Djokovic parla di Sinner: “La questione del doping è una nuvola che lo seguirà, come per me il Covid”

Novak Djokovic alle ATP Finals non c'è. Ma l'ex numero 1 del tennis si fa sentire lo stesso. Il serbo, che dopo il successo del torneo ATP di Atene ha rinunciato lasciando il posto a Musetti, ha rilasciato un'intervista a Piers Morgan nella quale ha parlato anche di Jannik SinnerJannik Sinner, parlando del caso Clostebol e del Covid.
"La questione del dopig per Sinner è una nuvola che lo seguirà"
In un'intervista al programma web ‘Piers Morgan Uncensored' non è mancata una domanda su Sinner e sul caso Clostebol. Djokovic non si è tirato indietro, come si vede nell'anteprima diffusa sul canale YouTube del giornalista inglese. La risposta di Djokovic è secca, nel suo stile per la verità, senza peli sulla lingua: "La questione del doping per Sinner è una nuvola che lo seguirà, così come la nuvola del Covid seguirà me".
Non è un uomo particolarmente diplomatico Djokovic e ancora una volta si è confermato così. Non ha detto nulla di clamoroso o di troppo sconveniente, ma ricordando cosa aveva detto in passato sulla vicenda, e sui tre mesi di sospensione concordati con la Wada, va da sé che il messaggio che vuole lanciare il 24 volte vincitore Slam è assai preciso.
Le precedenti polemiche di Djokovic sul caso Clostebol
All'epoca dei fatti, quando venne fuori la vicenda, Djokovic manifestò le sue perplessità riguardo una serie di mancanze di protocolli e ribadì i suoi dubbi sulle tempistiche: "Ci sono giocatori che aspettano più di un anno per sapere se il loro caso venga risolto. Siamo rimasti all'oscuro per mesi. La maggior parte dei giocatori pensa ci sia del favoritismo". L'ITIA quando ha sospeso Sinner ha ribadito che tutte le regole e le procedure sono state rispettate, rispondendo così indirettamente a Djokovic.
Quando Djokovic venne cacciato dall'Australia
Il serbo tira in ballo pure la questione Covid, che gli impedì di giocare gli Australian Open del 2022. Il serbo rifiutò il vaccino, si presentò lo stesso a Melbourne, dove venne recluso in un albergo, generalmente riservato a migranti o richiedenti, in attesa del ricordo che aveva presentato con i suoi avvocati. Djokovic venne espulso e rispedito in Europa. Un anno dopo giocò e vinse.