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Massimo Cellino positivo al Coronavirus: “Ce l’ho in atto. Come facciamo a giocare così?”

Massimo Cellino, presidente del Brescia, ha dichiarato di essere positivo al Coronavirus: “Sono stato in ospedale a fare dei controlli. È uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio non ce l’ha avuto. E che io ce l’ho in atto”. Non cambia la sua posizione sulla ripresa del campionato: “Come facciamo a giocare così?”.
A cura di Redazione Sport
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Massimo Cellino, presidente del Brescia, ha il Coronavirus. L'ha dichiarato in un'intervista a Repubblica, nella quale ha ribadito la sua posizione sulla possibile ripresa del campionato: il calcio deve fermarsi, definitivamente.

"Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale a fare dei controlli. È uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio non ce l’ha avuto. E che io ce l’ho in atto".

Cellino è il primo, tra i massimi dirigenti della Serie A, a risultare positivo al Covid-19. Ed è anche il più determinato nell'opporsi alla possibile ripresa del campionato non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno. Una soluzione a cui stanno lavorando Federcalcio e Lega Serie A, con la maggior parte dei club favorevoli ad una ripresa. Non il Brescia, non Massimo Cellino, da diverse settimane schierato apertamente a favore della sospensione definitiva (ha già dichiarato di essere pronto a non schierare la squadra alla ripresa del campionato). Posizione che ha ribadito dopo la positività al Coronavirus, raccontando anche lo stato d'animo surreale dei suoi calciatori.

"Sono spaventati. Ho lasciato a disposizione il centro sportivo per allenamenti individuali, ho sei campi meravigliosi. Sono venuti solo 4-5, gli altri per paura mai, e li capisco. E due, Joronen e Bjarnason, si sono stirati dopo 3 minuti di corsetta. Magari è una casualità, ma come facciamo a giocare così? Se non ho certezze, non ci penso assolutamente a metterli a rischio".

Sono due le motivazioni per cui Cellino non vuole tornare in campo: una morale, con la città di Brescia in ginocchio perché tra le più colpite dal virus in Lombardia, e un'altra tecnica. La ripresa della Serie A, dal suo punto di vista, è soggetta a troppe variabili in questo momento. Dunque, di difficile gestione, ancor di più in considerazione delle date compresse dettate della particolare situazione in cui si è ritrovato il calcio italiano.

"Vanno fatti i test e devono risultare tutti negativi, prima di ripartire. Se nella fase 2 non riaprono le chiese, come fa a ricominciare la Serie A? Anche a porte chiuse in uno stadio entrano novecento, mille persone: oltre a tutti i tesserati ci sono addetti alle luci, cameramen, idraulici, addetti all’antidoping, arbitri, delegati, ispettori Figc e della Lega, medici, steward. I campionati non possono andare oltre il 30 giugno, quando scadono i contratti e i bilanci. Tecnicamente è impossibile".

Oggi è stato consegnato al governo il protocollo di sicurezza studiato dalla Federcalcio in vista della ripresa degli allenamenti. Nei prossimi giorni sono in programma diversi incontri, a livello europeo e nazionale, per determinare i prossimi step nella ricerca di soluzioni per completare la stagione. La ricerca di un lieto fine a tutti i costi che Cellino non condivide.

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