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Taibi a Fanpage: “Io, Marotta, Ferguson e il Manchester United. Ho un solo rimpianto”

Massimo Taibi è l’unico grande ex di Atalanta e Manchester United, che si sfidano in Champions League all’Old Trafford. L’attuale direttore sportivo della Reggina riavvolge il nastro sulla sua carriera e parla dell’importanza del collettivo come arma per gli orobici per poter stupire in Inghilterra.
A cura di Antonio Moschella
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Massimo Taibi è un uomo di calcio, e il suo impegno da direttore sportivo della Reggina lo conferma. L'ex portiere di Piacenza, Milan, Manchester United e Atalanta, solo per citare alcune squadre nelle quali ha giocato, conosce bene entrambe le sfidanti del match di Champions League in programma questo mercoledì al glorioso stadio di Old Trafford. In esclusiva a Fanpage.it il palermitano ritorna sulla sua carriera e introduce il grande scontro di Manchester, fondamentale per gli orobici.

Un palermitano a Reggio Calabria, come vive Massimo Taibi da DS della Reggina?
"Reggio è una città aperta, e i suoi cittadini vivono per la propria squadra. Personalmente non ho mai sentito alcun tipo di differenza, non importa che i calciatori vengano dal Nord o dal Sud. Reggio ama i propri giocatori e basta, l’importante è dare tutto per questa maglia".

Lei divenne idolo della tifoseria per quel gol di testa in extremis contro l'Udinese…
"Non solo per quello! Ho giocato una stagione e mezza importante tra i pali e poi quel gol è stato un episodio in più. Avevo dimostrato di avere carattere e soprattutto voglia di far bene".

Ci racconti quel gol.
"È stato un atto istintivo. Mi era capitato in qualche altra partita di salire a colpire di testa su qualche corner, ma sempre dopo il novantesimo. Quella volta ci provai un po' prima perché si perdeva, eravamo disperati. Non pensammo mai di poterla recuperare, e preso dallo sconforto corsi fino alla porta avversaria. La prima volta il portiere avversario la respinse. La seconda, però, la mia perseveranza fu premiata".

Oggi, da direttore sportivo, quali crede siano le ambizioni di una Reggina attualmente ottava nella classifica di Serie B?
"Le ambizioni sono quelle di riproporre quanto di buono fatto l’anno scorso  (la Reggina finì undicesima ndr) e realizzare un buon campionato per agganciare quantomeno l'ottavo posto. Non abbiamo certamente velleità di finire in cima alle altre, ma alla fine il calcio è imponderabile a bocce ferme, e tutto può succedere".

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Eppure la Reggina ha un valore individuale nettamente sopra la media, ossia quello di Jeremy Menez…
"Se gioca da Menez è un giocatore davvero importante. Se lo vedi allenare rispetto agli altri ha qualcosa di più, vanta un estro fuori dal comune. Ma come tutti i giocatori importanti, soprattutto quelli che non sono più ragazzini, deve essere accompagnato da una buona condizione fisica e mentale. In questo momento è da due settimane che è finalmente a pieno regime, è un giocatore integro ma deve trovare la continuità nella forma per rendere al meglio".

Questa Reggina è una squadra diversa dalla sua dei primi anni 2000.
"Nella prima annata raggiungemmo una salvezza importante con in rosa giovani campioni come Pirlo e Baronio. L’anno dopo abbiamo subito il contraccolpo e all’inizio non eravamo attrezzatissimi. A gennaio arrivarono giocatori di valore come Dionigi e Mozart, fummo bravissimi a rimontare dopo un inizio sbagliato e siamo retrocessi per pochissimo, un peccato".

Nella seconda metà degli anni '90 lei fu tra i migliori portieri italiani.
"Arrivai a Piacenza giovane, avevo 22 anni. E veniva dalla Serie C con il Como. L'idea era quella di fare un buon campionato, ma alla fine sorprendemmo tutti e lo vincemmo, arrivando in Serie A. Ho vissuto un'epoca splendida a Piacenza, dove sono cresciuto da giocatore e da uomo, tant'è che oggi la mia famiglia vive ancora lì, così come tanti amici ed ex compagni di squadra di quegli anni".

Chi è stato l'attaccante più forte che ha visto?
"Sicuramente Marco Van Basten, ma chi mi ha messo più in difficoltà è stato Beppe Signori. La mia bestia nera".

