Beauty burnout: quando la cura della pelle diventa un’ossessione

Alle 6 del mattino siete già in piedi. Dovete essere in ufficio per le 9, avete tutto il tempo per una colazione abbondante, ma il vero motivo per cui la sveglia suona così presto è che vi serve il tempo da dedicare alla beauty routine. Doppia detersione, prima prodotti a base oleosa e poi schiumogeni, poi l'esfoliante, lo scrub, il tonico, il siero, il contorno occhi, la crema e poi prima di uscire di casa la protezione solare (ovviamente c'è anche il make-up da fare). E poi al rientro si ricomincia, prima di andare a letto, lo struccante (rigorosamente vietate le salviette), il tonico, il siero rimpolpante, gli acidi, la crema notte. Ogni giorno, due volte al giorno, si compie il rituale della skincare. Nulla di male, apparentemente, fino a che non diventa un'ossessione. Un ciclo continuo che si ripete giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno. Più simile al lavoro che a un momento di svago. E se il rito salta, se un passaggio si perde, se finisce il tonico, se la maschera è andata esaurita, se il patch non si attacca, se spunta un brufolo, se la pelle non è abbastanza luminosa, arriva il corto circuito. E se la skincare è diventata un impiego si può parlare di beauty burn out?
Che cosa è la dermorexia
Quanto tempo dedicate alla cura della pelle? Quanti passaggi prevede la vostra skincare? Se ogni giorno, mattina e sera, non potete fare a meno di seguire una rigorosa skincare (coreana o no) forse avete un problema di dermorexia. Il termine è stato coniato dalla giornalista esperta di bellezza Jessica Defino nella sua newsletter The review of beauty a partire dal concetto nato negli anni '90 di ortoressia, ovvero ossessione per il cibo sano. In entrambi i casi si tratta infatti di comportamenti che all'inizio ci appaiono socialmente accettabili, curare la pelle o mangiare pulito, ma che nel lungo periodo si rivelano molto simili a un disturbo ossessivo compulsivo. Svegliarsi ore prima del necessario per praticare la skincare, vivere male se non si riesce a raggiungere il risultato promesso dagli slogan pubblicitari, frustrarsi perché la pelle non appare come quella dell'influncer di Instagram: sono tutti segnali di una degenerazione, una deriva, che comincia sempre più giovani. L'analisi di Defino parte dalle famose Sephora kids, bambine di 7,8,9 anni, non adolescenti, che imitano le madri e le influencer dei social con maschere di bellezza e creme viso, ragazzine ossessionate dalle creme antietà per prevenire i fantomatici (ma anche inesorabili) segni del tempo. "Le radici di questo tipo di ossessione sono molteplici – spiega a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Francesca Santamaria Palombo – La prima è appunto la paura dell'invecchiamento, in una società così ossessionata dalla bellezza e dalla giovinezza non appare strano che anche le ragazzine si interessino alla cura della pelle con prodotti così specifici. Poi c'è la questione del controllo: viviamo in un mondo che non ci dà sicurezza o stabilità, e per questo ci si concentra sulle piccole cose in maniera maniacale. Poi abbiamo il problema della pressione sociale: sui social viviamo continuamente un confronto con dei modelli irraggiungibili perché irreali, filtrati dalle app e dai programmi specifici. E infine ci sono gli aspetti emotivi profondi: insicurezza, scarsa autostima, bisogno di approvazione, sono tutti elementi che sia in adolescenti che in persone adulte possono scatenare l'ossessione per la skincare. La cura di sé diventa un rito rassicurante che può però sfociare in una forma di dipendenza emotiva dal risultato estetico".
L'ansia della skincare
C'è chi si alza due ore prima del necessario per fare una colazione comoda e chi invece per fare la beauty routine. Più sono i passaggi (la coreana ad esempio ne prevede almeno dieci) più il rischio di sfociare nell'ossessione si alza. La dermorexia (così come l'ortoressia) non è un disturbo scientificamente riconosciuto, non esiste nei manuali ufficiali, ma può comunque prendere le forme di un disturbo ossessivo compulsivo. "Il primo campanello d'allarme è la mancata tolleranza verso qualsiasi tipo di imperfezione. – spiega la psicologa – Quando dedichiamo troppo tempo, energie e denaro, rispetto alle altre aree della nostra vita stiamo sicuramente andando incontro a una forma ossessiva. Un altro segnale è l'ansia, la frustrazione o addirittura la vergogna che proviamo quando saltiamo qualche passaggio. E poi quando cominciamo a credere che il nostro valore dipenda dal nostro aspetto. In tutti questi casi la skincare smette di essere un momento positivo per sé stessi, per la cura di sé e diventa una fonte di stress, tutt'altro che salutare". La skincare diventa una fonte di stress quando la nostra vita comincia a ruotare tutta intorno ad essa: quando cambiamo le nostre abitudini, quando il nostro shopping è dedicato solo a prodotti di bellezza, quando non facciamo altro che guardare video e tutorial online. "Quando ci troviamo in queste situazioni cerchiamo di fermarci, di dare spazio all'ascolto autentico di noi stessi, di smetterla di guardare lo specchio, iniziamo a lavorare sui nuovi criteri per alimentare l'autostima, discostandoci da quelli puramente estetici". È facile e generico puntare il dito contro i social, le influencer, il marketing, ma a volte non se ne può fare a meno. "Le strategie di marketing puntano a creare delle esigenze, dei bisogni che prima non c'erano. Pensiamo ancora una volta ai Sephora kids. Amplificano la paura di non essere abbastanza. Poi ci sono le influencer, quasi tutte testimonial o proprietarie di brand di cosmetici, che propongono degli standard di bellezza della pelle altissimi".
Beauty burnout
Il burnout si definisce come "una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo". In un certo senso anche l'ossessione per la beauty routine può sfociare in un burnout. "Si può parlare di beauty burnout perché come il burnout lavorativo nasce da quell'investimento eccessivo di energie che non trova di fatto un adeguato ritorno emotivo". Passaggio dopo passaggio, dopo passaggio, dopo passaggio è facile perdere il senso di tutto. Il senso di cura e di rispetto verso la propria pelle, un organo, il più grande del corpo umano, che ha prima di tutto una funzione di difesa, di barriera. Un uso eccessivo di creme, prodotti, acidi, sostanze di qualsiasi genere e tipo (anche se di alta qualità) rischia di essere controproducente, la pelle si danneggia, si sensibilizza, si indebolisce, si può andare incontro a dermatiti e acne cosmetica. Eliminiamo qualche passaggio, recuperiamo sonno, e prendiamoci davvero cura della pelle e di noi stessi senza strafare, con equilibrio e giusta misura. "Quando dedichiamo troppo tempo, denaro o energia alla skincare o alla perfezione estetica, quando la beauty routine anziché rilassarci diventa fonte di stress o frustrazione o ancora quando c'è un'insoddisfazione permanente nonostante gli sforzi: tutti questi casi, le cui conseguenze sono esaurimento, irritabilità, crollo della motivazione, addirittura rifiuto verso i rituali beauty che prima si vivevano con piacere, ci devono invitare a ripensare il nostro rapporto con l'immagine. E bisogna eventualmente chiedere aiuto per iniziare a ritrovare il senso autentico della cura di sé, che è prima di tutto un gesto d'amore e mai un dovere o una rincorsa verso un'approvazione esterna".