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Pelé in gravi condizioni: il tumore è un calvario, ha metastasi in tutto il corpo

Le notizie che arrivano dal Sudamerica su Pelé raccontano dell’aggravamento delle condizioni di salute. A 81 anni O Rey lotta contro il tumore che si è esteso in maniera tale da attaccare con le metastasi il fegato, l’intestino arrivando perfino a un polmone.
A cura di Maurizio De Santis
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Le condizioni di salute di Pelé si sono aggravate
Le condizioni di salute di Pelé si sono aggravate

Il tumore lo sta consumando un po' alla volta. Ha aggredito Pelé al colon e non sono bastati né un'operazione né la chemioterapia per fermarlo. A 81 anni, O Rey, la Perla Nera, lo splendido e spettacolare autore della rovescia da sogno in Fuga per la vittoria, lotta contro un avversario che non gli dà tregua e le sue condizioni di salute si sono aggravate. Vive un calvario, di quelli che patologie del genere ti scaraventano addosso. Lotta ma sa, in cuor suo, che non potrebbe più ancora molto tempo a disposizione. Non molla, resta aggrappato alla vita ed è consapevole che, alla sua età, per quanto abbia fibra forte e salute di ferro, ci sono cose che nemmeno una leggenda come lui può dominare.

Pelé reagisce alla morte che vede dinanzi a sé guardandola negli occhi. "Non mollo, ci vediamo presto", ripete. Si dà forza nei messaggi che registra, pubblica, edita e lascia che siano condivisi sui social. In uno degli ultimi appare provato dalle cure e dalla malattia, dai ricoveri a cui è stato costretto a ricorrere anche nel recente passato per medicare altri acciacchi di un fisico che non regge più la fatica di vivere. Il cancro – secondo le ultime notizie diffuse da Espn – si è esteso in maniera tale da attaccare con le metastasi il fegato, l'intestino arrivando perfino a un polmone.

Mercoledì scorso è stato trasportato per l'ennesima volta in ospedale, ne è uscito a distanza di 48 ore con un quadro clinico che è una stretta al cuore. Ti lascia un groppo in gola e un singhiozzo per le lacrime agli occhi. Lui sorride, rassicura ma le dimissioni "in condizioni clinicamente stabili" (secondo il bollettino dell'ospedale Albert Einstein di San Paolo) sono tutt'altro che ottimistiche.

La preoccupazione è molto forte. Il fisico di Pelé ha resistito a tutto: ai falli più duri e violenti degli avversari così come agli urti della vita quando ha appeso le scarpette al chiodo. Vederlo prigioniero di una carrozzina o di un deambulatore (perché da tempo ha perso la capacità di muoversi da solo, lui che ricamava calcio con leggerezza) fa male. Gli interventi all'anca hanno lasciato il segno. Vederlo e sentirlo parlare a fatica è anche peggio. Nel 2019 a Parigi un'infezione alle vie urinarie fece temere il peggio per la sua salute. La depressione era dietro l'angolo e lo avvinghiò in un abbraccio soffocante. Se ne liberò con la forza di sempre, di quando gli bastava mettere il cuore dentro alle scarpe e mescolarla col talento vincendo tre Mondiali. Pelé non si arrende, nonostante tutto. Se andrà via, lo farà da O Rey.

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