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Esplode la faida tra medagliati olimpici: “Arianna Fontana mi ha offeso e umiliato come uomo”

La brutta storia delle accuse di Arianna Fontana ad un collega della Nazionale azzurra di short track ha un nome e un cognome: è Tommaso Dotti che l’avrebbe volutamente fatta cadere sul ghiaccio. Il medagliato di Pechino non ci sta e replica con un comunicato durissimo.
A cura di Paolo Fiorenza
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Volano stracci e non è un bel vedere all'interno della Nazionale azzurra di short track, che alle Olimpiadi invernali di Pechino ha vinto 4 medaglie contribuendo in maniera pesante al corposo bottino finale dell'Italia. Le pesanti accuse lanciate durante i Giochi da Arianna Fontana contro un collega maschio di cui non aveva voluto fare il nome e che in passato l'avrebbe "presa di mira sul ghiaccio per farla cadere" hanno trovato un volto preciso una volta tornati in Italia: quello di Tommaso Dotti, anche lui medagliato a Pechino, che a sua volta ha risposto per le rime con un comunicato che preannuncia via legali.

Tommaso Dotti, medaglia di bronzo a Pechino in staffetta
Tommaso Dotti, medaglia di bronzo a Pechino in staffetta

La Fontana in Cina ha vinto 3 medaglie – l'oro nei 500 metri e i due argenti nei 1500 e nella staffetta mista – diventando la donna italiana più medagliata di sempre alle Olimpiadi (sia estive che invernali) a quota 11, superando Stefania Belmondo. Adesso davanti a lei c'è solo lo schermidore Edoardo Mangiarotti, che nel secolo scorso di medaglie olimpiche per l'Italia ne portò a casa 13. Il sorpasso potrebbe avvenire ai prossimi Giochi di Milano-Cortina del 2026, ammesso che la 31enne campionessa decida di arrivarci. "Altri quattro anni così non li faccio", aveva detto già a Pechino, svelando il clima tossico in squadra che l'aveva costretta ad emigrare in Ungheria per trovare condizioni ideali di allenamento, in uno scenario di totale ostilità per suo marito e allenatore Anthony Lobello.

E poi c'era l'episodio gravissimo del pattinatore azzurro che l'avrebbe volutamente fatta cadere in una sessione di allenamento comune, al culmine di una tensione assurda tra colleghi uniti dalla stessa bandiera tricolore. Al suo ritorno in Italia Arianna Fontana non solo ha fatto il nome di chi l'ha lungamente tormentata ma ha delineato un vero e proprio quadro di battaglia sul ghiaccio che lascia attoniti. Il racconto al Corriere della Sera è lungo e dettagliato, ripercorrendo l'intera storia delle incomprensioni – a dire poco – sia col presidente federale Gios sia con gli allenatori che si sono succeduti alla guida della Nazionale. Il capitolo più duro è proprio quello dedicato a Dotti.

Le vicende si svolgono dopo Pyeongchang 2018, i Giochi in cui Arianna vinse il suo primo oro olimpico sui 500 metri: "Il presidente Gios mi propone di riunirmi al gruppo (dopo un anno col marito come tecnico, ndr). Anthony è netto: Mathieu (l'allenatore di allora della Nazionale, ndr) non ha capito nulla di Arianna, le strade restano separate. Quello che succede poco dopo a Courmayeur, gli dà ragione. Mathieu mi chiede di pattinare con i ragazzi: Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli si mettono a fare tracce pericolose davanti a me, cambi di direzione, accelerano e decelerano. Roba pericolosa. Parlottano, è palese a tutti: vogliono farmi cadere. Diventano sempre più aggressivi, io mi tengo a distanza, finisco l'allenamento, me ne vado. Alla riunione tecnica del giorno dopo, ammettono: non ci sta bene che ti alleni con noi. Mi aspetto conseguenze, invece la Federazione butta il problema su mio marito: dà fastidio vederlo sul ghiaccio. Morale: Cassinelli smette, ma Dotti continua con i suoi giochetti per tutta la stagione".

Arianna Fontana con le tre medaglie vinte alle Olimpiadi
Arianna Fontana con le tre medaglie vinte alle Olimpiadi

Sono accuse gravissime, ma il peggio deve ancora arrivare, nella ricostruzione fatta dalla Fontana: "È un ambiente tremendo. Ogni giorno mi sveglio con l'angoscia e il mal di stomaco, chiedendomi: oggi cosa succederà? Cosa faremo io e Anthony di sbagliato? E il giorno del contatto tra me e Dotti, naturalmente, arriva: vado dritta contro le balaustre a 50 all'ora, la caviglia si gonfia. A Salt Lake City, in Coppa del Mondo, per precauzione rinuncio alla staffetta. Gios mi manda a dire che o partecipo o faccio le valigie. Sempre lui, a Pechino, ha detto che i ragazzi sono gli sparring partner ideali per crescere, che dovrei ringraziarli. Quindi il contatto in piena velocità con un uomo che pesa venti chili più di me sarebbe utile? Ma di cosa stiamo parlando… In Giappone Dotti ci riprova: accelera, io imposto la traccia in modo da bloccarlo, a fine allenamento le altre azzurre vengono da me a congratularsi".

L'attacco della campionessa azzurra chiama in causa l'intero sistema: "È tutto assurdo. Il vero problema è che un atleta ha il diritto di allenarsi in un ambiente sereno, il nostro invece è tossico: nel linguaggio, nei pensieri, negli atteggiamenti da bulli di certi colleghi. Tutti hanno paura di esprimersi, ci sono giovani appena entrati in squadra che vogliono già smettere. È importante che l'atleta venga ascoltato, non usato come mezzo per arrivare alle medaglie. C'è un tema di cultura sportiva da cambiare: in Italia è un asilo, manca professionalità. Io a Milano-Cortina 2026 ci vorrei arrivare, chiudere ai Giochi italiani come ho iniziato sarebbe una favola ma altri quattro anni così non li faccio".

