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Moggi attacca il procuratore Chinè per l’inchiesta su di lui: “È stalking, vogliono fucilarmi?”

Luciano Moggi replica duramente alla notizia dell’apertura di un’inchiesta da parte della FIGC per la sua presenza a bordo campo per assistere a Napoli-Juventus Primavera: “Non sanno neppure cosa significa radiazione. Il livore, nel calcio ma anche nella vita, certe volte va a confondere le idee”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Luciano Moggi non perde tempo e reagisce subito alla notizia diffusasi nella mattinata di oggi circa l'inchiesta aperta dalla Procura della FIGC sulla sua presenza a bordo campo in occasione della partita del campionato Primavera tra Napoli e Juventus, giocatasi lo scorso 14 gennaio e vinta dagli azzurri per 2-1. L'indagine ha lo scopo di accertare a che titolo l'ex Direttore Generale della Juventus, radiato dal calcio italiano con sentenza definitiva dopo i fatti di Calciopoli che nel 2006 costarono la retrocessione ai bianconeri, si trovava ad assistere al match.

L'85enne ex dirigente sportivo toscano non può ricoprire più alcun ruolo calcistico in Italia, in conseguenza della preclusione a vita alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Federcalcio, e dunque il procuratore Giuseppe Chinè vuole capire perché Moggi si trovava quel giorno nell'impianto di Cercola, in provincia di Napoli, per vedere la sfida tra azzurri e bianconeri. Se insomma aveva qualche interesse specifico o possibile legame con quanto si svolgeva in campo. Allo scopo di fare chiarezza sulla vicenda, mercoledì scorso è stato ascoltato dalla Procura federale Gianluca Pessotto, coordinatore degli staff tecnici della Juventus, che quel giorno è stato visto parlare con Moggi.

Luciano Moggi è radiato a vita dal mondo del calcio
Luciano Moggi è radiato a vita dal mondo del calcio

L'ex Dg juventino ha replicato attaccando duramente Chinè: "Abito a Napoli e ho letto che c'era questa partita tra Napoli e Juventus – ha detto a LaPresse – Sono andato a Cercola insieme a due amici, che sono testimoni e che citerò, e siccome non sono pratico del campo ho chiesto all'inserviente che mi ha fatto passare a bordocampo. Lì ho incontrato Pessotto, che ho salutato calorosamente perché è stato un mio giocatore".

"Chinè non può dire che io non posso parlare con qualcuno, perché questo è stalking – ha continuato Moggi – Non possono vietarmi pure di parlare. Non si capisce bene perché Chiné abbia mandato prima a Torino a parlare con Pessotto una persona della Procura, e non sia andato invece a Napoli a sentire l'inserviente di quel campo, probabilmente gli avrebbe dato la spiegazione che ho dato io. Se fossi in Gravina gli farei pagare addirittura le spese per aver mandato una persona a Torino, così imparerebbe a comportarsi. Perché il livore, nel calcio ma anche nella vita, certe volte va poi a confondere le idee".

Moggi insomma era lì solo come privato cittadino, cui nessuno può proibire di fare alcunché o parlare con chicchessia, e non in qualche veste o ruolo legato al calcio: "Non sanno neppure cosa significa radiazione. Vuol dire non far parte dei ruoli della federazione. Come mi sento? Sono cose che lasciano il tempo che trovano, non mi colgono di sorpresa e non mi danno fastidio. Con me hanno trovato uno che si sa difendere. Più che radiarmi cosa possono fare, fucilarmi? Io sono radiato, non so che sviluppi possano esserci".

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