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Indossa una maschera inquietante a bordo campo, è per una giusta causa: “Mi sembra bellissimo”

Ha stuzzicato la curiosità di tutti, l’uomo presente a bordo campo in occasione dei match di hockey con una maschera molto particolare che ha ricordato quella di un celebre personaggio horror. C’è un retroscena suggestivo.
A cura di Marco Beltrami
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Chi è quel tizio a bordocampo con quella maschera inquietante sul viso? È questa la domanda che tantissimi spettatori si sono posti in occasione di una serie di eventi sportivi in Nord America e soprattutto in Svezia. Non è passata inosservata infatti la presenza durante prestigiose gare di hockey di un uomo con indosso una maschera che a tanti ha ricordato quella di un celebre personaggio immaginario della serie di film horror Venerdì 13, Jason Voorhees. In realtà dietro c'è tutta un'altra storia.

Partiamo innanzitutto dalla maschera, che per gli appassionati degli sport invernali è inconfondibile. Altro che pellicole cinematografiche, si tratta invece di una replica del casco di Pelle Lindbergh, grande gloria dell’Hockey svedese morto prematuramente a soli 26 anni. Ci si aspetterebbe dunque magari di vedere un portiere con indosso quel tipo di maschera, e non qualcuno a bordo campo.

Chi si nasconde dunque quello storico accessorio? Si tratta di un famoso fotografo di caratura internazionale, ovvero Peter Holgersson. Ma perché quest'ultimo segue le partite di hockey e lavora con il supporto di questo tipo di maschera che attira inevitabilmente l'azione del pubblico? Tutto è nato dalla necessità di proteggersi, diventata obbligatoria per chi si trova così vicino allo scenario del gioco.

Ai microfoni di Aftonbladet, lo stesso Holgersson ha fatto riferimento ad un terribile episodio del passato per giustificare questa necessità: "I caschi sono obbligatori per noi fotografi quando fotografiamo al limite. Grazie a Dio, perché una fotografa di Sundsvall ha perso un occhio dopo che si è presa un disco in testa. È pericoloso stare lì, hai uno scarso controllo quando tieni la telecamera, a differenza dei giocatori che seguono costantemente il disco".

Lo stesso Holgersson ha dovuto fare i conti in prima persona con uno sfortunato fuori programma, nonostante un altro casco meno coprente: "Ho avuto un disco in fronte un certo numero di anni fa. Stavo cercando "dov'è il disco?, dov'è il disco?". Boh, eccolo lì. Anche se avevo un elmetto, la mia fronte si è rovinata L'arbitro ha fermato temporaneamente il gioco e il medico di Linköping ha dovuto visitarmi senza un casco ci sarebbe stato un grosso buco in testa".

Un grosso spavento, che l'ha spinto a ricorrere all'iconica maschera di Pelle Lindbergh: "Il disco sarebbe potuto andare cinque centimetri in più e poi avrei perso un occhio anche io. Poi ho cercato su Google, ho cercato e ho trovato questa maschera di Pelle Lindbergh, era una copia della sua maschera. Quando mi sono imbattuto in questo, mi è sembrato giusto considerando chi era e la sua storia. Penso che sia bellissimo".

Il fotografo che ha assicurato a tutti di non avere difficoltà a lavorare con quella maschera sul viso, ha poi raccontato un curioso retroscena. Quella maschera è molto richiesta, ma per altri scopi: "Un arbitro qualche settimana fa mi ha chiesto se poteva averla in prestito per Halloween, e qualche telecronista ci ha scherzato su quando un giocatore mi dava le spalle, come se fossi un assassino". Altro che assassino, quello di Peter Holgersson è uno splendido tributo.

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