Perché l’impegno di KTM in MotoGP è a rischio anche se la nuova proprietà ha evitato il fallimento

KTM è stata salvata dal fallimento grazie all'intervento della multinazionale indiana Bajaj Auto, che ha acquisito il controllo del gruppo Pierer Mobility, azionista principale del marchio austriaco. La manovra ha garantito la continuità industriale, ma ha anche ridisegnato gli equilibri interni: per la prima volta nella storia del marchio, le decisioni strategiche dipenderanno da una proprietà estera, con logiche economiche molto diverse da quelle di Stefan Pierer.
L'accordo ha infatti portato a una drastica revisione dei costi, e il programma MotoGP è ora nel mirino di una politica di razionalizzazione che punta a ridurre gli investimenti non considerati essenziali per il core business. Secondo quanto detto da Rajiv Bajaj, CEO di Bajaj Auto, in un'intervista all'emittente indiana CNBC-TV18, i piani di rientro prevedono tagli fino al 50% dei budget in alcuni reparti, e il racing non ne sarebbe immune. Una notizia che arriva proprio in uno dei momenti migliori della KTM nella classe regina del Motomondiale con i nove podi (tra Sprint Race e Gara Lunga) del giovane talento spagnolo Pedro Acosta dopo la pausa estiva.

Bajaj chiede efficienza a KTM: la MotoGP vista come costo, non come opportunità
Negli ultimi anni KTM ha investito pesantemente nel progetto MotoGP, arrivando a competere stabilmente con Ducati e Aprilia. Tuttavia, con l'ingresso di Bajaj, il quadro è cambiato. Il gruppo indiano, pur riconoscendo il valore del marchio a livello globale, considera il campionato come una voce di spesa difficilmente sostenibile nel medio periodo.
Da Pune, sede di Bajaj Auto, arriva una linea chiara: massimizzare i profitti industriali, tagliare gli sprechi e concentrare le risorse sui segmenti con ritorno immediato. La MotoGP, per quanto prestigiosa, non genera vendite dirette. Per questo motivo, la nuova dirigenza starebbe valutando una riduzione graduale del programma sportivo, a partire da un possibile ridimensionamento della squadra satellite Tech3, o da un congelamento dello sviluppo tecnico nei prossimi anni.
Fonti interne al paddock parlano di malumori tra i vertici del reparto corse, preoccupati per il futuro dei progetti già avviati, inclusi quelli legati alla prossima generazione di motori e alla struttura sportiva di Munderfing.

Pierer perde potere, e il futuro del team ufficiale diventa incerto
Il nuovo assetto societario lascia Stefan Pierer con un ruolo operativo ridotto e una capacità decisionale limitata rispetto al passato. Un cambiamento che rischia di privare la MotoGP della sua principale figura di riferimento. Pierer, da sempre il principale sostenitore dell'impegno sportivo, dovrà ora rispondere a una proprietà più attenta ai bilanci che alla visibilità internazionale.
La prospettiva più concreta è quella di una ristrutturazione del programma MotoGP: meno test, meno personale dedicato e, soprattutto, meno investimenti nello sviluppo tecnico della moto. In uno scenario in cui Ducati (ancora) domina e gli avversari diretti si trovano a dover difendere il proprio spazio politico ed economico, KTM rischia di trovarsi improvvisamente senza spinta e senza visione.

Un futuro incerto per il racing austriaco
Ufficialmente, KTM continuerà a correre. Ma la sensazione diffusa è che l'impegno possa diventare marginale, una semplice presenza di rappresentanza più che una vera rincorsa al titolo mondiale. Senza il pieno supporto economico della nuova proprietà, la MotoGP rischia di tornare a essere per KTM un lusso insostenibile.
L'acquisizione da parte di Bajaj ha evitato il collasso finanziario, ma ha anche aperto un capitolo di incertezze sportive: il futuro della casa di Mattighofen in MotoGP dipenderà dalla capacità di conciliare l'approccio industriale degli indiani con la cultura racing che Pierer aveva costruito negli ultimi vent'anni.