Napoli, la decisione di De Laurentiis: 30 dipendenti in cassa integrazione
Aurelio De Laurentis ha deciso di passare per le vie di fatto davanti alla situazione attuale: il calcio italiano è fermo al palo, con l'emergenza sanitaria di coronavirus non è consentito tornare nemmeno ad allenarsi e il presidente del Napoli ha deciso di mettere in cassa integrazione 30 dipendenti della società partenopea. E' la prima società ad aver preso questa scelta, in attesa anche di capire se vi sarà un accordo per il taglio dello stipendio dei giocatori.
Sul tavolo della discussione c'è molta carne al fuoco. Dopo le lamentele da parte del patron della società partenopea di non poter fare allenare la squadra (entrando in conflitto con altre società) lo ‘scossone' al sistema è arrivato nella mattinata di mercoledì 8 aprile quando il club campano ha annunciato la Cig per i dipendenti, cercando così di frenare l'emorragia che è iniziata con la chiusura della stagione e lo stop alle partite (e alle entrate).
Il primo club di calcio a intervenire sui dipendenti
Uno scenario preoccupante per tutti i lavoratori del Napoli, da chi lavora negli uffici ai magazzinieri. Fino ai giorni scorsi, laddove si poteva si operava in smart working per seguire le normative di distanza medico sanitarie ma davanti all'inesistenza di certezze per il futuro della stagione calcistica e senza trovare sbocchi concreti alla questione stipendi, dei calciatori, la proprietà ha deciso di adottare una misura economica drastica.
Il problema con i giocatori: dalle multe al blocco stipendi
La situazione di cassa integrazione potrebbe durare fino a due mesi, in attesa di capire come si evolverà lo scenario del calcio nazionale. Intanto, De Laurentiis avrebbe anche ‘congelato' al momento l'emissione degli emolumenti di marzo per i giocatori, aspettando anche di risolvere la questione delle ‘multe' risalenti alla diatriba sul ritiro boicottato ai tempi di Carlo Ancelotti.