga. "Molte aziende alimentari tengono conto quando elaborano nuovi cibi del bliss point ovvero del punto di perfetto equilibrio tra grassi, zucchero e sale che rende un piatto assolutamente irresistibile e talmente perfetto da creare dipendenza. Cibi del genere sono in grado infatti di  stimolare quei neurotrasmettitori del benessere che creano appagamento e felicità e per cui si ha sempre voglia di mangiarli".

Impariamo a leggere le etichette

Quasi tutti i cibi che compriamo subiscono delle trasformazioni, pensiamo ai legumi già citati dal dietista oppure allo yogurt, ma non tutti vanno messi al bando. L'importante è fare attenzione alle etichette. "Cerchiamo di evitare appunto i cibi che promettono di essere pronti in pochi minuti di microonde, gli snack, le barrette. Proviamo a limitarli il più possibile nella nostra dieta. E facciamo caso ad alcuni elementi quando guardiamo le etichette: evitiamo quelli che contengono troppi ingredienti come additivi, coloranti o esaltatori del gusto o di sapidità e guardiamo la data di scadenza, più lontana sarà nel tempo e più è probabile che siano pieni di conservanti".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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