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Djokovic accerchiato, un’altra nazione indaga su di lui: “ingresso illegale” da positivo

Dopo Australia e Serbia, un altro Paese vuole vederci chiaro su Djokovic, per il suo presunto ingresso illegale da positivo. Si attende ancora per la decisione sull’Australian Open.
A cura di Marco Beltrami
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Il nome di Novak Djokovic è stato regolarmente inserito nel tabellone degli Australian Open, sorteggiato poche ore fa. L'effettiva partecipazione del numero uno al mondo al primo Slam stagionale però è ancora tutta da confermare: il ministro dell'Immigrazione australiano non si è ancora espresso, sulla possibile revoca del visto del giocatore. Il serbo che ha chiesto una speciale esenzione per entrare nella terra dei canguri, pur non essendosi vaccinato e sulla base della positività riscontrata a metà dicembre, aveva vinto nei giorni scorsi il ricorso contro l'annullamento iniziale del visto. Adesso però la situazione è diventata ancor più complicata, soprattutto dopo le ammissioni del giocatore che potrebbero costargli addirittura anche 5 anni di detenzione nella peggiore delle ipotesi. Ormai si tratta a tutti gli effetti di un caso internazionale, con diversi Paesi coinvolti.

Oltre alle perplessità legate al cosiddetto "giallo del tampone", Djokovic ha fatto discutere anche per il suo comportamento nei giorni della positività al Covid. Il serbo attraverso un post sui social ha rivelato di aver rilasciato un'intervista a L'Equipe in quel di Belgrado pur essendo a conoscenza del suo status di contagiato, il 18 dicembre, non rispettando le regole sull'isolamento. Una situazione che ha scatenato la reazione del primo ministro serbo Ana Brnabic, che ha parlato di possibile "grave violazione" da parte di quello che è  un monumento sportivo del Paese. Pur sostenendo Nole, la Brnabic ha ribadito: "Se sei positivo, devi isolarti. La vaccinazione è qualcosa di molto importante e l'unico modo per porre fine a questa pandemia". Anche in patria dunque vogliono vederci chiaro.

Si è assunto le responsabilità dell'errore legato alla concessione di un'intervista da positivo, e ha invece scaricato la colpa su uno dei suoi collaboratori per un'altra vicenda tutta da chiarire. Si tratta del presunto modulo d'ingresso australiano, in cui ha affermato, sbagliando, di non aver viaggiato nei 14 giorni prima del suo arrivo a Melbourne in un Paese terzo. Una situazione smentita dai fatti, e anche dai contenuti social, con il tennista numero uno al mondo che si è spostato da Belgrado in Spagna proprio all'interno del periodo in considerazione.

Djokovic dopo essere stato al Belgrado dal 14 al 25 dicembre, si è recato in terra iberica a Marbella dove sarebbe rimasto dal 31 dicembre fino al 3 gennaio secondo quanto riportato da Ángel García su Game Time. Le regole vigenti in Spagna però parlano chiaro: "Solo i residenti in Serbia che hanno un certificato di vaccinazione completo o un'autorizzazione speciale possono entrare in Spagna". Questo significa che Nole senza vaccino avrebbe potuto recarsi a Marbella solo per due motivi, o "lavoro necessario", o "eventi sportivi di alto livello". In realtà però il giocatore non ha partecipato a tornei o eventi, ma si è solo allenato.

A gettare ulteriori ombre sulla vicenda ci ha pensato il ministro degli Affari esteri che ha confermato che né Djokovic, né altri per lui hanno richiesto alcuna autorizzazione speciale. Proprio per questo, le autorità spagnole stanno indagando per valutare il possibile ingresso illegale del giocatore nel Paese. Dunque sono tre i Paesi che al momento indagano su Djokovic per irregolarità, Serbia, Spagna e Australia, per una situazione che si fa ancora più difficile per il giocatore che dal canto suo continua ad allenarsi.

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