A 27 anni arrivò l'irresistibile chiamata del Milan, con il quale debuttò proprio a Piacenza pareggiando 1-1…
"Era uno squadrone, che però arrivava da un momento difficile e quella stagione aveva effettuato molti nuovi acquisti. Ricordo agli allenamenti incrociare gente come Savicevic, Boban, Weah e Maldini, tutti dei fenomeni. Ma avevamo bisogno di tempo e a volte ad alti livelli non si ha abbastanza pazienza (Dopo 17 giornate Taibi fu sostituito in porta da Sebastiano Rossi ndr). In più quell'anno tutto andò storto, fu una di quelle stagioni maledette".

Da ex portiere rossonero, crede che il Milan ci abbia guadagnato ingaggiando Maignan dopo la partenza di Donnarumma?
"Io dico che Donnarumma è un portiere importante, ma Maignan lo è altrettanto e lo sta dimostrando. Penso anche che nel calcio il mercato è libero e ci sta che Donnarumma possa fare una scelta del genere. Da un lato capisco i tifosi, che sono passionali e sentono la maglia, ma dall'altro c'è la razionalità del calciatore che pensa alla sua carriera. Noi calciatori non ragioniamo allo stesso modo dei tifosi".

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Cosa ha pensato quando ha visto l'Atalanta finire nello stesso girone del Manchester United?
"Che dieci anni fa sarebbe stato impossibile. Invece negli ultimi anni il lavoro di Percassi, Sartori e Gasperini è stato eccellente e l'Atalanta è passata a essere una realtà importante del nostro calcio. Bergamo è sempre stata una piazza importante, ma quando giocavo io era una realtà medio-bassa, mentre adesso è ai vertici e andrà a sfidare lo United".

Uno United che lei conosce bene e che la volle per espressa richiesta di Alex Ferguson…
"Sebbene la trattativa fu svolta dai loro emissari e da Beppe Marotta, allora direttore sportivo del Venezia, appena arrivai a Manchester per firmare fu Ferguson a fare gli onori di casa. Era il classico manager all'inglese di livello assoluto, che quel giorno mi portò subito nello spogliatoio per presentarmi ai ragazzi".

Eppure la sua parentesi all'Old Trafford fu breve. Prima l'impossibilità di giocare in Champions e poi quasi subito arrivò la papera sul tiro di Le Tissier…
"Non ho nessun rimpianto per quanto fatto in campo con lo United. Il gol di Le Tissier lo presi presto, era settembre, mentre io decisi di andar via a gennaio, quindi mi ero riuscito a riprendere. L'unico errore che mi rimprovero è stato quello di non aver provato davvero a restare lì più tempo e di voler affrettare il ritorno in Italia. Per un problema legale non potevo giocare la Champions, ma a gennaio avrei potuto essere iscritto finalmente nella lista UEFA e le cose sarebbero potute cambiare. Ma in quel periodo ebbi un problema personale che non seppi risolvere da lontano e decisi di tornare in Italia. Spesso credo che bisogna vivere due vite, una per conoscersi e l'altra per agire davvero".

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Cosa c'è di diverso tra l'Atalanta di oggi e la sua?
"La mia era una provinciale di lusso, che viveva sempre nella zona tra Intertoto e salvezza e che in campo vantava un fenomeno come Cristiano Doni, calciatore di categoria superiore. Negli anni l'Atalanta ha poi svoltato. E per me ci è riuscita soprattutto grazie al lavoro di Sartori, un direttore sportivo straordinario, secondo me tra i migliori in Europa nella ricerca dei calciatori".

Che partita sarà quella di mercoledì?
"Giocare all'Old Trafford davanti a 70mila spettatori è sempre difficile. Lo stadio in sé emana un fascino enorme e in casa lo United ha una marcia in più rispetto alle altre. Direi lo stesso anche se la rivale dei Devils fosse il PSG o il Barcellona, perché giocatori dello United, indipendentemente da dove provengano, si calano in una realtà unica ogni volta che scendono in campo in quello stadio.  Credo che per l'Atalanta sarà fondamentale tenere botta nei primi 20 minuti.  Lo United se parte non si ferma più e davanti al proprio pubblico non si risparmia mai".

Cosa consiglia al suo collega Musso per fermare Cristiano Ronaldo?
"Per fermare uno come lui devi innanzitutto essere al cento per cento, e poi sperare che lui non sia in giornata, visto che è dotato di un cinismo e una concretezza unica. Ma Musso è un ottimo portiere, e sarà lui a dover guidare la difesa soprattutto all'inizio. Ripeto, sarà importante resistere per i primi 20 minuti".

L'Atalanta ha già ben figurato in Europa negli ultimi anni. Ha una buona base per sorprendere lo United?
"Facendo i debiti scongiuri, l'Atalanta che ho visto in questi ultimi giorni può mettere in difficoltà tutti. E, nonostante ricordi con piacere l'epoca allo United, da buon italiano tiferò per i nerazzurri".

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