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Van der Sar, primo portiere straniero della Juventus: una storia di papere e malintesi

L’unica macchia nella carriera di Edwin van der Sar è rappresentata nell’esperienza alla Juventus. Due anni ricchi di errori clamorosi e papere, che lo fecero finire nell’occhio del ciclone. Un’esperienza particolare, viziata anche da presunti problemi alla vista per quello che è stato considerato uno dei portieri più forti del calcio moderno.
A cura di Marco Beltrami
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Edwin van der Sar è considerato uno dei portieri più forti del calcio moderno. L'ex estremo difensore olandese ha vinto tutto con l'Ajax, club di cui ricopre ora il ruolo di direttore generale, e il Manchester United. L'unica grande macchia indelebile nella sua carriera è quella relativa al flop con la Juventus. Arrivato tra grandi aspettative per raccogliere l'eredità di Peruzzi, il lungo classe 1970 si rese protagonista, di numerosi errori decisivi, che lo fecero finire nell'occhio del ciclone.

Edvin van der Sar primo portiere straniero della Juventus

Fino al 1999 il nome di Edwin van der Sar evocava nella mente dei tifosi della Juventus solo ricordi belli, legati a quello che sarebbe diventato poi l'ultimo trionfo continentale bianconero. L'estremo difensore olandese, capace di vincere già tutto con l'Ajax aveva affrontato la Vecchia Signora nella finale di Champions del 1996 quando ai rigori, le sue dita avevano sfiorato tutte le conclusioni dei rigoristi di Lippi, senza però riuscire ad intercettare una conclusione. Ecco allora che quando la società piemontese decise di puntare su di lui nell'estate 1999 per sostituire un idolo come Peruzzi per circa 17 miliardi, tutti o quasi pensarono ad un investimento oculato. In pochi immaginavano che il primo portiere straniero della storia della Juventus avrebbe fatto così tanto discutere.

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Le papere clamorose nelle due stagioni alla Juventus

Dopo una prima annata senza infamia e senza lode, culminata nello scudetto perso all'ultima giornata in quel di Perugia, in quella successiva van der Sar si rese protagonista di una sequela notevole di papere, spesso e volentieri decisive in negativo in Serie A e in Champions. Su tutte quelle su un tiro tutt'altro che irresistibile di Salas contro la Lazio, su un'altra conclusione dell'ex Paulo Sousa in ambito europeo, senza dimenticare la serata horror vissuta nello scontro scudetto contro la Roma, quando una sua incertezza permise ai giallorossi di trovare il pareggio in extremis con Nakata. Un repertorio di errori notevoli: da quelli di posizionamento, a quelli legati ad un eccesso di sicurezza, con la sensazione di essere spesso un "pesce fuor d'acqua", lontanissimo parente di quel Peruzzi da cui non aveva ereditato nulla. La Juventus nel 2001 lo cedette al Fulham per 7 milioni di sterline, con la sua avventura che si chiuse con una sola Coppa Intertoto all'attivo, puntando poi su Gigi Buffon, con un investimento da 75 miliardi.

Le critiche dei tifosi della Juventus e i problemi alla vista

Prima dell'addio van der Sar fu bersagliato di critiche e insulti da parte dei tifosi bianconeri. Alcuni errori di fronte a tiri come quello celebre di Salas, sembravano davvero difficili da commettere per quello che fu ribattezzato addirittura "Edwin mani di forbice", "Ice Rabbit” (coniglio di ghiaccio), "saponetta" o "papero". A tal proposito ecco che iniziarono a circolare voci su problemi alla vista che gli impedivano di vedere bene i tiri da lontano e di sera con una luce artificiale anche quelli da vicino. Nel corso di una visita medica con la nazionale olandese, emerse un difetto relativo all'occhio destro. Una situazione che fece infuriare la dirigenza della Juventus, nonostante le smentite del diretto interessato: "Non è vero. Ci vedo benissimo. È il mio compagno Edgar Davids che ha dei problemi agli occhi. Io no. Io sto bene. Voglio giocare. La porta della Juventus è mia". Nonostante la difesa e la fiducia, spesso reputata eccessiva dell'allora mister Ancelotti ("La gente non gli concede più nulla ed è sbagliato. Edwin sembra freddo, ma è molto sensibile. In questo momento va compreso e lasciato in pace"), la sua esperienza in bianconero non sarebbe potuta più proseguire.

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La rivincita di van der Sar dopo l'addio alla Juventus

Dopo l’addio alla Juventus, Edwin van der Sar si è preso una bella rivincita. Prima al Fulham conquistando l’Intertoto e poi numerosi trofei individuali, e poi al Manchester United dove è rimasto dal 2005 al 2011, vincendo tutto. 14 partite consecutive senza subire gol, la seconda Champions, il Mondiale per club, 4 Campionati, 3 Coppe di Lega, 3, Community Shield, per una ritrovata certezza tra i pali. L’Italia insomma non ha portato fortuna a van der Sar che quando ha affrontato con l’Olanda gli azzurri in occasione della semifinale degli Europei del 2000, si è dovuto nuovamente arrendere ai penalty, con tanto di celebre cucchiaio da parte di Totti. La rivincita poi è arrivata da dirigente due stagioni fa, con la vittoria del suo Ajax contro la Juventus di CR7 ai quarti di Champions League.

Perché van der Sar ebbe problemi alla Juventus

A distanza di anni, in un'intervista a Ziggo, van der Sar è tornato a parlare della sua esperienza alla Juventus. Una parentesi sfortunata per un portiere che si aspettava un'altra tipologia di gioco: "Avevo diverse opzioni, ho parlato prima con il Liverpool. Pensavo che l’Inghilterra fosse un po’ troppo simile all’Olanda, volevo una sfida diversa. La Juventus era molto importante, all’epoca il Liverpool non era al top. Le conversazioni sono state positive, mi hanno detto che volevano giocare come l’Ajax costruendo da dietro. Ma questo alla fine non è successo. Il modo di allenarsi e giocare era molto diverso a quello a cui ero abituato. Quando mi avvicinavo a un compagno, lui non sapeva cosa fare e lanciava il pallone. ‘Edwin, giocalo lungo quel pallone, qui non costruiamo da dietro’, mi dicevano. E quello era esattamente il mio punto forte, essere coinvolto nel gioco. Questa situazione ha minato la mia fiducia. È colpa mia, ho fatto troppi errori. Non ero me stesso".

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Nessun "rancore" per van der Sar che al sito ufficiale dell'Ajax, ha dimostrato di essere rimasto legato alla Juventus: "Siamo arrivati secondi due volte. Non sono stato in grado di raggiungere il livello che mi ero prefissato, Torino è una città bellissima, ed è stata anche la nostra prima avventura straniera come famiglia. Mio figlio è andato a scuola lì e ha imparato l’italiano. Ovviamente è un peccato come sono andate le cose, ma quasi tutti i calciatori nella loro carriera hanno un club o un periodo in cui falliscono. Per me è stato il periodo alla Juve. All’interno del club c’è un sentimento di famiglia. In questo modo: lo faremo insieme. Crea conforto per esibirti nel miglior modo possibile. Questo vale anche per Ajax".

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