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La morte di Kobe Bryant, star NBA, e di sua figlia

Kobe Bryant e l’amore per l’Italia: “È cresciuto qui da noi, tutti lo ricordiamo da bambino”

Kobe Bryant aveva l’Italia nel cuore. Il leggendario cestista americano morto con la figlia in un tragico incidente d’elicottero a Las Vegas, ha mosso i primi passi della sua carriera nel Belpaese. “Black mamba” ha seguito le orme del papà Joe che ha vestito le maglie di AMG Rieti, Viola Reggio Calabria, Olimpia Pistoia e Reggiana. Proprio in terra emiliana è iniziata la sua avventura con la canotta della Pallacanestro Reggiana. Fanpage.it è stata proprio a Reggio Emilia, città che gli intitolerà una piazza, per intervistare Andrea Menozzi suo ex allenatore ai tempi delle Giovanili.
A cura di Marco Beltrami
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Kobe Bryant aveva l'Italia nel cuore. Il leggendario cestista americano morto con la figlia in un tragico incidente d'elicottero a Las Vegas, ha mosso i primi passi della sua carriera nel Belpaese. "Black mamba" ha seguito le orme del papà Joe che ha vestito le maglie di AMG Rieti, Viola Reggio Calabria, Olimpia Pistoia e Reggiana. Proprio in terra emiliana è iniziata la sua avventura con la canotta della Pallacanestro Reggiana. Fanpage.it è stata proprio a Reggio Emilia, città che gli intitolerà una piazza, per intervistare Andrea Menozzi suo ex allenatore ai tempi delle Giovanili

Andrea Menozzi, l'ex tecnico di Kobe Bryant alla Pallacanestro Reggiana ai microfoni di fanpage.it

Andrea Menozzi, tecnico delle Giovanili della Pallacanestro Reggiana ha sperato fino all'ultimo che la notizia della morte di Kobe Bryant fosse una bufala: "Prima reazione d’incredulità speri che qualcuno si sia sbagliato e abbia commesso un errore. Poi purtroppo sono arrivate conferme, anche dirette, ed è stato un grosso colpo insomma non te lo aspetti, e sì, ovviamente è un grosso colpo".

Menozzi ricorda il giovane Kobe, e il feeling con Reggio Emilia

Che tipo era il giovane Kobe? E che ricordo ha lasciato a Reggio Emilia? Menozzi evidenzia il feeling tra lo sfortunato cestista e la città emiliana, sconvolta per quanto accaduto: "Era molto determinato, cioè per lui la pallacanestro era una cosa importante, una cosa seria, alla quale era importante applicarsi e impegnarsi. Da quello che si legge, che si sa, penso che questo sia rimasto un tratto distintivo per tutta la sua carriera. A Reggio siamo particolarmente legati a Kobe perché abbiamo conosciuto la famiglia, il papà ha giocato da noi due anni, Kobe è stato nelle nostre giovanili per due anni, le persone se lo ricordano. Lo hanno visto bambino sul parquet mentre il papà giocava, e quindi è qualcosa che ha colpito molto Reggio"

Kobe Bryant e i primi passi nel Basket a Reggio Emilia

Già a Reggio Emilia, Kobe Bryant aveva mostrato le sue doti tecniche e la sua professionalità. Menozzi racconta: "Nei due anni che è stato con noi il primo anno abbiamo deciso di farlo giocare coi ragazzi più grandi perché essendo più avanti degli altri per garantirgli un contesto più competitivo abbiamo preferito fare questa scelta, l’anno successivo, quando ha giocato con il gruppo che seguivo io, in realtà si è allenato parzialmente perché ha avuto un problema al ginocchio, normale perché dovuto alla crescita, tipico dei ragazzini di quell’età per cui veniva e non veniva. A lui pesava molto perché il fatto di non allenarsi rappresentava un grosso problema".

Menozzi e i rapporti tra Kobe Bryant e gli ex compagni

Nonostante l'exploit nella NBA, Kobe Bryant ha mantenuto un feeling unico con Reggio Emilia e con alcuni dei suoi compagni: "Kobe è tornato a Reggio nel corso degli anni, abbastanza regolarmente, ed è sempre rimasto in contatto con alcuni dei suoi compagni di allora, in particolare con uno si sono anche frequentati. I suoi compagni di allora non hanno mai approfittato della loro amicizia con Kobe, non l’hanno mai utilizzata per pubblicità gratuita, sono stati sempre molto rispettosi e riservati".

Kobe Bryant, difficile ipotizzare una carriera come la sua

Ma Kobe Bryant aveva già le stigmate del predestinato? A Reggio Emilia pensavano già che sarebbe diventato una leggenda del basket? Menozzi è sincero: "Era un bambino di 12 anni bravo, più bravo degli altri, ma da lì a pensare che poi sarebbe diventato tra l’altro nel giro di 7-8 anni uno dei giocatori più forti del mondo onestamente dubito che qualcuno potesse pensarlo"

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