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Djokovic a Roma da solo e in camper pur di giocare gli Internazionali: “Messaggio sbagliatissimo”

Novak Djokovic è impegnato a Dubai, ma fa già discutere il caso di una sua presenza a Roma agli Internazionali d’Italia. C’è chi considera il tutto una situazione inammissibile.
A cura di Marco Beltrami
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A giudicare dall'esordio contro Lorenzo Musetti a Dubai, per Novak Djokovic è come se il tempo tennisticamente non fosse mai passato. Il numero uno al mondo, alla prima partita del 2022 ha battuto in scioltezza il talento italiano, dimostrandosi in uno stato di forma convincente nonostante il lungo digiuno di match. Eppure in questi primi mesi del nuovo anno, di cose ne sono successe. Basti pensare al polverone sollevato dal caso della sua presenza in Australia, chiusosi per lui con l'espulsione e con l'impossibilità di difendere il titolo degli Australian Open poi finito in bacheca di Rafa Nadal. A proposito di polveroni, sta già facendo discutere in Italia, una sua possibile presenza agli Internazionali di Roma.

Nole prima dell'esordio negli Emirati Arabi Uniti ha dichiarato di essere pronto a giocare dove gli sia consentito, con buona pace di chi è pronto a chiudergli le porte alla luce del suo status di non vaccinato contro il Covid. Djokovic non è intenzionato a fare passi indietro, e pur non definendosi un no-vax ha rivelato di essere fermo sulla sua posizione anche se questa dovesse costargli meno partite e dunque il primo posto nella classifica ATP, con Medvedev pronto al sorpasso. A Roma però c'è già chi gli ha aperto le porte. Nei giorni scorsi hanno fatto molto discutere le parole del sottosegretario allo sport, Valentina Vezzali.

L'ex schermitrice ha aperto le porte dell'attesissimo Masters 1000 capitolino, al campione serbo a patto che rispetti determinate condizioni legate al mancato possesso del green pass rafforzato: "Nel singolo all’aperto non è previsto il green pass rafforzato e dunque Djokovic, se vorrà venire a giocare in Italia, potrà farlo senza alberghi o ristoranti, ma potrà giocare. Dobbiamo anche considerare che dal 31 marzo, a seconda del calo della curva epidemiologica, si dovrebbe avere la fine dello stato di emergenza e la situazione andrà valutata bene".

In sintesi dunque, se le cose dovessero restare immutate fino a maggio, Djokovic dovrebbe solo affrontare delle difficoltà di livello logistico per poter comunque scendere in campo sulla terra rossa degli Internazionali d'Italia. Una situazione però che non è gradita per esempio al numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò. In un intervento ad Agorà su Rai 3, il presidente del Coni è stato perentorio: "Giusto che Djokovic possa giocare a Roma? Assolutamente no. Perché ammesso e non concesso che uno si faccia la doccia in un camper, che possa mangiare e dormire da solo e in situazioni di fortuna, è il messaggio che è sbagliatissimo".

Il presidente del Coni Giovanni Malagò
Il presidente del Coni Giovanni Malagò

Entrando poi nel merito nella vicenda, Malagò si augura che la situazione cambi, anche perché quello che è assolutamente da evitare è il fatto che si possa pensare a due pesi e due misure, al cospetto di un campione come Djokovic: "Il punto centrale  è che bisognerà vedere cosa succederà da qui a maggio, e io spero che la situazione sia migliore e ci sia possibilità non solo di vedere Djokovic ma anche di tornare a fare attività sportiva. Ma io ricevo decine di mail ogni giorno di mamme e di papà imbufaliti perché i figli che non hanno il greenpass non possono fare sport. Spiegatemi perché invece un campione nella stessa condizione lo può fare"

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