Lozano racconta i suoi demoni: “È un mostro invisibile che ti prende la testa”

Un vecchio adagio messicano dice: inciampando impari a camminare e perdendo impari a vincere. Hirving Lozano si è sempre rialzato e ha riannodato i fili del destino anche quando la sorte lo ha messi dinanzi a prove molto dure. La doppietta rifilata al Bologna gli deve essere sembrata la fine di un incubo, la possibilità di staccarsi dalle spalle quella fastidiosa etichetta di calciatore che non vale tutti i soldi investiti. Gli ha restituito la sensazione che, diamine, lui è il Chucky, la bambola assassina. Che se gli lasciano abbastanza spazio e opportunità, sa come affondare i colpi. Che non è solo furore e cattiveria ma ha freddezza a sufficienza per mettere a sedere portiere e difensori avversari con una finta prima di metterla dentro.
Il Napoli gongola, attendeva il miglior Lozano da tempo. Per l'oggi, con gli azzurri che lassù non intendono mollare la piazza Champions e sussurrano ancora la parola scudetto. Per il domani quando, una volta sparita la "sagoma ingombrante" di Lorenzo Insigne, toccherà a lui inventare nuove geometrie sul fronte offensivo.
L'ex Psv ha finalmente spezzato l'incantesimo che lo aveva avviluppato da inizio stagione: infortunio (grave) all'occhio ma per fortuna se l'è cavata, ritardo di condizione, acchiacchi e poi addirittura il Covid, qualche parola avventata sul (possibile) futuro in un altro club che lo ha reso inviso. Ne ha passate tante, anche troppe. Adesso ha solo voglia di riprendersi tutto con gli interessi. "L'isolamento è una sofferenza emotiva oltre che fisica – ha ammesso al Corriere della Sera -. Il Covid è un mostro invisibile che ti prende la testa. Ero in Messico e avrei voluto trascorrere il Natale in famiglia… invece sono stato chiuso in camera impaurito".

La paura è un sentimento che ha imparato a gestire. Non c'è altro modo per esorcizzarla se non prenderla sotto il braccio, offrirle un bicchiere di mescal da mandare giù in un sorso solo. Passa tutto anche se qualcosa addosso ti resta. Lozano pensa all'attimo in cui la sua carriera ha rischiato di finire: quel colpo preso all'occhio sinistro in nazionale è stato tremendo non solo per i danni (da cui per fortuna è guarito) che gli ha procurato. "Il dolore era fortissimo – ha aggiunto -. In quel momento ho temuto di perdere l’occhio, che non avrei più potuto giocare al calcio".
Venti partite in Serie A, 4 gol. Due in una volta sola al Dall'Ara. Il campionato di Lozano sembra essere ripartito proprio dalla sfida con i rossoblù. In azzurro ha lavorato con 3 allenatori (Ancelotti e Gattuso prima del toscano) con Spalletti sembra aver trovato la sua dimensione. Sa come motivarlo: "Mi dice ‘fai il diablo'. Devo aggredire l'avversario". Per la Champions e uno scudetto, per ora nel libro dei sogni ("perché non crederci?", dice), c'è bisogno anche del Chucky.