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Mondiali in Qatar 2022

Cosa sta succedendo tra Iran e Usa ai Mondiali 2022: espulsione e minacce, i motivi della tensione

Tensioni e proteste a poche ore dalla sfida tra Iran e Usa, decisiva per la qualificazione agli ottavi di finale dei Mondiali 2022. Ecco cosa sta succedendo tra le due nazionali.
A cura di Paolo Fiorenza
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Tensioni e proteste alla vigilia della sfida tra Iran e Usa, valida per l'ultima giornata del girone B ai Mondiali 2022. Una partita decisiva per la qualificazione agli ottavi di finale di una delle due nazionali ma connotata da scontri che hanno poco di calcistico e molto di politica: "Ci auguriamo di assistere ad una partita pacifica e competitiva", ha dichiarato il dipartimento di Stato americano tramite un portavoce. La partita peraltro è un remake di quanto avvenuto a Francia '98: allora vinse l'Iran per 2-1, stavolta sul piatto c'è in gioco molto più di una partita di calcio.

Se tra Inghilterra (4 punti) e Galles (1, obbligato a vincere) c'è sul tavolo la tradizionale rivalità interna alla Gran Bretagna, ancora più bollente si annuncia l'altra sfida tra Stati Uniti (2 punti) e Iran (3). In questo caso è la politica a dettare lo spartito, lo sport passa in secondo piano e rischia di essere travolto. La tensione esistente da decenni tra i due Paesi infatti nelle ultime ore è debordata fino a raggiungere il Qatar, con mossa e contromossa che rischiano di far implodere i Mondiali di calcio come mai era accaduto nella storia.

I giocatori dell’Iran non cantano l’inno per protesta

Il contesto della vicenda è quello delle proteste popolari che vanno avanti ormai da due mesi nel Paese islamico, dove il regime degli ayatollah sta reprimendo nel sangue il dissenso di chi non può e non vuole continuare a restare in silenzio di fronte ad omicidi di stato come quello perpetrato a settembre dalla polizia nei confronti della giovane Mahsa Amini, ‘colpevole' agli occhi dei censori della morale soltanto di non aver indossato in modo corretto il velo per coprirsi il volto. La gente continua a morire nelle strade e nelle piazze iraniane, una vicenda che ha straziato anche i giocatori della nazionale di Queiroz, dilaniati tra la scelta di dissociarsi con gesti clamorosi (come accaduto nel match d'esordio contro l'Inghilterra, quando non hanno cantato l'inno) e quella di tornare sui propri passi per paura di ritorsioni per sé e le proprie famiglie (come hanno fatto cantando invece l'inno nella successiva partita contro il Galles).

Il caso del tweet degli Stati Uniti

In questo scenario, gli Stati Uniti hanno deciso di mandare un messaggio che non poteva sfuggire ai destinatari, ovvero le autorità iraniane. Nello scorso weekend i profili social ufficiali della nazionale a stelle e strisce hanno inserito la bandiera dell'Iran senza lo stemma della Repubblica islamica nella classifica del girone alla vigilia dell'ultima giornata. Una mossa che è stata interpretata dal regime iraniano come un'offesa ma anche – in questo specifico momento storico – come un segno di sostegno ai manifestanti. Dal canto loro, gli Stati Uniti hanno confermato che le cose stanno esattamente così: la federazione calcistica americana ha dichiarato di aver deciso di sostituire la bandiera ufficiale iraniana sui propri account social per mostrare "sostegno alle donne in Iran che lottano per i diritti umani fondamentali".

Il tweet dell'account ufficiale della nazionale americana con la bandiera dell'Iran senza stemma islamico
Il tweet dell'account ufficiale della nazionale americana con la bandiera dell'Iran senza stemma islamico

Ecco dunque, sia su Twitter che su Instagram e Facebook, comparire la bandiera del Paese mediorientale col solo tricolore verde, bianco e rosso, senza lo stemma simbolo della natura integralista del regime. Il segnale di solidarietà al popolo iraniano che sta provando a cambiare coraggiosamente le cose è durato solo qualche ora, visto che già domenica pomeriggio la normale bandiera dell'Iran con l'emblema islamico era tornata ad essere pubblicata sui social media americani. "Volevamo mostrare il nostro sostegno alle donne in Iran con la nostra grafica per 24 ore", ha affermato al riguardo la federazione (qui sotto l'ultimo tweet recante la bandiera ufficiale).

