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Renzo Ulivieri torna a casa dopo quattro mesi in ospedale: “Mi è stata regalata una nuova vita”

Il presidente dell’Associazione allenatori italiani, che ha 83 anni, è stato ricoverato in ospedale a Roma lo scorso novembre e solo ora dopo quattro mesi è uscito. Ulivieri ha scritto una lettera a tutti coloro che lo hanno assistito e accudito al Santo Spirito.
A cura di Alessio Morra
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Nel mese di novembre l'Italia di Spalletti aveva bisogno di punti per qualificarsi per Euro 2024. A Roma venne sconfitta la Macedonia del Nord. All'Olimpico per quella partita sugli spalti c'era anche Renzo Ulivieri, decano degli allenatori, che si sentì male. Venne portato d'urgenza in ospedale, dove gli vennero effettuate le cure del caso. Ora dopo quasi quattro mesi il presidente dell'Associazione italiana allenatori di calcio si prepara a tornare a casa.

Era il 17 novembre, il giorno di Italia-Macedonia del Nord. Allo Stadio Olimpico Renzo Ulivieri si sente male, viene prontamente soccorso e viene portato all'ospedale Santo Spirito di Roma. Le condizioni non sono serie, ma importanti. L'ex allenatore del Bologna viene operato: "Per risolvere un fenomeno subocclusivo intestinale, generato da una vecchia aderenza". Nei giorni successivi l'ospedale fa sapere che il decorso è positivo. Di Ulivieri poi non si è saputo più nulla e solo ora si è scoperto che il tecnico toscano è uscito dall'ospedale mercoledì 13 marzo, praticamente quattro mesi dopo il ricovero.

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Uscendo dall'ospedale il tecnico ha scritto una lettera alla struttura, come ha riportato Repubblica nell'edizione di Roma, nella quale ringrazia chi si è preso cura di lui con grande dedizione.

Entrando nello specifico, Ulivieri ha raccontato la sua storia: "Ero allo stadio Olimpico per assistere a Italia-Macedonia del Nord e da allora sono passati quattro mesi molto difficili. Ora che sono arrivato alle dimissioni, posso dirlo, è un tempo vale una vita. Una vita che mi è stata letteralmente regalata dalle donne e dagli uomini di questa struttura pubblica che meriterebbero assai più di questo ringraziamento, per quanto riconoscente. Da un'altra parte penso, adesso non sarei più tra voi".

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Ed ha usato una metafora per descrivere questo periodo: "Mi è stata ricordata, in questi giorni, una canzone di Gaber che parla di un'esperienza di ricovero e spiega: ‘In ospedale, dove la perdita è totale, salti il piano, se lo sai saltare e entri in un altro reparto dell'amore'. Ecco questo è quello che è successo a me".

Infine ha ringraziato tutti coloro che lo hanno accudito e aiutato al Santo Spirito di Roma: "Ringrazio il personale infermieristico, coordinato dalla responsabile Umbertina Tomasetti: grazie agli operatori socio sanitari, agli ausiliari e ai fisioterapisti, ai medici della Uoc di Chirurgia generale e d'urgenza: grazie al personale medico della terapia intensiva e ai radiologi interventisti dell'Asl Roma 1; e grazie all'equipe chirurgica diretta dal primario Luca Lepre, con Alfredo Galati e Alessandro Crocetti, per la competenza e la formidabile umanità".

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