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L’Udinese pronta a lasciare la Dacia Arena dopo la notifica dell’Anac: “Togliamo il disturbo”

L’Udinese ha risposto duramente all’Autorità nazionale anticorruzione che ha messo nel mirino il club friulano e il Comune di Udine dopo l’accordo stipulato nel 2013 sulla gestione della Dacia Arena. L’Anac però ha voluto vederci chiaro e ha sollevato diversi rilievi sulla questione: anche sul nome dello stadio. Il club friulano non ci sta: “Siamo pronti a togliere il disturbo”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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L'Udinese risponde in maniera durissima alla notifica dell'Autorità nazionale anticorruzione che ha messo nel mirino il club friulano e il Comune di Udine dopo l'accordo stipulato nel 2013 sulla gestione della Dacia Arena. Lo stadio, casa della squadra della famiglia Pozzo, era stato ristrutturato dopo la sostanziale modifica alla vecchia struttura dello stadio "Friuli". L'Anac però ha voluto vederci chiaro e ha sollevato diversi rilievi sulla questione: il mancato controllo dello stesso Comune sui lavori di manutenzione effettuati, la fideiussione presentata dalla società friulana e il nome dello stadio.

"La goccia che ha fatto traboccare il vaso" secondo quanto scritto all'interno di un durissimo comunicato da parte dell'Udinese che ora quindi chiede di risolvere la convenzione di 99 anni sottoscritta col Comune nel 2013 e trovare un’altra casa per i bianconeri. "La società, oltre a presentare ricorso nelle sedi opportune – si legge nella parte iniziale del comunicato diramato dall'Udinese – si dichiara pronta a lasciare la Dacia Arena chiedendo la risoluzione anticipata del contratto con il Comune a fronte delle presunte inadempienze rilevate dall’ANAC”.

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La questione sollevata dall'ANAC nei confronti dell'Udinese

L'Udinese non ci sta e non accetta le accuse dell'Anticorruzione che venerdì scorso ha fatto recapitare alla società friulana una missiva in cui venivano specificate proprio queste criticità riscontrate dopo la stipula del contratto con il Comune di Udine per la concessione dell'area del nuovo stadio della squadra friulana. “Questa decisione giunge anche a seguito delle pretestuose e reiterate contestazioni subite in questi ultimi anni dall’Udinese Calcio – sottolinea ancora l'Udinese all'interno della nota ufficiale – Il Club chiederà, inoltre, il rimborso di 48.530.000 €, somma pari alle spese sostenute per i lavori di abbattimento e ristrutturazione dell’impianto. Contemporaneamente, la società si impegna ad individuare un’area alternativa per la costruzione di un nuovo stadio, riprendendo in esame le pratiche a suo tempo avviate. Una delle opzioni allo studio per il nuovo impianto sarebbe Pasian di Prato”.

Durissime sono state le parole a riguardo del direttore amministrativo Rigotto: “Abbiamo già contatti con Pasian di Prato, altre amministrazioni comunali ci accoglierebbero a braccia aperte: abbiamo progetti pronti – ha specificato – È la goccia che fa traboccare il vaso”. L'Udinese sembra essere quindi decisa a perseguire questa strada per rompere un accordo stipulato con la vecchia amministrazione comunale e intraprendere un nuovo percorso individuando aree diverse per la costruzione dello stadio. La questione del nome della Dacia Arena, scelto soprattutto per accordi commerciali tra il club e lo sponsor che ha ottenuto il nome dello stadio, non era mai stato accettato al meglio dalla tifoseria. L'Anac ha dunque servito al club friulano l'assist perfetto per svincolarsi da questa situazione senza opporre troppa resistenza ma facendo però leva sulle proprie ragioni e diritti affinché le venga corrisposto ogni centesimo di quanto anticipato per la costruzione dello stadio.

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Il comunicato integrale dell'Udinese

"Con riferimento ai rilievi dell’ANAC sulla procedura di cessione del diritto di superfice, della durata di novantanove anni, dello stadio Friuli dal Comune di Udine all’Udinese Calcio, la società, oltre a presentare ricorso nelle sedi opportune, si dichiara pronta a lasciare la Dacia Arena chiedendo la risoluzione anticipata del contratto con il Comune a fronte delle presunte inadempienze rilevate dall’ANAC. Questa decisione giunge anche a seguito delle pretestuose e reiterate contestazioni subite in questi ultimi anni dall’Udinese Calcio. Il Club chiederà, inoltre, il rimborso di 48.530.000 €, somma pari alle spese sostenute per i lavori di abbattimento e ristrutturazione dell’impianto. Contemporaneamente, la società si impegna ad individuare un’area alternativa per la costruzione di un nuovo stadio, riprendendo in esame le pratiche a suo tempo avviate. Una delle opzioni allo studio per il nuovo impianto sarebbe Pasian di Prato.

“L’Udinese prende una posizione precisa e importante in merito a questi rilievi che rappresentano la classica goccia che fa traboccare il vaso – sottolinea il direttore amministrativo di Udinese Calcio Alberto Rigotto – siamo pronti a recuperare vecchi progetti antecedenti alla ristrutturazione di questo stadio, che stiamo seriamente pensando di abbandonare chiedendo la risoluzione del contratto di concessione. Un contratto che è stato messo in discussione da più parti: non si è voluto riconoscere che questo è uno degli impianti più belli d’Europa, pertanto se si ritiene che il problema sia l’Udinese, noi siamo pronti a “togliere il disturbo”.

L’Udinese non andrebbe a chiedere alcun risarcimento né interesse ma solamente il rientro di quelle somme che sono state anticipate. Parliamo di circa 48,5 milioni di euro. Crediamo che la misura sia colma nell’ambito del perdurare di questi atteggiamenti di chi sembra che non stia riconoscendo quanto è stato fatto in questi anni. Ci sono amministrazioni comunali limitrofe che hanno sempre assicurato di accoglierci a braccia aperte e noi siamo disposti a rifare degli investimenti importanti in altre località. Siamo già in contatto, come lo eravamo in altri tempi, con altri comuni per poter rifare – anche celermente – l’impianto altrove. Un primo contatto era già avvenuto a Pasian di Prato ma nella cintura udinese ci sono anche altri comuni molto vicini alle principali arterie stradali.

Non si tratta di una boutade ma di ragionamenti approfonditi e già attuati in passato. Personalmente ho nel cassetto dei progetti già disegnati e scritti. Se arriviamo a dire tutto ciò la misura è davvero colma rispetto a questi continui assalti avvenuti, in particolare, tramite i mezzi di informazione. Quando si comincia a parlare di risoluzioni contrattuali le tempistiche possono essere molto veloci. Dobbiamo pensare a fare bene le cose per i nostri tifosi, per i nostri sponsor e la nostra squadra e non abbiamo intenzione di portare avanti un percorso di battaglia che mai abbiamo cercato. Piuttosto, abbiamo sempre voluto dare il nostro contributo al territorio in termini di immagine e di ricadute economiche. Credo sia a questo punto legittimo, da parte nostra, immaginare un percorso alternativo”.

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