Bradley Wiggins shock: “Sparivo per settimane in un hotel, strafatto di cocaina. Un miracolo essere qui”

Bradley Wiggins ha rilasciato altre dichiarazioni scioccanti sul suo torbido passato, a cui è emerso non senza difficoltà: "Ho sempre pagato in prima persona ogni mio singolo errore", ha detto l'ex campione britannico di ciclismo, otto volte medagliato olimpico, che ha rivissuto l'incubo più grande, la dipendenza da cocaina: "C'è stato un periodo in cui ero costantemente strafatto, sparivo per settimane e mi rifugiavo in un hotel. Poi ho capito che dovevo fermarmi per i miei figli".
Una vita a dir poco borderline quella di Sir (il titolo di Baronetto gli è stato conferito nel 2005 per meriti sportivi) Bradley Wiggins pluricampione in bici, in perenne lotta con la giustizia sia sportiva che ordinaria, tra torbide storie di doping, alcool e droghe. Senza dimenticare i crack finanziari e i debiti enormi che lo hanno trascinato nel baratro del fallimento. Tra i numerosi drammi che ha dovuto superare, iniziati con gli abusi durante la gioventù, c'è anche quello della tossicodipendenza da cocaina, un argomento che per la prima volta dopo tantissimi anni di silenzio, Wiggins ha voluto affrontare: "Ora ne posso parlare con serenità e franchezza" ha rivelato in una intervista all'Observer, "avevo un problema davvero grave, stavo camminando sul filo del rasoio. Mi son fatto ricoverare grazie ai miei figli".
Di figli, Bradley ne ha due, Ben e Isabella oggi entrambi ventenni che però, all'epoca dei fatti erano poco più che adolescenti: "A volte mio figlio Brad ha pensato che mi avrebbero trovato morto la mattina dopo… ero un tossicodipendente cronico ma la gente non se ne accorgeva. Ero strafatto quasi sempre e per molti anni." Un viaggio allucinante in cui Wiggins non manca di particolari: "Per me non c'è mai stata via di mezzo. Non potevo limitarmi a bere un bicchiere di vino. Se bevevo un bicchiere di vino, allora passavo poi alla droga. La mia propensione alla dipendenza stava alleviando il dolore con cui convivevo, ma sapevo di avere un problema davvero grave. Mi odiavo, era una forma di autolesionismo e autosabotaggio. Non era quella di certo la persona che volevo essere e alla fine mi sono reso conto che stavo ferendo molte persone intorno a me".
Wiggins si sofferma anche su un aneddoto in particolare che tira in mezzo altre due ex campioni di ciclismo, Jan Ullrich e soprattutto Lance Armstrong che hanno vissuto il medesimo dramma per doping in carriera e sono caduti in depressione e tra varie dipendenze. "In quel periodo ero già in contatto con Lance che a sua volta aveva vissuto già una situazione simile con Jan. Entrambi sapevano, cercavano di contattarmi ma non riuscivano a trovare mai dove mi rifugiassi. Mio figlio Ben parlava spesso con Lance che gli chiedeva: ‘Come sta tuo padre?'. Ben gli rispondeva sconsolato: ‘Non lo so… non lo sento da un paio di settimane… so che vive in un hotel'. Proprio per i miei figli ho capito che dovevo fermarmi"ha concluso poi Wiggins, "volevano che mi ricoverassi e oggi è un miracolo essere ancora vivo".