Bernal domina al Giro d’Italia nel nome di Pantani: “È il mio idolo”

Una vittoria nel segno di Marco Pantani. Egan Bernal doma il Passo Giau, vince la sedicesima tappa del Giro d'Italia, tiene stretta a sé la maglia ciclamino, ipoteca la vittoria per la 104sima edizione della ‘Corsa Rosa' e dedica un pensiero all'ex campione italiano di ciclismo. Per farlo, cita una curiosa coincidenza: "Siamo nati nello stesso giorno". Anche se in anni differenti: 1970 per il ‘pirata', 1997 per il colombiano che nella frazione odierna, ridotta a causa del maltempo da 212 a 153 chilometri, impone distacchi importanti agli avversari: 1'18" su Ciccone e Carthy, 2'11" su Vlasov e 2'37" su Yates, 24'05" su Evenepoel. "Durante il percorso il pubblico mi urlava qualcosa su di lui – racconta il corridore sudamericano nelle interviste del dopo gara -. Per me è sempre stato un idolo oltre che un grande ciclista. A casa ho un suo poster".
Da Sacile (Pordenone) a Cortina d'Ampezzo (Belluno) è la sagoma di Bernal a caratterizzare il percorso. Nonostante le condizioni proibitive del tempo – motivo che ha spinto i ciclisti a chiedere con decisione la revisione del tracciato agli organizzatori – ha chiuso sul traguardo con un vantaggio di ben 27″ su Bardet e Caruso, lasciati alle spalle.

Non c'è stata la suggestione del Passo Pordoi né della discesa del Fedaia (cancellati dalla tappa per la neve, il vento gelido e il rischio di trovare la strada ghiacciata) a fare da cornice ma la prestazione di Bernal è stata ugualmente da incorniciare. Peccato che nessuno abbia potuto godere dello spettacolo offerto dal colombiano considerati i problemi con la diretta TV che ha lasciato l'appuntamento più atteso del Giro senza immagini. "Sono contento, vincere con questa maglia è importante. Tappa dura e con freddo, in questi casi bisogna tirare fuori la grinta. Volevo fare qualcosa di speciale: ci credevo e ci sono riuscito anche perché la squadra ha creduto in me".




