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Opinioni

Lewis Hamilton piatto con la Ferrari, ma le critiche sono smisurate: un campione trova sempre il rimedio

Lewis Hamilton non sta vivendo la miglior stagione della sua carriera, ma le critiche che ha dovuto incassare sono state eccessive e talvolta pretestuose. Ma la F1 rivedrà l’Hamilton di un tempo che e pronto a spedire al mittente le critiche e nel 2026 magari riuscirà a lottare per il titolo.
A cura di Alessio Morra
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Il Mondiale di Formula 1 è un affare tra Norris e Piastri che probabilmente fino alla fine continueranno a giocarsi il titolo, con pochi riflettori addosso. Una lotta che, mediamente, appassiona poco. L’attenzione generale è sempre posta su Verstappen, che regale perle, e sulle Ferrari tra Leclerc, visto come un cavaliere medievale sempre pronto a tutto, e Lewis Hamilton, che dopo un paio di gare deludente sta cercando di brillare, almeno per una domenica. La Ferrari non gli permette sogni di gloria, ma lui è pronto, in questo finale di stagione, a rispondere ai tanti, troppi, che hanno cercato di demolirlo in questi mesi, e lo hanno invitato pure a considerare l’ipotesi del ritiro.

"Dategli una macchina e Lewis tornerà a lottare per la vittoria"

Non è tutto oro quel che luccica è una frase che viene usata spesso. In questo caso la frase giusta è una sorta di contraltare: ‘Non è tutto da buttare'. Lewis Hamilton oggettivamente sta vivendo una delle peggiori stagioni della sua carriera. 16 Gp e nemmeno un podio, non basta certo il successo nella Sprint Race di Shanghai per rendere il suo 2025 in rosso meno amaro. Ma nonostante ciò il clima che gravita attorno all'inglese è troppo pesante. Lui ci ha messo del suo, sia chiaro, con qualche errore.

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Ma il fuoco di fila a cui viene sottoposto da chi giudica e critica è onestamente eccessivo, tanto da far pensare a preconcetti o quasi a gioia o godimento nel vederlo così in difficoltà, talvolta in disarmo se si pensa all'Hungaroring e all'Olanda. Citando, si potrebbe dire facilmente: "Dategli una macchina e vedrete che Lewis tornerà facilmente quello dei bei tempi", che non sono andati.

I lampi di Lewis, che vive con il ricordo perenne di Abu Dhabi 2021

La discussione su Hamilton è complessa. Certamente con 40 anni sulle spalle non può paragonarsi a piloti rampanti, anche non del Cavallino, ma la classe c’è, i sorpassi realizzati dove non si passa li ha effettuati pure poche gare fa – non nel 2021, quando gli è stato scippato un titolo Mondiale che lo avrebbe consegnato ulteriormente alla storia della F1.

Da lì, da quel thrilla in Abu Dhabi, senz’altro parte la storia recente di Hamilton che ha fatto una fatica immane a riprendersi da una delusione cocente, una delusione che avrebbe abbattuto pure un toro. Un paio di lampi qua e là – una pole la 104ª e poi due vittorie (l’ultima è la 105ª) in tre anni e mezzo – ma è sempre stato lontano anni luce da chi lotta per vincere il titolo.

L'addio alla Mercedes, la prima stagione alla Ferrari

Alla Mercedes stava bene, era protetto, era nel suo mondo, con Toto Wolff che con il suo carisma e la sua personalità era contemporaneamente un po’ un secondo papà, che lo metteva in riga, un po’ fratello maggiore e un po’l’amico, con cui parlare delle ultime conquiste. Lì c’era pure ‘Bono’, il fidato ingegnere. Quel mondo d’incanto non gli è piaciuto più, perché, per citare Nico Rosberg, quella era diventata per lui la vita del criceto, un criceto perdente.

Ha deciso di cambiare. Nella vita delle volte è giusto strappare. Hamilton ha deciso senza, forse, valutare troppo le conseguenze, al netto della passione per il rosso Ferrari. Si è trovato catapultato in un altro mondo. Alla Ferrari, l’unica big di F1 che non è in Inghilterra. Un altro modo di lavorare, vettura diversa, ingegnere di pista che era abituato al buon Sainz, ma non ha un sette volte campione del mondo. Ha dovuto risalire la china, ha faticato tanto, di mestiere è riuscito a salvare un paio di gare. Con Leclerc va d’accordo ma in pista tendenzialmente è dietro. Fin qui i fatti.

