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L’educazione di papà Sainz al figlio Carlos: “Mangiatelo o sarai mangiato”

Nella settimana che conduce al Gran Premio di Imola il pilota della Ferrari, Carlos Sainz, racconta i consigli del padre, campione di rally. “Sono abituato a lottare da sempre, fin da ragazzo tutti volevano buttarmi fuori pista per il cognome che avevo. Sono diventato più cattivo per non sentirmi amico di nessuno”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Mangiatelo o sarai mangiato". L'educazione ‘sentimentale' di papà Sainz al figlio Carlos è molto spartana. In amore, in guerra e in pista non esistono amici. Soprattutto se hai un genitore che è campione internazionale di rally e il peso del cognome sulle spalle lo senti tutto, perché sfidarti è come lanciare un guanto contro la storia. Il pilota della Ferrari lo ha capito fin da ragazzino che significa una cosa del genere: nel nome del padre non esistono sconti, è lui per primo a non farne e non volerne per il figlio che studia da grande ma su un altro palcoscenico.

Dalla sabbia e dai terreni più insidiosi all'asfalto delle piste, cambia la location ma le sensazioni sono le stesse: esistono il brivido della velocità, la potenza che è nulla senza controllo, la capacità di sentire il motore che ti parla, diventare tutt'uno con l'auto che guidi, leggere le traiettorie, anticipare quelle del tuo avversario. Il resto è lotta senza quartiere. E Carlos ci è abituato "da sempre": da bambino tutti volevano batterlo perché" figlio di", come spiega nell'intervista al Corriere della Sera nella settimana che conduce al Gran Premio di Imola.

È come nel calcio… se Andrea Pirlo va alla partita del figlio, gli avversari si mettono in mostra. Erano motivati dal mio cognome mentre io credevo che fossero degli amici. Mangiavamo assieme ma in pista mi buttavano fuori appena possibile. Volevano superarmi a ogni costo.

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Poi qualcosa è cambiato grazie a un suggerimento semplice, semplice di papà Sainz: quando sei in competizione devi pensare solo a come battere il tuo avversario e dare il meglio di te stesso. Un conto è il rispetto, altro è lasciarsi intenerire… Messaggio ricevuto.

Mangiateli o sarai mangiato, mi disse un giorno – ha aggiunto -. E allora ho capito che quel suggerimento era giusto. Sono diventato più cattivo per non sentirmi amico di nessuno. Ero lì per correre, non per fare nuove amicizie…

Cosa significa avere un padre campione internazionale che a 59 anni non ha alcuna intenzione di mollare? Bastano poche parole del ‘giovanotto' per raccontare quale sia l'approccio. "Ogni volta che partecipa alla Dakar mi preoccupo ancora di più. Gli dico sempre: ricorda che hai 59 anni e una famiglia che ti aspetta a Madrid". Già ma come fai a rinunciare al brivido della strada se lo hai nel sangue?

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