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Quando gli sponsor rivoluzionarono il calcio italiano: il campionato che cambiò per sempre le maglie della Serie A

Quando la Serie A 1981-1982 prese il via, l 13 settembre 1981, in pochi avrebbero immaginato che quella stagione sarebbe stata una rivoluzione per il calcio italiano.
A cura di Vito Lamorte
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La Juventus campione d’Italia nella stagione 1982–1982. Con lo sponsor di maglia Ariston.
La Juventus campione d’Italia nella stagione 1982–1982. Con lo sponsor di maglia Ariston.

Quando la Serie A 1981-1982 prese il via, il 13 settembre 1981, in pochi avrebbero immaginato che quella stagione avrebbe segnato un cambio di paradigma non solo sul campo, ma anche fuori. Per la prima volta nella storia del calcio italiano, le maglie delle squadre si arricchirono di sponsor commerciali ufficiali, trasformando un semplice capo sportivo in uno strumento di comunicazione e marketing.

Fino ad allora, le divise erano rimaste “pure”, prive di loghi estranei ai colori sociali. Era una scelta dettata da un’idea quasi romantica del calcio: lo sport doveva rimanere separato dal mondo degli affari. Eppure, già alla fine degli anni ’70, il vento del cambiamento soffiava forte. Club come Perugia e Udinese avevano tentato piccoli stratagemmi per introdurre discreti richiami pubblicitari, spinti dalla crescente competizione economica e dall’esigenza di nuovi introiti.

L’Inter nella stagione 1982–1982. Con lo sponsor di maglia Inno Hit.
L’Inter nella stagione 1982–1982. Con lo sponsor di maglia Inno Hit.

Il campionato che cambiò per sempre il volto delle maglie italiane

Il campionato 1981-1982 cambiò tutto. Con il via libera della FIGC, i marchi entrarono ufficialmente nel massimo campionato: Juventus-Ariston, Roma-Barilla, Napoli-Cirio sono solo alcuni degli abbinamenti che avrebbero fatto storia. La Lega Nazionale Professionisti permise accordi con un solo marchio pubblicitario per squadra, apposto sul petto e per lo spazio massimo di 100 cm². Quelle scritte sulle maglie non erano solo sponsor: divennero parte dell’identità visiva dei club e della memoria dei tifosi. Chi non associa immediatamente la maglia bianconera con “Ariston” o quella giallorossa con “Barilla”?

L’impatto fu enorme. I contratti pubblicitari portarono liquidità preziosa, permettendo l’arrivo di campioni stranieri e l’elevazione del livello tecnico della Serie A negli anni successivi. Negli anni ’80 e ’90, l’Italia sarebbe diventata il centro del calcio mondiale, con abbinamenti iconici come Mars sul Napoli di Maradona, Opel sul Milan degli invincibili o Parmalat sul Parma delle favole europee.

La Fiorentina 1981–1982 con lo sponsor JD Farrow’s.
La Fiorentina 1981–1982 con lo sponsor JD Farrow’s.

Quell’introduzione segnò anche un cambiamento culturale: il calcio italiano cominciava a parlare il linguaggio del business globale, anticipando la spettacolarizzazione e la commercializzazione che oggi diamo per scontate. L’estetica delle divise non fu più la stessa: ogni sponsor divenne parte del racconto emotivo delle stagioni, un simbolo che evocava epoche e campioni.

A distanza di oltre quarant’anni, guardando una vecchia maglia Ariston o Barilla, non vediamo solo un marchio. Vediamo lo Scudetto della Juventus, i gol di Pruzzo, l’urlo di Maradona e un calcio che da allora ha cambiato completamente rotta. La stagione 1981-1982 non fu soltanto il campionato della seconda stella bianconera e del preludio al trionfo dei Mondiali di Spagna: fu l’anno in cui il calcio italiano imparò a convivere con il mercato.

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