Prost sostiene Lewis: "Tutti lo sanno, tutti lo scrivono"

Hamilton non è come tutti gli altri. Chi lo conosce bene, chi fa il tifo per lui, chi è un acuto osservatore lo sa. Per questo i critici, anche quelli eruditi, quelli che sanno tutto di questo mondo, fingono solo di stupirsi di certe dichiarazioni, ma le usano per affondare il coltello. Lewis è sempre stato così. Uno sincero, pure troppo. Recentemente lo aveva detto pure Alain Prost, il Professore, un campionissimo, campione vero e grande calcolatore che ha dichiarato: "Quando vinci con la Ferrari, è meglio che in qualsiasi altro posto, ma quando non ci riesci, è peggio che in qualsiasi altro team. Tutti lo sanno, tutti ne scrivono, ma nella vita reale è diverso".

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Hamilton unico come Senna e Schumacher

Hamilton è così, non cambierà mai, la sincerità prima di ogni cosa. È il suo carattere, è unico nel suo genere. Lo ha capito Niki Lauda, che poi lo ha apprezzato come nessuno. Come lo era Senna, e come lo è in modo diverso Verstappen, e in modo altrettanto diverso Kaiser Schumi. Certo non può dire tutto, non dirà mai che rimpiange Toto Wolff e Bono, perché non li ha rimpiazzati ancora, ma l’inglese non ragiona come tutti gli altri, pure per questo chi pensa che Hamilton possa andare in difficoltà se sente alcune critiche si sbaglia di grosso. Perché le parole le porta via al vento le ascolta per tre decimi di secondo, quelli che mancano anche per il risultato minimo, il podio.

Altrimenti alla Ferrari non ci sarebbe andato mai. Per anni è stato il nemico pubblico. Per anni è stato sottostimato dai critici che ora vanno giù pesante. Senza rivangare troppo, basta tornare indietro ai confronti con Vettel, ai tempi dell’ispettor Seb in rosso, quando la critica si spendeva senza dubbio alcuno a favore del tedesco, che era all’apparenza il campione vero. L’essere stato il nemico da battere non aiuta. Essere l’uomo che potenzialmente ha ancora la possibilità di togliere a Michael Schumacher il record di titoli Mondiali meno.

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Fuoco di fila di critiche, ma guai a dare per vinto un campione

Sommando tutti questi motivi va da sé che Lewis non è supportato, ma sopportato e quando le cose non vanno va da sé che fioccano critiche e frasi banali: “È finito”, “Deve capire che il momento del ritiro è vicino”, e durante la pausa estiva è spuntato addirittura un “Matrimonio fallito tra Lewis e la Ferrari”. Parole feroci di chi quasi sembra non vedere l’ora che il biennio rosso del britannico finisca presto con un giovane rampante pronto a fare da vice (non tanto scomodo) di Leclerc, che invece non ha paura di nessuno, perché è un pilota fenomenale.

Ma guai a dare per vinto un campione vero. Guai. Perché se la Ferrari ha imbroccato la strada giusta nel 2026 potrebbe cambiare tutto. La storia insegna. La Red Bull non vive il miglior momento della sua storia, l’Aston Martin ha ancora bisogno di tempo. La McLaren tecnicamente è in pole position, ma chissà quanto sta lavorando alla nuova vettura. Toto Wolff sornione giorni fa ha detto: “Mi piacerebbe vedere nel 2026 Mercedes e Ferrari lottare per il titolo”. Se sarà così, bisognerà fare attenzione pure a Hamilton, che in questo finale di stagione, però, deve provare a ritrovare la sua tenacia per provare ad artigliare almeno il suo primo podio vero da pilota Ferrari. Baku e Singapore sono due occasioni d'oro.

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Giornalista dal 23 gennaio 2012, area sport, in Fanpage.it scrivo di sport (dal calcio al tennis dal nuoto al basket) e di motori (f1 e moto). In passato ho lavorato per ubitennis.com e dream magazine, una rivista che si occupava di spettacolo. Nessun libro pubblicato, anche se in alcuni concorsi letterari ho vinto premi di contorno.
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