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Sinisa Mihajlovic vince la causa contro lo Sporting, sarà risarcito con 3 milioni di euro

Tre milioni di euro. È la cifra che lo Sporting Lisbona dovrà versare nelle tasche di Mihajlovic quale risarcimento per quanto accaduto nell’estate del 2018. Il tecnico serbo, ingaggiato dalla società portoghese, venne licenziato poco dopo aver firmato il contratto e recepito l’incarico a causa del cambio ai vertici della società.
A cura di Maurizio De Santis
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Tre milioni di euro. È la cifra che lo Sporting Lisbona dovrà versare nelle tasche di Mihajlovic quale risarcimento per quanto accaduto nell'estate del 2018. Il tecnico serbo, ingaggiato dalla società portoghese, venne licenziato poco dopo aver firmato il contratto e recepito l'incarico a causa del cambio ai vertici della società. Fu proprio il nuovo presidente a dare il benservito all'allenatore. La vicenda, però, non si chiuse lì e, dopo aver incassato l'esonero, Sinisa aprì una vertenza legale nei confronti della dirigenza lusitana per tutelare la propria immagine e i propri diritti.

La sentenza inappellabile del Tas dà ragione a Mihajlovic

Undici milioni di euro fu la richiesta inserita nella citazione, oggi il Tas (Tribunale arbitrale dello Sport) gli ha dato ragione: ha accolto la sua istanza con sentenza inappellabile ma previsto un rimborso inferiore di un terzo condannando lo Sporting a pagare una somma di 3 milioni di euro.

Perché era stato esonerato, la ricostruzione della vicenda

Lo Sporting aveva chiamato Mihajlovic per affidargli la guida tecnica della squadra dopo l'addio di Jorge Jesus. Era il giugno del 2018 e, chiusa l'esperienza di Torino, il tecnico accolse con entusiasmo e soddisfazione la proposta fattagli dall'allora massimo dirigente, Bruno de Carvalho. Non immaginava che di lì a poco le cose sarebbero cambiate di colpo e per lui in maniera negativa. La situazione precipitò quando il Consiglio d'Amministrazione della società portoghese decise di sollevare dall'incarico il ‘vecchio' patron e consegnare le redini del club nelle mani di Sousa Cintra. Quest'ultimo si appellò a un aspetto contrattuale, un cavillo dell'accordo per liquidare Mihajlovic oltre a muove nei suoi confronti una serie di obiezioni tali da giustificare la decisione. "Aveva un periodo di prova di 15 giorni, per questo motivo non pagherò un indennizzo di 10 milioni – disse allora -. Voleva cambiare luogo del ritiro ed elevare i costi di 300mila euro". Quel colpo di mano, però, è costato caro.

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