La ribadita minaccia, assieme a una denuncia così grave e circostanziata, non poteva restare senza replica ed infatti la Federghiaccio ha diffuso un comunicato: "In merito alle dichiarazioni dell'atleta Arianna Fontana raccolte e pubblicate sul Corriere della Sera, la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio non condivide né la forma né la sostanza di queste esternazioni e intende ribadire e sottolineare l'appoggio e la fiducia ai propri atleti ed allenatori oggetto delle accuse rivolte da Fontana a mezzo stampa. La posizione federale in merito all'intera vicenda è già stata espressa con chiarezza in occasione della conferenza stampa del Presidente Gios dello scorso 18 febbraio e non vi è l'intenzione di alimentare ulteriormente una polemica che nuoce i diretti interessati così come l'intero movimento. Ogni altra considerazione verrà riportata a tempo debito nei luoghi e nelle sedi opportune. Tutti gli sforzi da parte del Presidente Gios e della FISG sono oggi rivolti alla ricerca – con il massimo impegno e la massima apertura – di una soluzione che garantisca l'unità della squadra Nazionale così da salvaguardare la continuità di un gruppo di lavoro che in questi anni ha raccolto risultati straordinari".

Arianna Fontana in azione a Pechino
Arianna Fontana in azione a Pechino

Una nota ufficiale che nega ma non rompe, che smorza ma non chiude: toni volutamente soft per cercare di non andare allo scontro frontale con una leggenda in movimento dello sport italiano. Lo stesso presidente Gios peraltro era stato ben più duro qualche giorno prima, quando aveva accusato la pattinatrice di Sondrio di "aver distrutto il clima della squadra", derubricando l'episodio dello scontro sul ghiaccio come normale: "Era emerso che si fosse trattato di una situazione tipica di un allenamento comune, nella quale un'atleta donna si trova a dover fare i conti con compagni che hanno una struttura fisica decisamente più importante, per cui i contatti che ci possono essere nello short track non sono gli stessi che ci sarebbero fra donne. Peraltro questi stessi uomini che lei accusa si sono allenati per anni con Arianna, l'hanno fatta crescere, l'hanno portata sino a queste medaglie. Trovo questa sua uscita sgradevole", aveva detto il numero uno della Federazione, facendo capire da che parte della verità stava.

Per ultimo oggi è intervenuto nella faida, con toni ben più duri a difesa del suo onore, il pattinatore tirato in causa dalla Fontana, il 28enne Tommaso Dotti, anch'egli medagliato a Pechino con il bronzo conquistato nella staffetta maschile assieme a Andrea Cassinelli, Yuri Confortola e Pietro Sighel. L'atleta milanese ha diffuso un comunicato in cui replica alle accuse della collega: "Ho atteso e riflettuto molto prima di decidermi a predisporre e divulgare queste mie dichiarazioni, in quanto come atleta e uomo di sport non ho voluto alimentare una polemica che ritengo sterile e controproducente non solo per me, per la Squadra e per la Federazione cui sono fiero di appartenere, ma per l'intero mondo del pattinaggio su ghiaccio. Reputavo infatti che con il mio silenzio si potesse evitare di dare ulteriore corso ed enfasi ad una tristissima vicenda che una pur stimata e atleticamente indiscutibile collega ha ritenuto di instaurare. Essendo profondamente convinto che il valore dello sport debba essere necessariamente improntato a lealtà, trasparenza e correttezza, ho alla fine ritenuto esternare la mia posizione in merito alle affermazioni ripetutamente rilasciate alle principali testate giornalistiche da Arianna Fontana, in cui sono stato dipinto in una maniera del tutto lontana sia dalla mia natura di agonista che di persona".

Dotti con i suoi compagni di staffetta
Dotti con i suoi compagni di staffetta

"Le dichiarazioni di Fontana, che sottolineo riportano fatti totalmente inesistenti e privi di alcuna reale portata, non mi hanno soltanto offeso e umiliato come professionista e come uomo, ledendo l'immagine che nel corso di anni di sacrificio e duro lavoro sono riuscito a costruire, ma hanno comportato in danno mio e dei miei familiari una serie di insulti, minacce, improperi da parte di tifosi e spettatori, che onestamente non ritengo di dover meritare – continua Dotti – Il fatto stesso che la Federazione, con apposito comunicato, abbia preso distanza da quanto consegnato da Fontana alla stampa, ritengo deponga ampiamente a mio favore e non possa che porre in risalto la totale assenza di veridicità in quanto dichiarato dalla collega. Sinceramente resto a dir poco stupito e non riesco a comprendere le ragioni e il fine in forza delle quali Fontana si sia determinata ad affidare alla stampa tali asserzioni, ma a questo punto mi sono visto mio malgrado costretto ad incaricare i miei legali per tutelare presso tutte le sedi competeni la mia immagine di persona, di atleta e, ritengo, dell'intero sport".

In tutto questo, sarebbe auspicabile anche una presa di posizione più decisa da parte del presidente del CONI Gianni Malagò. Le accuse e i comunicati riportati – qualsiasi sia l'effettiva realtà dei fatti – disegnano una situazione incancrenita per anni all'interno di una Federazione nazionale, senza che sostanzialmente sia stata fatta chiarezza e messo mano per le giuste contrarie.

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