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Nasri e Mancini, l’inferno nello spogliatoio: “Insultava in italiano e gli minacciai i figli”

Nasri ha raccontato l’inferno vissuto nello spogliatoio del Manchester City quando a guidare i Citizens c’era l’attuale Ct dell’Italia Roberto Mancini. Nervi tesi: “Insultava in italiano e gli minacciai i figli”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Samir Nasri senza freni nel corso del programma Big Five su Canal Plus, accompagnato da Robert Pirès, Olivier Dacourt, Habib Beye e Florent Sinama-Pongolle. L'ex stella del calcio francese, ha parlato senza peli sulla lingua del suo rapporto con Roberto Mancini. Nasri ha rivelato di aver avuto un fortissimo litigio con l'attuale Ct dell'Italia durante la sua permanenza al Manchester City (con cui Nasri ha giocato dal 2011 al 2017).  Il francese non è mai stato un giocatore facile da gestire, facendo spesso notizia più per le questioni extra-sportive che in campo. Il furioso litigio con Mancini è arrivato nel corso di una gara giocata contro il Wolverhampton.

"Non ha smesso di parlare per tutta la partita – ha raccontato Nasri – Mi giro e gli dico di smetterla di parlarmi, che non sono una Playstation, che se non è contento può farmi uscire per qualcun altro". Fin qui sembra una normale discussione in campo tra allenatore e giocatore, ma la faccenda degenera. Il racconto di Nasri è dettagliato. "Al rientro negli spogliatoi a fine primo tempo – ha detto – mi ero tolto le scarpette. Yaya Touré era al mio fianco e gli ho detto che se mi parlava male, gli avrei lanciato contro una scarpa".

Nasri racconta che poi Mancini non l'ha ripreso e a inizio secondo tempo ha anche segnato il gol che ha poi dato la vittoria per 2-0 al Manchester City. Quella discussione però Nasri voleva risolverla anche perchè aveva avuto un'altra discussione in allenamento con David Platt, l'assistente di Mancini: "Mi insulta in italiano ma capisco i suoi insulti. Quindi lo insulto anche io e mi caccia mentre io gli lanciai la pettorina". Nasri rivela così di essere andato a trovare l'allenatore mentre era in sala pesi a fare gli addominali: "Vado a trovarlo e gli dico: ‘Dai ne discutiamo'. Ha detto: ‘No, non parleremo. Sono inc****to, sei inc****to, non c'è niente di buono che verrà fuori da questa discussione. ‘ Non aveva torto".

Il racconto di Nasri prosegue e a quel punto diventa davvero molto interessante sentire il finale di quella storia: "Gli dico: ‘No, no, ti alzi e vieni'. Allora si alza e cerca di prendermi per un braccio – sottolinea Nasri – Gli tolgo il braccio e gli dico: ‘Io non sono Mario (Balotelli)', perché tra loro era normale. Entriamo negli spogliatoi e iniziamo a urlare". I toni si accendono: "Lui urlava e così gli dissi che sarei andato a prendere i suoi figli (Andrea e Filippo che giocavano nelle giovanili del City ndr) nel parcheggio". Nasri termina il suo racconto: "Una volta tornato a casa, Vieira, che ha avuto un ruolo di ambasciatore nel club, è venuto a casa mia per vedermi e mi ha detto: ‘Te l'avevo detto, non parlargli, è pazzo'". 

Dalla furia alla pace. Nasri ha poi concluso il suo racconto. "Poi abbiamo fatto pace quando una volta dividemmo l'aereo per fare ritorno a casa – ha detto – Ha anche provato a portarmi sia all'Inter che allo Zenit, perché lui non sopporta le persone false. Dopo quella volta siamo sempre andati d'accordo".

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