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“Ero anoressico, ad un passo dall’arresto cardiaco”: oggi Samuele è un predestinato del ciclismo

Campione europeo e mondiale juniores su pista, Samuele Bonetto ha sfiorato il podio nella cronometro su strada agli Europei juniores di ciclismo. Il 18enne veneto è un talento purissimo che in passato ha dovuto sconfiggere un nemico terribile e subdolo, l’anoressia: “Devo tutto alla bicicletta che mi ha salvato la vita”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ieri Samuele Bonetto non è riuscito a salire sul podio nella cronometro su strada agli Europei juniores di ciclismo in corso in Trentino, dopo essersi laureato prima campione europeo e poi mondiale nell’inseguimento individuale in pista, tra fine agosto ed inizio settembre. Il 18enne di Montebelluna è approdato alla pista solo in questa stagione e per lui potrebbe disegnarsi un percorso simile a quello di Filippo Ganna. Bonetto ieri ha sfiorato il podio, perso per soli 3 secondi, ovvero il distacco che separa il suo quinto posto finale dalla terza piazza. La prova è stata vinta dal belga Alec Segaert, alla considerevole media di 50.83 km/h.

La storia di Bonetto, nato il 23 gennaio 2003, è un esempio di come lo sport possa aiutare a superare gli ostacoli che la vita ci piazza davanti, anche quando sono davvero duri da abbattere. Il giovane trevigiano ha dovuto vincere un nemico terribile e subdolo, l'anoressia: "Devo tutto alla bicicletta che mi ha salvato la vita. È grazie a questo sport se ho vinto l’anoressia e adesso che sono campione voglio la maglia rosa e le Olimpiadi di Parigi", ha raccontato al Corriere del Veneto dopo aver trionfato ai Mondiali juniores su pista al Cairo lo scorso 3 settembre.

Bonetto è uno dei talenti più puri del nostro ciclismo, negli anni passati il suo avversario più grande non ha pedalato con lui spalla a spalla ma ha scavato nella sua testa togliendogli forza e vita: "Io sono nato a Montebelluna dove solitamente si pratica il calcio o il nuoto. Abito a 300 metri dalle piscine comunali e per dieci anni sono stato un atleta della locale squadra agonistica, battagliando nelle vasche di tutto il Veneto. Tra le fine delle scuole medie e l’inizio delle superiori mi ha colpito questa malattia subdola in una forma grave. Ho perso massa muscolare e massa grassa, ero diventato scontroso, asociale e sempre arrabbiato. Diagnosticata l’anoressia i miei genitori hanno provato di tutto ma non ci sono stati psicologi o dietisti che siano riusciti ad aiutarmi".

La situazione è arrivata ad una gravità tale che il ragazzo ha rischiato di morire: "Sì. Sono stato a un passo da andare in arresto cardiaco e i medici avevano dato un tempo limite entro cui sarei stato ricoverato coattamente a Portogruaro se non avessi preso peso". Poi la svolta e la salvezza, proprio grazie al ciclismo: "Un giorno con mio padre siamo andati a fare un giro in bicicletta sul Montello. Abbiamo utilizzato una mountain bike ed è scoccata la scintilla. Sono rimasto folgorato e con lui ho fatto un patto: mi avrebbe riportato a correre in bicicletta se avessi ricominciato a mangiare. Stavo scomparendo da quanto ero magro ma lentamente mi sono sforzato di ingerire alimenti. Le cose piano piano sono migliorate, ho ripreso peso e mi sono salvato. Quei due anni sono stati un inferno ma la bici mi ha permesso di vedere la luce in fondo al tunnel".

Adesso il futuro per Bonetto sembra disegnare per lui una luminosa carriera da ciclista professionista: "Sogni nel cassetto? Ne ho due. Il primo è conquistare un giorno il crono prologo del Giro d'Italia e vestire la maglia rosa. Il secondo è quello di arrivare nella selezione azzurra per le olimpiadi di Parigi 2024". Con la forza d'animo che ha dimostrato nulla sembra precluso.

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