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Mazepin chiamato per il servizio militare in Russia: a rischio la sua carriera in F1

Nikita Mazepin è stato chiamato dall’esercito russo per effettuare l’addestramento per il servizio militare obbligatorio in Russia. Questo potrebbe complicare il proseguo della stagione in Formula 1 del pilota della Haas che, salvo deroghe speciali, dovrà rispondere alla chiamata per non incorrere in sanzioni. Il papà del driver russo critica il Governo: “Non si preoccupa delle carriere dei giovani atleti”.
A cura di Michele Mazzeo
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La prima stagione in Formula 1 di Nikita Mazepin finora non è stata esaltante. Il giovane pilota russo si è fatto notare soprattutto per  i numerosi testacoda e per i comportamenti in pista che hanno fatto infuriare i colleghi del Circus. Ma adesso c'è un altro problema per il moscovita che potrebbe addirittura fargli perdere buona parte delle prossime gare in calendario se non tutto il resto della stagione. A ridosso del GP dell'Azerbaijan infatti per Mazepin è arrivata la chiamata da parte dell’esercito russo per sostenere il servizio militare obbligatorio in Russia nonostante gli impegni in pista.

A rivelare ciò è stato il papà del giovane pilota della Haas, ossia il magnate Dmitry Mazepin che si è lamentato di ciò ai microfoni dell'agenzia russa Tass: “Nikita dovrà disputare 23 gare quest’anno e gli chiedono di arruolarsi nell’esercito – ha infatti esordito il padre del driver di Formula 1 –. Nell’ultima comunicazione gli hanno chiesto di presentarsi al campo di addestramento. Nikita – ha poi aggiunto – mi ha chiesto di vedere cosa è possibile fare a riguardo, dal momento che corre ogni due settimane".

Il padre di Nikita Mazepin ha poi continuato allargando il suo discorso alle  problematiche del sistema russo puntando il dito contro il Governo russo: “Questo è un problema generale. Nessuno vuole sentire le ragioni non solo di Mazepin, ma anche di tutti i giovani atleti del Paese che si trovano nella stessa situazione – ha detto infatti Dmitry Mazepin -. Il Governo non si preoccupa di loro. Solo l’Università di Mosca sembra fare qualcosa. Per il resto, a nessuno sembra interessare questo problema".

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