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Mario Sconcerti è morto a 74 anni: era in ricoverato in ospedale per accertamenti

Mario Sconcerti era ricoverato all’ospedale di Tor Vergata, a Roma, per accertamenti. Aveva rassicurato tutti che entro Natale sarebbe tornato a casa, è morto all’età di 74 anni per un malore improvviso.
A cura di Maurizio De Santis
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Mario Sconcerti, il giornalista è deceduto oggi all'età di 74 anni.
Mario Sconcerti, il giornalista è deceduto oggi all'età di 74 anni.

Mario Sconcerti è morto all'età di 74 anni. Il giornalista sportivo era ricoverato in ospedale al Policlinico di Tor Vergata, a Roma, per eseguire alcuni accertamenti poi le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate. Editorialista del Corriere della Sera, era stato vice direttore della Gazzetta dello Sport. La sua carriera era iniziata al Corriere dello Sport (di cui sarà successivamente direttore), Repubblica (dove pose le basi delle pagine sportive accrescendone il valore nel corso degli anni) e la direzione de Il Secolo XIX le esperienze professionali che ne hanno contraddistinto il percorso nel mondo dell'informazione.

Nella giornata di ieri era stato lui stesso a tranquillizzare le persone che gli avevano mostrato vicinanza per il ricovero: entro Natale avrebbe fatto rientro a casa, così aveva detto a chi gli chiedeva con sincera preoccupazione quali fossero le sue condizioni. La moglie ha raccontato – come rivelato dal Corriere – che gli è stato fatale un malore improvviso, nulla sono serviti i tentativi dei medici per rianimarlo. E che nulla lasciasse presagire una situazione del genere lo testimoniava anche il fatto che ha commentato i Mondiali almeno fino a quando il ricovero non lo ha costretto a fermarsi.

Nella lunga carriera Mario Sconcerti ha raccontato il mondo dello sport sui giornali, in tv e nei libri.
Nella lunga carriera Mario Sconcerti ha raccontato il mondo dello sport sui giornali, in tv e nei libri.

Lo sport era stato passione e racconto di una vita. La ‘noble art', il pugilato che aveva conosciuto grazie al padre allenatore, gli aveva aveva aperto quel percorso che avrebbe tracciato nel corso degli anni raccontando episodi, eventi, situazioni iconiche e di pura cronaca dello sport. Il ciclismo, che in Italia conserva un'epica virata seppia, lo accompagna a lungo.

Carta stampata ma anche tanta tv per le collaborazioni in Rai, Sky e Mediaset (dove nel 2018 si occupò Russia 2018) fanno parte del corredo accessorio di giornalista. Così come c'è un'esperienza diretta, anche se breve, a livello dirigenziale: Sconcerti ha ricoperto anche l'incarico di direttore generale della Cecchi Gori Group e della Fiorentina (di cui era tifoso e alla quale, da giornalista e osservatore, non ha mai risparmiato critiche costruttive), società dalla quale però rassegnò poco dopo le dimissioni.

Penna in pugno, tratto leggero ma profondo. Lo stile di Sconcerti si dipanava anche nei libri che narravano di uomini e di storie, perché dietro lo sport c'è dell'altro e parlarne tra le righe cogliendone le sfumature è pregio di pochi. Con Moser da Parigi a Roubaix (1978), Storia delle idee del calcio (2009), Il calcio dei ricchi (2012) e Storia del gol (2015) sono i testi in ambito sportivo. Ma s'era cimentato anche nei romanzi romanzi Se ha torto Dio (2003) e L’alba di Roma da riscrivere (2011).

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