
Bisogna solo capire se la Nazionale di Luciano Spalletti sia già sul fondo dopo Norvegia-Italia, se possiamo arrivarci nelle prossime partite con squadre come Moldova ed Estonia o stiamo addirittura scavando.
Fare zero tiri in porta in una partita è deprimente anche per una squadra che gioca contro una di tre-quattro categorie superiori. Noi siamo inferiori a questa Norvegia, ma non fare un tiro in porta è scioccante. Dalla sconfitta contro la Svizzera non è cambiato nulla, siamo una non squadra che non ha né punti di riferimento né prospettive.

L’Italia che si è presentata questa sera in Norvegia è uno dei punti più bassi della nostra storia calcistica per i motivi più vari. Prima di tutto siamo atleticamente imbarazzanti, riusciamo a tenere il pallone solo sotto ritmo ma non superiamo con la corsa mai nessun avversario portando o non portando la palla. Quando ci attaccano poi siamo letteralmente spazzati via fisicamente, un livello fisico inguardabile rispetto agli altri. Calciatori del genere nel 2025 sono atleticamente impresentabili.

Poi non abbiamo nessun giocatore che abbia un po’ di coraggio tecnico, quello che oggi tutti hanno e cercano, basti pensare cosa fanno i vari Kvaratskhelia, Doué e Yamal in giro per l’Europa con le loro squadre e le loro Nazionali. Antonio Nusa non ancora e probabilmente mai sarà al livello dei calciatori citati e ci ha fatto letteralmente impazzire, portandoci per il campo con la nostra difficoltà quasi bambinesca di capire se accorciare, correre indietro, entrare in tackle o pressarlo.
Anche le scelte di sviluppo della manovra sono scolastiche e stucchevoli. La palla gira lenta con i braccetti che salgono e poi alla fine è scaricata sull’esterno dove muore perché non saltiamo l’uomo non avendo la tecnica, la forza e il guizzo atletico per poterlo fare.

Questa è anche una sconfitta per chi continua a dire, come una litania ormai stanca a cui inizia davvero a non credere più nessuno, la frase: "Eh, ma siamo l’Italia”, presupponendo che prestigio, vittorie di quasi cinquant’anni fa e le immagini di Roberto Baggio con la maglia numero 10 possano risolvere tutto. Siamo l’Italia e per questo perdiamo in questo modo, bisognerebbe dire.
Siamo la squadra che ha saltato due Mondiali, che ha un parco attaccanti ridicolo a questi livelli, che ha un solo vero grande giocatore e fa il portiere, non sviluppa idee autoctone di calcio da 30 anni, le cui squadre più importanti della nostra storia sono diventate, attraverso l'acquisizione dei fondi proprietari, delle scuderie di preparazione per la Premier League o le grandi della Liga, in cui un calciatore italiano under 20 di talento molto probabilmente il prossimo anno giocherà in serie C. Siamo l’Italia e siamo questa cosa qua, siamo la squadra che perde 3-0 con la Norvegia e non tira mai in porta.

Adesso si inizierà a pensare da chi ripartire, allenatore, calciatori, addirittura oriundi da raccattare da qualche parte e invece dovremmo ripartire proprio dalla frase "Eh, ma siamo l’Italia”, ma essendo consci di questo nuovo valore da darle in ambito calcistico. Siamo l’Italia e siamo al terzo o forse quarto livello del calcio mondiale, forse in questo modo possiamo davvero iniziare a pensare in modo diverso.
C’è anche un’appendice a questa partita e a questa serata. Mentre l’Italia giocava una delle partite peggiori di sempre, Sinner batteva Djokovic e faceva tornare nella finale del Roland Garros un italiano dopo 49 anni fa. Può starci che nel corso di una generazione in una nazione dalla grande cultura sportiva come l’Italia nascono eccezionali tennisti, saltatori in alto, nuotatori e magari calciatori meno buoni, ma è da venti anni che sviluppiamo calciatori mediocri o al massimo di medio livello. Non è più il destino dopo venti anni, bisogna dare per forza la colpa all’incompetenza.