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Becker stravolto dal carcere, ha ricevuto una dura lezione: “Non mi chiamavo più Boris”

Boris Becker ha lasciato il carcere in Inghilterra, tornando in Germania. Nella sua prima intervista ha raccontato l’incubo vissuto per 231 giorni.
A cura di Marco Beltrami
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Boris Becker è pronto per vivere quella che può essere considerata la sua terza vita. Il tedesco classe 1967 nella prima parte della sua esistenza ha lasciato un segno indelebile nel mondo del tennis, e poi si è riscoperto imprenditore anche se le cose hanno preso una bruttissima piega. La grande gloria della racchetta infatti è finita in carcere, condannata per bancarotta fraudolenta. Un'esperienza che lo ha segnato, stravolgendolo, come raccontato nella sua prima intervista da quando è uscito di prigione.

L’unico tennista della storia ad aver vinto due tornei del Grande Slam prima dei 19 anni, chiudendo poi la sua carriera con ben 49 titoli vinti (6 nello Slam), un’oro olimpico e due Coppe Davis, era finito dietro le sbarre per una brutta storia. È stato infatti punito per aver nascosto ai creditori milioni di sterline del suo patrimonio, impegnando trofei e cimeli per coprire i debiti accumulati durante la sua vita. "Bum Bum" non si sarebbe mai aspettato di finire in carcere e invece ecco la stangata, con un periodo di detenzione minimo di 15 mesi da scontare presso il carcere di Wandsworth a Londra a partire dal 29 aprile 2022.

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Un incubo che si è concluso nei giorni scorsi, grazie allo schema fast-track che prevede l'estradizione nel Paese d'origine, se determinate condizioni vengono soddisfatte. Ecco allora che l'ex tennista è tornato a piede libero in patria e ha potuto così raccontare i suoi 231 giorni di prigione in una lunga intervista alla Bild. Dimagrito, e con un colore di capelli diverso rispetto al passato Boris Becker, è apparso molto colpito da quanto accaduto.

In carcere Becker si è impegnato in diverse attività con gli altri detenuti, e ha riscoperto se stesso. Il campione ha rivelato che all'interno della struttura non veniva mai chiamato per nome, e a nessuno "fregava nulla" del suo status di leggenda del tennis. Ha riflettuto a lungo sul suo lato umano, affrontando tante difficoltà, come quelle legate al cibo definito pessimo e in porzioni troppo scarse.

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Queste le sue parole: "In prigione non sei nessuno – riporta uno stralcio su Sat1 – Sei solo un numero. Il mio era A2923EV. Non mi chiamavo Boris, ero un numero. E a nessuno frega un c***o di chi sei. Credo di aver riscoperto l'umano in me, la persona che ero una volta". Becker ha anche fatto riferimento alle tante violenze a cui ha assistito in carcere a fronte di poche attività ricreative. Insomma un'esperienza terribile, da cui il tedesco ha saputo imparare: "Ho imparato una dura lezione. Una molto costosa. Molto dolorosa. Ma l'intera faccenda mi ha insegnato qualcosa di molto importante e utile. E alcune cose accadono per una buona ragione".

Impossibile non ricordare la gioia del giorno della scarcerazione, quando ha potuto finalmente fare ritorno a casa: "Dalle sei di quella mattina mi sono seduto sul bordo del letto e ho sperato che la porta della cella si aprisse. Sono venuti a prendermi alle 7:30, hanno aperto la porta e mi hanno chiesto: ‘Sei pronto?' Ho detto: ‘Andiamo!' Avevo già preparato tutto in anticipo".

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