L’iscrizione del Brescia in Serie C è fittizia: spunta l’ombra di un ultimo favore di Cellino a Braida

Non c'è stato nessun colpo di scena, solo la conferma di una fine annunciata. Il Brescia di Massimo Cellino ha presentato la domanda di iscrizione alla prossima Serie C, ma la documentazione è incompleta e priva dei requisiti fondamentali. Mancano i versamenti degli stipendi, dei contributi e delle ritenute relativi all'ultimo trimestre della stagione: oltre 4 milioni di euro mai pagati, con termine scaduto il 6 giugno.
La Covisoc valuterà ora formalmente quanto già evidente: il club non può essere ammesso al campionato. A quel punto il Consiglio Federale dovrà solo mettere nero su bianco l'estromissione dei biancazzurri. Cellino, ormai fuori dalla partita sportiva, punta tutto sulla via legale, convinto di essere stato truffato. Ma non ha mosso un dito per salvare il Brescia, nemmeno all'ultima curva.

E allora quella domanda d'iscrizione, pur senza garanzie e fideiussione, sembra rivelarsi per ciò che è apparsa a molti fin dal primo momento: un favore mascherato. Perché cambia radicalmente lo scenario dei ripescaggi. In caso di mancata presentazione della domanda, il posto vacante sarebbe spettato al Caldiero Terme, primo tra i retrocessi. Ma con la bocciatura formale, il regolamento FIGC fa scattare la graduatoria dei ripescaggi, dove in testa c'è il Ravenna. Un club in mano a Ignazio Cipriani, con il quale Cellino ha ottimi rapporti, e di Ariedo Braida, suo amico di vecchia data.

Una manovra perfetta, a proprio modo. Il Brescia sparisce, ma lascia campo libero a chi Cellino voleva favorire. Non un gesto d'orgoglio, bensì un'uscita pilotata. E intanto la città resta senza calcio. Il futuro passa per Giuseppe Pasini, che lavora a più tavoli: dal confronto con il Comune, con cui va sistemata la questione delle rate non pagate per lo stadio, al dialogo aperto con gli avvocati di Cellino per la gestione del Rigamonti e del centro sportivo di Torbole Casaglia.

Il tempo stringe: entro il 30 giugno va evitato il contenzioso con il Comune per l'impianto e entro metà luglio bisogna definire il nuovo assetto sportivo. Si attende anche la possibile presentazione del progetto Feralpisalò-Brescia, con cambio di denominazione e sede. Un iter non semplice, ma possibile.
Nel frattempo Pasini aspetta i fatti dagli imprenditori bresciani, molti dei quali hanno promesso sostegno, ma solo a parole. Il calcio a Brescia può sopravvivere solo con un nuovo inizio. Quello vecchio si è chiuso nel modo peggiore: con un apparente favore sottobanco e uno stadio vuoto.