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Minuto di raccoglimento per Bryant, cosa è successo e perché è stata una brutta figura

Poco prima del fischio di inizio della gara di Coppa Italia di Milan-Torino, non ci sono stati i 60 secondi di raccoglimento per celebrare la scomparsa di Kobe Bryant. Giocatori in mezzo al campo e pubblico, sugli spalti, erano pronti per il minuto di silenzio, mai avvenuto. La Lega non l’ha mai autorizzato: aveva parlato semplicemente di ‘tributo’
A cura di Alessio Pediglieri
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I momenti precedenti al fischio di inizio di Milan-Torino, quarto di Coppa Italia di scena martedì sera a San Siro è anche oggi al centro delle attenzioni e delle polemiche per il mancato minuto di silenzio rivolto alla scomparsa improvvisa di Kobe Bryant, gigante dello sport mondiale e tifoso dichiarato dei rossoneri. Il Milan si è presentato in campo con il lutto al braccio in accordo con la Lega Calcio, ma non ci sono stati i classici 60 secondi di raccoglimento da parte dei giocatori e degli arbitri. Anche se poco prima del fischio d'inizio, i giocatori di Torino e Milan si erano abbracciati attorno al cerchio di metà campo per celebrare l'ex cestista.

L'imbarazzo è corso sovrano in quei pochi istanti immortalati dalle telecamere di mezzo mondo: giocatori pronti a raccogliersi in un minuto di silenzio, con tutto San Siro, poi il mancato ‘via' da parte del direttore di gara (come si confà in questi momenti ‘istituzionali') e la richiesta di iniziare il gioco. Tutto in pochi istanti che sembravano non finire mai, con il pubblico sugli spalti e i telespettatori che si domandavano cosa stesse accadendo.

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Perché non c'è stato il minuto di silenzio

E' accaduto che la Lega Calcio non ha mai autorizzato le due squadre ad osservare il minuto di silenzio per Kobe Bryant. Dopo aver negato i 60 secondi ‘ufficiali' per tutte le partite in programma, i vertici del pallone nazionale avevano acconsentito alla richiesta ‘ad personam' da parte del Milan, club particolarmente colpito dalla vicenda essendo Bryant un dichiarato tifoso rossonero. Il club ha anche emesso un comunicato ufficiale nella giornata di martedì

Il comunicato rossonero

"Ufficiale. In accordo con la Lega Serie A il Milan questa sera indosserà il lutto al braccio in memoria della leggenda del basket e grande tifoso rossonero Kobe Bryant, scomparso domenica scorsa in un tragico incidente aereo insieme alla figlia Gianna Maria e altre 7 vittime. Tutto il pubblico di San Siro osserverà inoltre un momento di tributo e raccoglimento a pochi minuti dal fischio di inizio – #semprekobe #legendsneverdie"

Il ‘tributo di San Siro'

Tecnicamente, la Lega ha ragione: non si è mai parlato di "minuto di silenzio", ma semplicemente di un "tributo" che il pubblico di San Siro avrebbe osservato "a pochi minuti dal fischio di inizio". Parole. Parole che si sono trasformate in un boomerang verso un calcio incapace di prendere decisioni chiare e tempestive. Un calcio che davanti alla morte si è perso nel classico bicchier d'acqua. Prima con Anastasi, campione di Juve e Nazionale, ‘dimenticato' dalla Lega, ora con Kobe Bryant celebrato in ogni dove, in ogni modo.

L'ultima vergogna

Il minuto di silenzio (mancato) poco prima del fischio di inizio a San Siro di Milan-Torino è l'ennesima riprova di quanto questa Lega (e tutto il mondo dello sport italiano) abbia perso un'importante occasione per scrollarsi di dosso l'abito della vergogna. Vergogna per non aver saputo gestire una situazione evidentemente semplice e lineare come la tragedia e improvvisa morte di una stella dello sport mondiale. Perché se è vero che nei comunicati non si era mai parlato di un ‘minuto di silenzio' è pur vero che era questa la richiesta, doverosa e dovuta. Senza se e senza ma. E l'applauso commosso e spontaneo arrivato dalle tribune di San Siro al 24° minuto (in onore del numero di maglia di Kobe) è stato lo schiaffo più forte dato a questa Lega.

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