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Olimpiadi Tokyo 2020

Il lato oscuro delle Olimpiadi: “In 3 in una stanza di 20 metri quadri, trattamento da criminale”

Uno dei coach di Stefanos Tsitsipas, il tennista greco numero 4 della classifica Atp, si è sfogato parlando delle lacune organizzative durante le Olimpiadi. Il preparatore atletico Christos Fiotakis ha rivelato diversi retroscena sul trattamento ricevuto dagli addetti ai lavori, mostrando il “lato oscuro” dei Giochi.
A cura di Marco Beltrami
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La macchina organizzativa delle Olimpiadi non ha convinto tutti. C'è chi tra atleti e addetti ai lavori ha alzato la voce per sottolineare le lacune e i problemi con cui hanno dovuto fare i conti durante i Giochi. Una delle "denunce" più eclatanti è arrivata da Christos Fiotakis, il preparatore atletico di Stefanos Tsitsipas, il tennista greco eliminato agli ottavi del torneo olimpico. Il coach si è sentito trattato come un "criminale".

Quello di Tsitsipas, eliminato agli ottavi di finale del torneo di tennis olimpico da Humbert, è stato uno dei tonfi più clamorosi dei Giochi. A distanza di alcuni giorni, il preparatore atletico del 4° giocatore del mondo, si è sfogato raccontando le difficili condizioni in cui il suo team è stato costretto a vivere durante l'esperienza nipponica: "Abbiamo alloggiato in 3 persone in un appartamento di 20 metri quadri con letti di cartone. Non avevamo nemmeno la TV per guardare le gare. Mentre gli Usa e il Regno Unito, e un paio di altri Paesi, avevano la PlayStation ed enormi appartamenti con finestre, palestre private, e lounge bar".

Come se non bastasse poi, ci sono state anche difficoltà linguistiche con il personale che si occupava degli atleti: "Il 90% del personale dell'organizzazione non parlava inglese. Anche per questo il bucato era un disastro, abbiamo perso i vestiti e trascorso ore in fila per sistemare le cose".

A rendere ancor più complicato il tutto ci sono state le ulteriori restrizioni per Fiotakis, finito in autoisolamento dopo i contatti con un positivo in aereo: "Il giorno in cui Tsitsipas ha giocato il terzo turno contro Humbert (27 luglio), alle due del mattino mi hanno contattato per dirmi che ero stato a stretto contatto sul mio volo da Francoforte con un positivo. C'erano anche membri di Italia, Germania e altri atleti sullo stesso volo. Mi è stato chiesto di isolarmi, nonostante fossi già in Giappone da nove giorni e avessi nove test negativi".

Inevitabilmente questa situazione ha influito anche sul match di Tsitsipas che è stato poi battuto da Humbert: "Ho dovuto fare un test PCR in modo da poter andare a vedere Tsitsipas giocare e mi è stato detto di riscaldarlo tramite videochiamata. Quando è risultato negativo, mi è stato detto che potevo andare allo stadio, ma in macchina con una scorta. Sono arrivato alle 14, un'ora dopo l'inizio della partita, ed ero accompagnato da sei operatori sanitari come un criminale seduto da solo sotto il sole cocente. Non mi hanno permesso di avere alcun contatto con il resto della squadra".

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