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La vita di Kilde in sedia a rotelle dopo l’infortunio: “Non sento le dita dei piedi, spero di rialzarmi”

Lo sciatore norvegese fu protagonista di un gravissimo incidente durante la discesa di Wengen. A distanza di oltre un mese non s’è ancora ristabilito del tutto. “Non ero preparato a tutto questo. Devo avere pazienza, potrei danneggiare i miei muscoli e i miei nervi”.
A cura di Maurizio De Santis
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Aleksander Aamodt Kilde non ha più sensibilità alle dita dei piedi, è in sedia a rotelle da oltre un mese e non sa nemmeno quando potrà rialzarsi, riprendere a camminare. Ha paura che qualsiasi movimento azzardato in questa fase della riabilitazione possa compromettere anche la possibilità di riprendere a fare questi comuni che adesso non è in grado di fare. In questo momento così difficile sotto il profilo fisico ed emotivo immaginare di inforcare gli sci e lanciarsi giù dal cancelletto a 150 km/h la considera solo pura illusione al limite della follia.

La caduta rovinosa a Wengen del 13 gennaio scorso gli provocò una ferita profonda alla gamba destra, gli applicarono un laccio emostatico per evitare che perdesse troppo sangue e venne trasportato in elicottero in ospedale. Da allora la sua vita è cambiata in maniera traumatica, lo ha raccontato con estrema lucidità nell'intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine. "La vera sfida per me ora è riuscire ad alzarmi dalla sedia a rotelle. Non ero preparato a tutto questo. So che lo sci è una disciplina molto rischiosa e puoi avere infortuni anche gravi ma non mi aspettavo di finire così. L'unica cosa che posso fare è avere pazienza, non forzare i tempi del recupero, potrei danneggiare i miei muscoli e i miei nervi".

Kilde ricorda tutti di quei momenti drammatici: lo scivolone, il ruzzolone e la fitta dolorosa avvertita dopo il botto contro i limiti del tracciato. C'è una voce che gli ronza in testa: aver preteso troppo da se stesso anche se non era in forma abbastanza da affrontare un calendario e una tappa impegnativi. "In condizioni normali il mio fisico sopporta la discesa fino al traguardo senza problemi. Ma questa volta le cose sono andate male… la verità è che il mio corpo non era pronto per sostenere lo sforzo nelle curve finali. Adesso l'ho imparato… se non sto veramente bene è meglio non buttarsi a capofitto in una prova di quel tipo".

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L'immagine dell'atleta immobile, steso a pancia sotto sulla neve, con qualche macchia di sangue nei pressi, apparentemente privo di sensi misero (e mettono ancora) i brividi addosso. L'infortunio fu tremendo: i nervi dell'arto era stati recisi dalle lamine affilate degli sci. "I nervi e anche i muscoli – ha aggiunto il norvegese -. Ci vorrà molto tempo per guarire. Quello che mi è capitato è diverso da qualsiasi altro infortunio avuto in carriera. Non so come reagirà il muscolo quando inizierò a muovermi normalmente. Al momento non sento il piede destro e le dita. E anche la spalla sinistra ha avuto un trauma molto forte… è stato necessaria un'operazione durata molto tempo per l'interessamento subito da alcuni nervi".

"Amo questo sport brutale", disse nel messaggio a corredo della foto con la fidanzata, Shiffrin, che gli dava un bacio. "Sono stato ricucito", aggiunse con molta crudezza, salvo spiegare con altrettanta chiarezza cosa gli fosse realmente successo a dispetto di informazioni inizialmente un po' confuse sulle sue effettive condizioni di salute. "Per alcuni forse è stato troppo cruento. Ma era la realtà".

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