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Perché Infantino era con Trump per la firma dell’accordo di pace: cosa faceva lì il capo del calcio

Ha destato sorpresa l’apparizione di Gianni Infantino al fianco di Donald Trump a Sharm el-Sheikh, in occasione della firma dell’accordo di pace tra Israele e Hamas per porre fine alla devastazione di Gaza. I motivi della presenza del presidente della FIFA al summit in Egitto.
A cura di Paolo Fiorenza
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Lunedì 13 settembre 2025 è un giorno che potrebbe essere ricordato a lungo se davvero il cessate il fuoco pattuito tra Israele e Hamas sarà il primo mattone di una pace duratura nella martoriata striscia di Gaza, anche restano tanti i dubbi sulla tenuta dell'accordo firmato ieri a Sharm el-Sheikh in primis dal presidente statunitense Donald Trump, suo patrocinatore. Assenti il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e lo stesso Hamas, per la Palestina era presente Mahmoud Abbas, presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, poi c'erano altri nomi importanti nello scacchiere come al-Sisi (Egitto), Erdogan (Turchia), Subianto (Indonesia), Starmer (Regno Unito). E ancora, erano presenti rappresentanti del Qatar, dell'Arabia Saudita, della Giordania, della Francia e della Germania, e per l'Italia la Premier Giorgia Meloni, oggetto degli apprezzamenti galanti di Trump. Ah, poi a Sharm c'era pure Gianni Infantino, in rappresentanza del calcio mondiale di cui è il numero uno dal 2016.

Ebbene sì, assieme ad alcuni potenti del mondo che erano lì per garantire e sottoscrivere l'accordo è spuntato anche il presidentissimo della FIFA. L'apparizione di Infantino al fianco di Trump proprio dopo l'arrivo del palestinese Abbas è apparsa un po' surreale in quel contesto: molti si sono chiesti cosa ci facesse lì il numero uno del calcio mondiale, all'interno di uno scenario globale delicatissimo in cui il pallone probabilmente non è il primo dei pensieri.

I motivi per la presenza del presidente della FIFA Infantino al fianco di Trump alla firma dell'accordo di pace a Sharm el-Sheikh

Le spiegazioni per la presenza del 55enne massimo dirigente sportivo svizzero a Sharm – su invito esplicito di Trump – sono più di una. Infantino si è recato in Egitto per rappresentare il ruolo non solo del calcio, ma di tutto lo sport a livello internazionale come potente catalizzatore di unità e fratellanza. In particolare poi, con riferimento al calcio, la FIFA si è impegnata a ricostruire le infrastrutture calcistiche distrutte a Gaza e in Palestina, in collaborazione con l'Associazione Calcistica Palestinese: l'iniziativa include la fornitura di palloni, campi da gioco, istruttori e competizioni per riportare lo sport nelle comunità locali, che hanno bisogno di rinascere in tutti gli aspetti delle loro vite. Ci sarà un fondo dedicato per finanziare questi progetti.

Insomma, il calcio e lo sport come simbolo di speranza, nonché strumento concreto per contribuire alla ricostruzione nella regione. Infantino ha descritto l'evento come un "giorno storico" e un "nuovo inizio" per il Medio Oriente, lodando il ruolo decisivo di Trump nel processo di pace e affermando che "senza il presidente Trump non ci sarebbe pace". Del resto, i rapporti tra i due sono eccellenti a dire poco, come testimoniato dal recente Mondiale per Club giocatosi negli Stati Uniti e dai preparativi che fervono in vista dei Mondiali del 2026 in USA, Canada e Messico. Infantino ormai è ospite gradito alla Casa Bianca, in una relazione strettissima con Trump cementatasi all'insegna della convenienza reciproca.

L'impegno concreto di Infantino per la ricostruzione a Gaza: "Aiuteremo a riportare il calcio in ogni angolo del Paese"

Qualche ora dopo, è stato lo stesso Infantino a spiegare la natura della sua presenza con un lungo post su Instagram: "Oggi è stata una giornata storica per la pace a Sharm el-Sheikh, in Egitto, plasmata dalla leadership del Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, e dalla posizione unitaria dei leader mondiali. È l'alba di una nuova era per l'intera regione e per tutto il mondo. Il ruolo del calcio è quello di sostenere, unire e portare speranza nella regione. A Gaza e in Palestina, aiuteremo a ricostruire tutte le strutture calcistiche. Aiuteremo a riportare il calcio – insieme alla Federazione Calcistica Palestinese – in ogni angolo del Paese. Porteremo palloni, costruiremo campi, invieremo istruttori, aiuteremo a organizzare competizioni e lanceremo un fondo per ricostruire le infrastrutture calcistiche in Palestina".

"La FIFA ha già contribuito con mini-campi, con il programma FIFA Arena, e vogliamo che il mondo intero partecipi, perché il calcio porta speranza ai bambini ed è davvero, davvero importante – ha continuato Infantino – Ringrazio il Presidente Trump per avermi invitato a questo Summit per la Pace, e ho chiarito a tutti i leader mondiali che la FIFA è qui per aiutare, per dare supporto e per mettersi a disposizione in qualunque modo possiamo, affinché questo processo di pace si realizzi e abbia il miglior esito possibile".

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