L’Iran chiede l’espulsione degli Stati Uniti dai Mondiali in Qatar 2022

Tanto tuttavia è bastato per provocare la reazione durissima dell'Iran, che è intenzionata a chiedere alla FIFA l'espulsione degli Stati Uniti dai Mondiali. Una delle agenzie filogovernative, la Tasnim News Agency, ha rivelato che i consulenti legali dell'Iran presenteranno un reclamo formale al massimo organo calcistico mondiale, chiedendo che gli Stati Uniti vengano sanzionati con una squalifica di 10 partite, il che significherebbe la sua automatica estromissione dal torneo in Qatar. "Gli Stati Uniti violano gli statuti della FIFA pubblicando un'immagine distorta della bandiera iraniana. La sezione 13 del regolamento spiega che dovrebbe essere comminata una sanzione di 10 partite", sottolineano i consulenti legali iraniani.

Peraltro dall'inizio dei Mondiali già si sono viste nello stesso Qatar bandiere dell'Iran diverse da quella ufficiale: sono state esposte sulle tribune, durante i primi due match giocati dalla nazionale, da tifosi iraniani contrari al regime, gli stessi che hanno sonoramente fischiato al momento dell'inno nazionale. Vederlo fare dagli Stati Uniti ovviamente non è la stessa cosa e porta la tensione ai massimi livelli: per il regime iraniano gli americani "hanno rimosso il nome di Dio dalla loro bandiera nazionale".

Safiollah Fagahanpour, un consigliere della Federcalcio iraniana, ha ribadito che "le misure prese riguardo alla bandiera della Repubblica islamica dell'Iran sono contro la legge" delle competizioni FIFA. "Devono essere ritenuti responsabili – ha spiegato – Ovviamente vogliono influenzare la prestazione dell'Iran contro gli Stati Uniti facendo questo". Lo stemma centrale della Repubblica islamica – disegnato nel 1980, ovvero un anno dopo la caduta degli scià – è costituito da quattro linee curve verticali con una spada nel mezzo. Rappresenta il detto islamico: "Non c'è dio all'infuori di Dio". Assomiglia anche a un tulipano o un loto. Nella parte superiore e inferiore della bandiera ci sono poi anche 22 iscrizioni di "Dio è grande", per onorare la data del calendario persiano in cui la rivoluzione islamica ha preso piede (l'11 febbraio 1979.

Le dichiarazioni di Klinsmann

Hanno creato polemiche anche le parole di Jurgen Klinsmann. L'ex commissario tecnico degli Stati Uniti, dopo la vittoria dell'Iran sul Galles, ha parlato alla BBC delle presunte pressioni della panchina iraniana su arbitro e quarto uomo: "La panchina stava sempre saltando o parlando con il guardalinee o con il quarto uomo sulla linea laterale. Questa è la loro cultura e il loro modo di fare e per questo Queiroz è perfetto per la nazionale iraniana".

Non tarda ad arrivare la replica di Queiroz, tecnico dell'Iran, che ha chiesto le dimissioni di Klinsmann dalla Commissione tecnica della Fifa: "Ci piacerebbe invitare Klinsmann al nostro ritiro, per socializzare con i giocatori dell’Iran e per imparare qualcosa sulla gente iraniana".

Le minacce di Teheran ai giocatori iraniani

Ad alimentare ulteriormente le tensioni le indiscrezioni fatte alla CNN da una fonte coinvolta nella sicurezza dei Mondiali su minacce del regime di Teheran sui calciatori della nazionale. Dopo il rifiuto dei giocatori dell'Iran di cantare l'inno in occasione della sfida contro l'Inghilterra, la nazionale ha incontrato i membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane che avrebbero minacciato di violenze e torture le loro famiglie se non avessero cantano l'inno. Nella successiva partita contro il Galles, i calciatori dell'Iran hanno intonato l'inno nazionale, seppur a denti stretti.

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