Perché Elkann non vende la Juventus a Tether nonostante l’offerta miliardaria ricevuta

Oltre un miliardo di euro per acquisire il 65.4% delle azioni della Juventus. È la proposta allettante messa sul piatto di Exor, la holding di Agnelli-Elkann, per convincerla a disimpegnarsi dai vertici della creatura che è considerata molto più di una società di calcio, ma un'azienda e un asset che hanno un valore storico e affettivo incommensurabile (almeno per adesso) rispetto a qualsiasi esorbitante valutazione patrimoniale. Ecco cosa c'è dietro quella sorta di "no, grazie" che è stato pubblicamente ammesso ("non sono in corso negoziazioni") e recapitato a Paolo Ardonio (amministratore delegato della "stablecoin") così da smorzare le voci sull'interesse (è anche qualcosa in più) quantificato dal colosso delle criptovalute per il blasone della ‘vecchia signora'.
Perché la Juve non è in vendita nonostante la ricca proposta di Tether
I dettagli dell'operazione che sono emersi nelle ultime ore avrebbero spiazzato chiunque si fosse trovato dall'altro capo del tavolo della trattativa. Ammesso che una disponibilità alla transazione vi sia mai stata, visto che la posizione ufficiale ha espresso ben altre intenzioni. In sintesi, la Juve non verrà ceduta. Non così, non adesso, non ancora. O, forse, non lo sarà mai. Anche al netto di una proposta ricchissima (1,1 miliardi di euro, di cui 700 milioni sarebbero stati versati nelle casse di Exor perché alienasse il 65.4% delle azioni), di tutti i passaggi legali e burocratici necessari (in quanto club quotato in Borsa) e di una capacità d'investimento paventata di 1 miliardo. Il 22 dicembre era il limite massimo per dire sì oppure no, la risposta è arrivata molto prima. "No, non trattiamo".

Cosa c'è dietro la reticenza di Elkann? In una fase in cui molte delle aziende che appartengono alla galassia di "famiglia" prendono strade diverse, la Juve no, non si tocca. Non è una "semplice" impresa. Non è un ramo d'azienda che può essere reciso. È qualcosa che mescola affetto e passione, emozioni e sentimenti vincolati alla memoria dell'Avvocato. E se proprio si vuol affrontare la questione del ‘vil denaro', ebbene le dimensioni dell'affare non sono nemmeno ritenute congrue abbastanza da vacillare e pensare almeno di discuterne. Il patrimonio immobiliare del club (Stadium, J-Medical, Continassa, Vinovo) rende la Juventus un asset che vale molto, molto di più. Conti e ragionamenti che pure hanno peso ma, in questa fase, non sono preminenti nel confronto col fattore della tradizione familiare.
Cosa succede adesso alla Juve? Apertura a nuovi investimenti
Il no a Tether non significa che la Juventus escluda forme d'investimenti che restino nell'alveo della compartecipazione così da rinforzare il brand e ampliare lo spettro delle risorse e, di riflesso, della possibilità di alimentare la competitività della squadra. Lunedì ci sarà un Consiglio di Amministrazione straordinario durante il quale con ogni probabilità non sarà chiusa del tutto la porta a Tether, sempre che accetti l'opzione della partnership commerciale. Sicuramente importante, strategica, fondamentale per rilanciare i bianconeri ma sempre sotto l'egida di Agnelli-Elkann.