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Zidane: “Alla Juve Agnelli mi chiamava alle 6 del mattino, diceva una cosa e poi metteva giù”

Zidane ha raccontato il primo impatto con la Juventus quando era un calciatore: “Ho sentito che vincere era sì o sì, era ciò che dovevamo fare sempre”
A cura di Ada Cotugno
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Zinedine Zidane non allena più da 4 anni, ma il suo nome è ancora in grado di scatenare le folle e suscitare grandi emozioni nei cuori dei suoi tifosi. Ha scelto di allontanarsi dal calcio per il momento, aspettando l'occasione giusta per rimettersi in gioco, ma resta ancorato ai ricordi e alle grandi imprese del suo passato da calciatore e da allenatore. Non c'è da stupirsi quindi che fosse l'ospite più atteso del Festival dello Sport di Trento da chi è cresciuto con lui ma anche dai più piccoli che non lo hanno mai visto giocare.

Il francese ha ricordato tutte le belle avventure vissute in Italia con la maglia della Juventus, una squadra in cui ha conosciuto alcuni dei migliori talenti del calcio mondiale. È stato il suo primo approccio con la Serie A dove ogni cosa era diversa rispetto alla Francia, dove era abituato a vivere un calcio completamente diverso sia in campo che fuori. Il ricordo lo porta anche verso Giovanni Agnelli che, proprio come aveva fatto negli anni precedenti con Boniperti, aveva preso l'abitudine di fargli delle telefonate a orari non convenzionali.

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Le telefonate di Agnelli a Zidane

In quegli anni il calcio italiano era diverso da quello che si respirava in Francia, specialmente alla Juventus che era tra le squadre più influenti al mondo: "Gli anni alla Juventus sono stati bellissimi  Il calcio in Francia era bello, ma non importante come alla Juve. Lì ho sentito che vincere era sì o sì, era ciò che dovevamo fare sempre. In Francia anche se perdi fuori casa non fa niente, alla Juve non era così".

Zidane poi racconta dell'abitudine di Agnelli di fargli le telefonate all'alba quando rientravano dalle trasferte. Lo aveva fatto per anni con Boniperti, tanto che quelle chiamate sono entrate nella storia bianconera, prima di ripetersi poi anche con il francese che ci aveva fatto l'abitudine: "Quando facevo una bella partita, o un gol, tornavamo alle 3 o alle 4 del mattino e l’avvocato Agnelli mi chiamava alle 6 solo per dirmi in francese ‘Complimenti', e metteva giù. Era un appassionato di calcio, sapeva cosa diceva". 

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